Anche il tribunale di Palermo ha chiesto un parere all’Unione Europea sulla questione dei “paesi sicuri”
Un giudice del tribunale di Palermo ha sospeso la convalida del trattenimento di due persone migranti disposto dalla questura di Agrigento, per chiedere chiarimenti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea sui criteri per la definizione di “paese sicuro”. Nei giorni scorsi anche i giudici di Bologna e quelli di Roma avevano preso una decisione simile: quella definizione infatti è importante sia per stabilire quali richieste di asilo possano essere analizzate con la cosiddetta “procedura accelerata”, sia quali migranti possano essere mandati nei centri italiani in Albania voluti dal governo.
In entrambi questi casi le persone coinvolte devono provenire da paesi definiti sicuri. A ottobre però una sentenza europea aveva stabilito che per essere considerato “sicuro” un paese deve esserlo per tutte le persone che ci vivono e in tutto il suo territorio, escludendo di fatto paesi come l’Egitto e il Bangladesh, da cui provengono molte delle persone che richiedono asilo in Italia. Dopo che il tribunale di Roma, in accordo con la sentenza europea, aveva annullato l’ordinanza di trattenimento delle prime persone mandate in Albania, il governo italiano aveva inserito in un decreto-legge la sua lista di “paesi sicuri”, con l’obiettivo di rafforzarla e tentando di mantenere operativi i centri in Albania.
Di nuovo però la magistratura aveva chiesto un parere alla Corte di Giustizia, dato che le normative europee sono di rango superiore a quelle italiane, secondo la Costituzione. E lunedì il tribunale di Catania non aveva convalidato il trattenimento di un migrante egiziano: era la prima sentenza con cui un tribunale sceglieva di non applicare il decreto del governo, proprio in virtù della preminenza del diritto europeo.
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