Nel Regno Unito i gruppi anti aborto non possono più manifestare vicino alle cliniche
Sono state create delle “zone di accesso sicuro”, per evitare che gli attivisti provino a convincere le donne a portare a termine la gravidanza
Dallo scorso 31 ottobre in Inghilterra e Galles è illegale per gli attivisti anti aborto manifestare a meno di 150 metri da un ospedale o una clinica dove si praticano interruzioni di gravidanza con l’intenzione di influenzare la decisione delle donne che vogliono abortire, o impedire loro di entrare nelle strutture. Questo provvedimento, approvato dal parlamento britannico all’inizio del 2023, era già entrato in vigore in Irlanda del Nord a settembre del 2023 e in Scozia lo scorso settembre.
All’interno delle cosiddette “zone di accesso sicuro” è considerato reato non solo bloccare l’ingresso a persone che cercano di entrare nelle strutture, ma anche qualsiasi azione che causi «allarme o angoscia» su di loro, come protestare contro l’aborto, esporre cartelli o distribuire volantini. È vietato anche organizzare veglie e pregare in silenzio, dato che queste dimostrazioni potrebbero creare «angoscia» nelle persone che vogliono entrare.
La pratica dei gruppi anti abortisti di posizionarsi nei pressi delle cliniche abortive con l’obiettivo di scoraggiare o convincere le donne a portare a termine di una gravidanza esiste da decenni in vari paesi occidentali. Si è sviluppata a partire dagli Stati Uniti dopo la sentenza Roe v. Wade, che nel 1973 rese legale abortire a livello federale (diritto poi eliminato nell’estate del 2022), ma oggi è una pratica relativamente comune in moltissimi paesi, fra cui l’Italia.
Negli Stati Uniti usare la forza o la minaccia di violenza fisica per impedire l’ingresso in una clinica è illegale a livello federale dal 1994, ma negli ultimi vent’anni alcuni stati e governi locali hanno emanato leggi più specifiche per creare delle “zone cuscinetto” intorno alle cliniche. Nel tempo leggi di questo tipo sono state introdotte anche in altri paesi, fra cui l’Australia, il Canada e appunto il Regno Unito.
Le leggi sono necessarie anche perché, al di là delle effettive violenze fisiche, molte pratiche messe in atto dai gruppi anti abortisti consistono in azioni non violente che non coinvolgono direttamente le persone che vorrebbero accedere alle cliniche. Se alcuni attivisti continuano a urlare alle persone che entrano ed escono dalla clinica, altri si limitano a distribuire volantini, espongono cartelli o pregano in gruppo, ad alta voce o in silenzio.
Nonostante queste pratiche siano considerate meno invasive è stato provato come siano comunque molto efficaci nel loro obiettivo di scoraggiare le persone dal recarsi in una clinica, e in ogni caso contribuiscono a rendere più stressante e traumatica l’esperienza.
Allo stesso tempo vietare questi comportamenti non è scontato: negli Stati Uniti alcune leggi che implementavano delle “zone di accesso sicuro” sono state contestate in tribunale perché considerate contrarie al diritto di espressione, di religione o di assemblea degli attivisti anti abortisti. Nel Regno Unito la Corte Suprema si è già espressa su questo tema l’anno scorso, decretando che le “zone cuscinetto” di per sé sono legali e non ledono questi diritti. Tuttavia ha riconosciuto che ci possono essere alcune situazioni limite in cui gli agenti e i pubblici ministeri dovranno valutare caso per caso.