In Iran è stata eseguita la condanna a morte di un giovane ebreo giudicato colpevole di omicidio

Una foto di Arvin Ghahremani dal profilo X di Iran Human Rights
Una foto di Arvin Ghahremani dal profilo X di Iran Human Rights

Lunedì è stata eseguita la condanna a morte di Arvin Ghahremani, un giovane appartenente alla minoranza ebraica in Iran giudicato colpevole di aver accoltellato e ucciso un uomo nella città di Kermanshah, nel Kurdistan iraniano, nel nord-ovest del paese. L’agenzia di stampa Mizan, controllata dalla magistratura iraniana, ha detto che Ghahremani è stato ucciso per fatti compiuti nel 2022: secondo la sua famiglia avrebbe agito per difendersi da un uomo che gli doveva dei soldi, che a differenza sua era armato.

Le richieste di un nuovo processo avanzate dai suoi avvocati per tre volte non sono state accolte, così come la richiesta di grazia. In base a quanto riferito dalla procura di Kermanshah, Ghahremani aveva 23 anni, mentre la ong Iran Human Rights, che ha sede in Norvegia, ha detto che ne aveva 20.

In caso di omicidio la legge iraniana prevede la cosiddetta qisas, cioè una ritorsione in natura, una sorta di “occhio per occhio, dente per dente”. A detta dei gruppi per i diritti civili tuttavia le norme discriminano le persone delle piccolissime comunità non musulmane che vivono nel paese, che spesso in casi simili vengono punite con pene più severe rispetto a quelle musulmane (in Iran vivono circa 20mila persone ebree). Sempre secondo Mizan la famiglia dell’uomo che Ghahremani aveva ucciso si era rifiutata di accettare un risarcimento che gli avrebbe consentito di evitare la pena di morte.