La città dell’Indonesia in cui si usa l’alfabeto coreano
Quello di Baubau è l'unico caso di successo di un programma della Corea del Sud per esportare i caratteri "hangŭl" e salvare le lingue orali
In un quartiere di Baubau, in Indonesia, i nomi delle strade sono scritti sia in alfabeto latino, quello utilizzato in tutto il paese per la lingua ufficiale, sia in coreano. È il risultato di un programma iniziato una quindicina di anni fa, quando in questa città nell’isola di Buton si cominciò a insegnare lo hangŭl, come si chiama l’alfabeto coreano, per impedire la scomparsa della lingua locale: il cia-cia. Oltre all’indonesiano, infatti, nell’enorme arcipelago del sud est asiatico si parlano più di 700 lingue locali e dialetti, molti dei quali sono sempre stati tramandati oralmente e mai messi per iscritto, e che per questo rischiano di scomparire.
Il cia-cia è difficilmente adattabile all’alfabeto latino e anche all’alfabeto arabo, già diffuso nell’isola tra chi parla la lingua wolio. Si è scoperto invece che lo hangŭl ha alcune caratteristiche che lo rendono adatto: fu presentato a Baubau per la prima volta nel 2009, all’interno di un programma istituito da un’imprenditrice immobiliare sucoreana, Lee Ki-nam, e dalla Seoul National University per esportare l’alfabeto coreano nel mondo.
Dopo l’arrivo di Lee a Baubau, nel 2009, due insegnanti della città furono mandati in Corea del Sud per imparare come adattare l’alfabeto coreano alla loro lingua, e alcuni mesi dopo tornarono col proposito di cominciare a insegnarlo a scuola. Il New York Times ha recentemente intervistato uno dei due insegnanti, Abidin, che ha spiegato che «ci sono certe intonazioni e pronunce [del cia-cia, ndr] che possono essere trascritte con i caratteri hangŭl. Non sono esattamente uguali ma molto simili». Ha spiegato anche che per il cia-cia vengono usati sia caratteri moderni che caratteri più antichi e desueti dell’alfabeto hangŭl, che in Corea non si usano praticamente più.
Il programma di insegnare lo hangŭl nelle scuole di Baubau comunque è andato molto a rilento, tra le altre cose perché mancavano gli insegnanti in grado di portarlo avanti. Nel 2020 è stato pubblicato per la prima volta un dizionario di cia-cia scritto in hangŭl, con la traduzione in indonesiano, e ora tutti gli studenti tra i 9 e i 12 anni lo studiano a scuola. Il cia-cia è parlato da circa 93mila persone, ma la conservazione di questa lingua locale resta comunque un problema, visto che nel quotidiano sono soprattutto gli anziani a parlarla, mentre i più giovani usano in larga parte l’indonesiano.
L’alfabeto coreano fu inventato nel Quattrocento, su richiesta del re Sejong della dinastia Joseon. In Corea esiste una giornata nazionale dedicata allo hangŭl e in generale per questo alfabeto è diffuso un forte senso d’orgoglio, legato in parte anche al fatto che durante l’occupazione giapponese (che andò avanti dal 1910 al 1945) fu vietato l’uso nelle scuole e nei contesti ufficiali. La stessa Lee, ideatrice del programma che ha portato lo hangul a Baubau, ha raccontato che il padre, linguista e professore, le insegnò l’hangul di nascosto quando era piccola. La Seoul National University cerca da molti anni di esportare lo hangul come forma di scrittura per lingue orali: il New York Times scrive che il cia-cia è però l’unico caso di successo.