In Moldavia si vota per il ballottaggio delle elezioni presidenziali
Tra la presidente uscente Maia Sandu, filoeuropea, e il filorusso Alexandru Stoianoglo: l'esito è difficilmente prevedibile
Domenica si vota per il ballottaggio delle elezioni presidenziali in Moldavia, dove due settimane fa al primo turno era arrivata prima la presidente uscente Maia Sandu, filoeuropea, con poco più del 42 per cento dei voti. Il suo sfidante è Alexandru Stoianoglo, candidato del Partito Socialista tradizionalmente filorusso, che al primo turno aveva preso il 26 per cento. Nonostante il distacco sia stato consistente, l’esito del voto non è scontato: Sandu non ha il sostegno di altre forze politiche, mentre Stoianoglo potrà verosimilmente contare su una parte dei voti di altri candidati di opposizione a Sandu anch’essi filorussi.
Oltre al primo turno delle presidenziali due settimane fa si era tenuto un referendum che proponeva di inserire nella Costituzione moldava l’entrata nell’Unione Europea come un «obiettivo strategico» del paese. Aveva vinto il sì, ma con un margine molto piccolo, in un voto che era considerato perlopiù simbolico e che doveva servire soprattutto a legittimare le proposte delle forze politiche filoeuropee, a partire dalla stessa Sandu: la Moldavia infatti è già candidata all’ingresso nell’Unione Europea – per il quale lo scorso dicembre erano stati avviati i negoziati – e la modifica della Costituzione prevista dal referendum non avrà conseguenze pratiche particolari.
Sandu sperava che il voto per il referendum in contemporanea con quello delle presidenziali potesse motivare l’elettorato filoeuropeo a votare e agevolare la sua vittoria al primo turno. Il fatto che al referendum il “sì” abbia vinto di soli 11mila voti su 1,5 milioni dimostra l’incertezza del ballottaggio.
Sia il risultato del referendum che quello delle presidenziali però non possono considerarsi del tutto corretti: le elezioni erano state influenzate da un’estesa campagna di disinformazione russa contro i candidati filoeuropei, documentata da inchieste giornalistiche e indagini della polizia moldava. È stata accertata l’esistenza di finanziamenti russi che avevano l’obiettivo sia di diffondere informazioni false sui social network, sia di pagare materialmente le persone per votare i candidati filorussi.
La Moldavia è un piccolo paese di 2,4 milioni di abitanti posto tra la Romania (a ovest) e l’Ucraina (a est). Fece parte dell’Unione Sovietica fino all’agosto del 1991 e da allora le influenze russe sono sempre rimaste molto forti, nonostante negli anni abbia adottato posizioni sempre più filoccidentali: dopo l’indipendenza la Moldavia è stata governata per lo più da politici filorussi ed è stata economicamente molto dipendente dalla Russia, fino agli anni più recenti in cui le cose hanno iniziato a cambiare, soprattutto con l’elezione di Sandu nel 2020.
All’interno del territorio moldavo tra l’altro si trova anche la Transnistria, una regione separatista filorussa che ha dichiarato la propria indipendenza dopo un breve conflitto nel 1992: oggi è sostanzialmente autonoma ma dipende in grandissima parte della Russia, che tra le altre cose le fornisce gratis il proprio gas e ha circa 1.500 suoi militari all’interno della regione.
Anche in queste due settimane di campagna elettorale per il ballottaggio il ruolo della Russia ha continuato a essere prominente: Sandu ha più volte ripetuto che il primo turno e il ballottaggio sono stati falsati dalla Russia e durante il dibattito presidenziale ha accusato Stoianoglo di essere un «cavallo di Troia» che lavora per conto della Russia. Stoianoglo ha sempre respinto accuse simili e in generale ha cercato di presentarsi come un candidato non particolarmente filorusso: ha detto per esempio di essere favorevole all’ingresso della Moldavia nell’Unione Europea, ma anche di non aver votato per il referendum ritenendolo una farsa. In campagna elettorale comunque ha detto di ritenere le accuse di interferenze russe in Moldavia fortemente esagerate e che vorrebbe rafforzare i rapporti con la Russia.