Il discorso della sconfitta di Kamala Harris
Pronunciato molte ore dopo la certezza della vittoria di Donald Trump: «Quando perdiamo un'elezione, accettiamo i risultati», ha detto
Mercoledì pomeriggio (dopo le 22, ora italiana) la candidata dei Democratici alle elezioni presidenziali statunitensi, Kamala Harris, ha fatto il suo discorso della sconfitta, in cui ha riconosciuto la vittoria del Repubblicano Donald Trump. Il discorso della sconfitta di Harris, o concession speech, è arrivato con diverse ore di ritardo rispetto a quando si è capito con certezza che Trump avrebbe vinto (intorno alle 8:30 di mercoledì mattina in Italia) e in ritardo rispetto agli standard di questi discorsi alle elezioni statunitensi, segno forse di come il risultato sia stato per Harris e il suo staff piuttosto inaspettato, almeno nelle dimensioni.
Harris ha parlato alla Howard University di Washington DC, l’università dove ha studiato e dove martedì sera Harris aveva seguito i risultati elettorali. Martedì i suoi sostenitori si erano radunati lì in attesa del discorso, e se n’erano andati quando i risultati erano cominciati a sembrare molto negativi per lei e il discorso stesso era stato rimandato. Mercoledì Harris ha ringraziato gli elettori «per la fiducia che avete riposto in me», riconoscendo che non è stato «il risultato che volevamo».
Quando Harris ha detto che aveva già telefonato a Trump per fargli le congratulazioni sono arrivati diversi fischi dal pubblico rivolti a Trump, ma Harris ha subito proseguito dicendo:
«Gli ho detto che lo aiuteremo nella transizione [da un’amministrazione alla successiva] e che ci impegneremo per una transizione del potere pacifica. […] Quando perdiamo un’elezione, accettiamo i risultati. Questo principio distingue la democrazia dalla monarchia o dalla tirannia».
Quest’ultimo è forse un riferimento al fatto che al contrario Trump nel 2020 non accettò affatto il risultato delle elezioni vinte contro di lui da Joe Biden, parlò senza fondamento di brogli e poi istigò i suoi sostenitori ad assaltare il Congresso durante la seduta di Camera e Senato per la certificazione della vittoria di Biden il 6 gennaio del 2021.
Nonostante la sconfitta più vasta di quanto si potesse prevedere, il discorso di Harris – durato una ventina di minuti – è stato piuttosto ottimista. Ha promesso di non arrendersi e che lei e i Democratici continueranno «la lotta: nelle cabine elettorali, nei tribunali e nelle piazze […]. Non disperate, è il momento di rimboccarsi le maniche, organizzarsi e mobilitarsi per il bene della libertà e della giustizia e il futuro che sappiamo di poter costruire insieme».
I concession speech, discorsi in cui si ammette la vittoria dell’avversario, sono una consuetudine nata nell’Ottocento. Non sono previsti da qualche legge e non ci sono regole, ma hanno un formato preciso, che di solito si articola in quattro parti: il candidato comincia ammettendo la sconfitta, poi fa un invito all’unità, quindi celebra la democrazia americana e infine promette di continuare a impegnarsi per il suo paese.
In pratica i concession speech servono ad accettare le regole del gioco, riconoscere di aver perso e richiamare all’unità del paese sotto un nuovo presidente. Nel 2016 Hillary Clinton concluse il suo dicendo: «Gli dobbiamo [a Trump] una mentalità aperta e una possibilità di guidarci».
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