Perché non ci sono stime sul numero di dispersi a Valencia?
Ci sono ancora molti scantinati e parcheggi allagati che non si possono perlustrare: nel frattempo però è stata fatta un po' di confusione
Domenica il ministro dei Trasporti spagnolo Oscar Puente ha condiviso su X (Twitter) un lungo messaggio per rispondere a varie domande a proposito delle persone morte a causa dell’alluvione nella regione di Valencia e della ricerca di eventuali dispersi. Non esiste una stima del numero di persone di cui si sarebbero perse le tracce dopo le esondazioni avvenute nella notte tra martedì e mercoledì e sono circolate alcune informazioni contraddittorie su quante sarebbero in realtà. Per ora le morti accertate sono 214, che è già il maggior numero di morti per un’alluvione in Europa in questo secolo, e si teme che il conteggio possa aumentare ancora perché i piani seminterrati di molti edifici sono ancora allagati.
Puente ha scritto che non ci sono informazioni che vengono «nascoste all’opinione pubblica», come è stato detto in molti commenti sui social network, e ha spiegato che il numero delle persone morte è aumentato poco negli ultimi due giorni perché non si trovano più corpi «in superficie, nelle zone più accessibili, dove si sta facendo il grosso del lavoro» di pulizia del fango tuttora.
Tuttavia ci sono «scantinati o garage allagati, cantine e parcheggi che vanno bonificati ed è probabile che in quegli spazi possano esserci persone morte». Puente non ha fatto delle ipotesi su quante possano essere, nemmeno in termini vaghi, perché fino a che gli spazi allagati non saranno ispezionati non ci saranno riscontri. «La morte delle persone è una cosa abbastanza seria per non fare illazioni senza prove attendibili», ha scritto il ministro.
In Spagna è stata fatta un po’ di confusione sul presunto numero delle persone disperse dopo la pubblicazione di un articolo del giornale online el Diario, venerdì primo novembre. Nell’articolo il giornalista Lucas Marco menzionava alcune informazioni contenute in un documento circolato durante una riunione del Centro di coordinamento operativo integrato (CECOPI) della Comunità Valenciana, l’organo che sta gestendo la situazione di emergenza nella regione.
In questo documento, a cui il giornalista di el Diario aveva avuto accesso ma che non era stato diffuso pubblicamente, si parlava di 1.900 segnalazioni al numero di emergenza di persone con cui parenti e amici non riuscivano a mettersi in contatto dall’alluvione. Ma quella cifra era da prendere in considerazione con molta accortezza: sia perché c’è la possibilità che molte di quelle segnalazioni fossero riferite a una stessa persona, sia perché non si sa quante delle persone a cui si riferivano siano poi tornate in contatto con le proprie cerchie sociali. Nelle ore successive all’alluvione ci sono stati vari problemi di connessione alle reti di comunicazione, per cui non è insolito che molte persone non riuscissero a comunicare con i propri cari.
Alcune ore dopo l’articolo di el Diario il ministro dell’Interno spagnolo Fernando Grande-Marlaska aveva chiarito che non bisognava ritenere attendibile il dato di 1.900 persone disperse: «Chi ritrova un parente non lo fa sapere alle autorità».
Sui giornali italiani si è parlato parecchio del parcheggio sotterraneo del centro commerciale Bonaire di Aldaia, un comune circa 7 chilometri a ovest di Valencia. Il parcheggio allagato, che i vigili del fuoco e i soldati dell’Unità militare di emergenza (UME) stanno bonificando, è stato definito un «cimitero sommerso» ed è stato citato il numero di posteggi presenti, più di 5mila. Non ci sono tuttavia informazioni affidabili sul numero di persone che potevano essere presenti nella struttura quando il parcheggio si è allagato. La direzione del centro commerciale ha detto al quotidiano ABC che non ci sono prove della presenza di lavoratori del complesso all’interno del parcheggio.