• Mondo
  • Mercoledì 6 novembre 2024

Cosa si sa della donna iraniana arrestata dopo essersi svestita in pubblico

Una portavoce del governo ha detto che ha problemi di salute mentale e che ora si trova in una struttura dove sta ricevendo cure: in molte hanno dubbi

Manifestazione per la libertà delle donne iraniane a Washington, 22 ottobre 2022 (AP Photo/Jose Luis Magana)
Manifestazione per la libertà delle donne iraniane a Washington, 22 ottobre 2022 (AP Photo/Jose Luis Magana)

Al Jazeera, citando la portavoce del governo iraniano Fatemeh Mohajerani, scrive che devono ancora essere presentate accuse formali contro la studentessa che il 2 novembre si era svestita nel campus dell’Università islamica di Azad di Teheran. L’identità della ragazza non è stata confermata ma sui social viene chiamata Ahoo Daryaei: dopo l’arresto sarebbe stata portata dal commissariato di polizia in una struttura per ricevere delle cure.

«Non è stato aperto alcun fascicolo giudiziario su questa studentessa», ha detto Mohajerani al quotidiano riformista Ham-Mihan: «Il governo sta considerando il caso da un punto di vista sociale, piuttosto che come una questione di sicurezza pubblica. Cercheremo di risolvere il caso di questa studentessa come quello di una persona che sta affrontando un problema». La portavoce non ha comunque specificato quali trattamenti la donna stia ricevendo né dove.

Al momento non è chiaro cosa abbia portato la ragazza a spogliarsi, e le ricostruzioni su quanto accaduto sono contrastanti. Alcuni movimenti studenteschi e alcune agenzie di stampa iraniane avevano sostenuto che prima di camminare nel campus con i capelli sciolti, in mutande e reggiseno, la donna fosse stata aggredita e strattonata dalle guardie di sicurezza dell’università che le avevano chiesto di rispettare le norme di abbigliamento richieste. Tuttavia non ci sono conferme.

Dopo la circolazione dei video che mostrano la studentessa, diverse persone e organizzazioni hanno comunque preso parola interpretando il suo gesto come una pratica di protesta contro gli obblighi imposti in Iran alle donne, compresi quelli di coprirsi la testa con un velo e di indossare abiti larghi quando si è in pubblico.

Narges Mohammadi, l’attivista iraniana che nel 2023 ha vinto il premio Nobel per la Pace e che è attualmente detenuta in un carcere iraniano, ha detto che l’azione era una dimostrazione di «sfida» contro un sistema che opprime le donne e i loro corpi. Mohammadi ha anche ricordato la morte in carcere della 22enne Mahsa Amini, arrestata proprio perché non indossava correttamente il velo.

Amnesty International invece ha descritto l’atto della studentessa come una «protesta contro l’obbligo di indossare l’hijab», il velo islamico, e ha esortato il governo iraniano a proteggere la donna «da torture e maltrattamenti», a garantirle l’accesso a una adeguata assistenza legale e ad avviare sul caso un’indagine indipendente e imparziale.

Il responsabile della comunicazione dell’università di Azad, Syed Amir Mahjoub, subito dopo l’arresto, aveva negato che ci fossero state violenze nei confronti della donna da parte degli agenti di sicurezza e aveva sostenuto che soffrisse di disturbi psicologici. Alcuni media locali hanno confermato questa versione, condividendo un video che mostrerebbe un uomo che si identifica come l’ex marito della studentessa mentre piange, dice che la donna soffre di problemi mentali e che è madre di due figli. Al Jazeera, come altri giornali, non ha però potuto verificare in modo indipendente il filmato.

La portavoce del governo Mohajerani ha a sua volta accolto come valida l’ipotesi dei problemi mentali della donna, aggiungendo che il motivo per cui l’università era stata così rapida nel sostenere questa tesi è che aveva già un fascicolo su di lei, con una valutazione psichiatrica. Mohajerani ha anche aggiunto che «è ancora troppo presto per parlare del suo ritorno all’università. Secondo un video pubblicato dal marito, ha bisogno di cure e queste dovranno essere completate prima di fare successivi passi».

– Leggi anche: Breve storia del velo islamico in Iran

Storicamente l’isteria e “la pazzia” hanno avuto una precisa funzione di controllo sociale: quella di rinchiudere negli ospedali psichiatrici le donne che si discostavano dai ruoli di genere imposti e che non si conformavano alle aspettative e agli obblighi connessi al loro genere. Diversi giornali scrivono che il regime iraniano, anche nel suo recente passato, ha utilizzato l’internamento psichiatrico forzato proprio in questo modo: come mezzo di repressione contro gli oppositori e in particolare contro le donne che non rispettavano divieti o imposizioni.

Roya Zakeri, arrestata nell’ottobre 2023 a Tabriz per non aver indossato il velo, è stata ad esempio internata tre volte, l’ultima lo scorso aprile, in un ospedale psichiatrico. In un video che è riuscita a rendere pubblico nel novembre 2023 ha detto: «La Repubblica islamica sta cercando di farmi sembrare una malata di mente, ma io sono in buona salute fisica e mentale».

Diversi movimenti iraniani per i diritti delle donne temono che alla studentessa arrestata qualche giorno fa succederà la stessa cosa, e hanno accusato il governo di cercare di mostrare le donne che protestano come mentalmente instabili.

«Le autorità iraniane usano sistematicamente l’ospedalizzazione psichiatrica obbligatoria come strumento per reprimere il dissenso, marchiando chi manifesta come mentalmente instabile per minarne la credibilità», ha affermato il direttore del Centro per i diritti umani in Iran (CHRI, con sede a New York), Hadi Ghaemi.

Durante una manifestazione organizzata a sostegno della studentessa a Parigi il 5 novembre Chirinne Ardakani, avvocata e presidente di un collettivo francese che si batte contro le ingiustizie in Iran, ha detto che di lei non si hanno notizie, «ma ciò che sappiamo è che il copione del regime è in pieno svolgimento e ora viene presentata come una pazza e un’isterica». A sua volta l’avvocata iraniana e premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi ha accusato le autorità iraniane di «ripetere lo stesso banale scenario secondo cui la manifestante ha un disturbo mentale», e ha definito il trasferimento di queste persone negli ospedali psichiatrici «la tortura più grave».

– Leggi anche: Quanto sarà conservatore il governo del nuovo presidente riformista iraniano?