7 film in quattro mesi, 7 flop di fila per Lionsgate

Ultimamente la famosa società di produzione ha sbagliato quasi tutto quello che ha fatto uscire al cinema, ma non dovrebbe risentirne troppo

Un fotogramma di Megalopolis (Lionsgate)
Un fotogramma di Megalopolis (Lionsgate)

Negli ultimi quattro mesi Lionsgate, una famosa società di produzione cinematografica statunitense, ha presentato al cinema 7 film che hanno ottenuto incassi molto al di sotto delle aspettative, talmente bassi da indurre alcune riviste di settore a parlare di «un’epica serie di mega-flop».

Questa lunga sequenza di insuccessi commerciali era iniziata ad agosto con Borderlands (film tratto da un popolare videogioco del genere “sparatutto” di un decennio fa) ed era poi proseguita con Il corvo (tratto da un popolare fumetto degli anni Ottanta di James O’Barr, a cui era già stato dedicato un adattamento nel 1994). Poi c’erano stati il thriller 1992, l’horror Never Let Go – A un passo dal male, la commedia The Killer’s Game, il drammatico Wonder: White Bird e Megalopolis, l’ultimo (e abbastanza cervellotico) film di Francis Ford Coppola, uno dei registi più influenti di sempre.

Sono film diversissimi per genere e pubblico di riferimento, che Lionsgate aveva programmato consecutivamente per infoltire la sua offerta e accontentare il maggior numero di spettatori possibili. Le cose però non sono andate bene fin da subito: tutti i film hanno incassato pochissimo durante il primo fine settimana di proiezioni. La critica della rivista Variety Rebecca Rubin ha parlato di «miseri debutti a una sola cifra», ossia inferiori ai 10 milioni di euro. Anche gli incassi cosiddetti «globali» (quelli ottenuti durante tutto il periodo di proiezione nelle sale) dei film sono stati ampiamente deludenti, e in quasi tutti i casi non sono neppure riusciti a pareggiare le spese sostenute per realizzarli.

Per fare alcuni esempi: Borderlands è costato più di 100 milioni di euro, ma ne ha incassati poco più di trenta, mentre Megalopolis (il film su cui Lionsgate aveva maggiori aspettative, anche per l’importanza del regista che lo ha diretto) ne ha incassati 11 a fronte di un investimento di più di 110 milioni di euro. Rubin ha criticato anche le scelte distributive di Lionsgate, sottolineando che «nella maggior parte dei casi erano quei tipi di film che i principali studi di Hollywood hanno smesso di produrre del tutto, o che hanno ampiamente relegato ai servizi di streaming».

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Scott Mendelson, un giornalista specializzato nelle analisi degli incassi dei film, ha scritto che, di norma, una serie così lunga di insuccessi metterebbe a rischio la salute economica di molte società di produzione. Lionsgate, però, ha adottato alcuni metodi efficaci per limitare il più possibile i danni, come quello di fare molta attenzione ai budget (a eccezione di Megalopolis e Borderlands, gli altri erano stati realizzati con investimenti piuttosto contenuti) e «distribuire il rischio di perderci», per esempio vendendo all’estero i diritti dei suoi film.

Inoltre, nel caso di Megalopolis, l’azienda si è occupata soltanto della distribuzione: i 110 milioni di euro necessari per la produzione del film erano stati infatti investiti dallo stesso Coppola, in uno degli autofinanziamenti più sorprendenti della storia del cinema. Di conseguenza, anche se dal punto di vista degli incassi il film è stato un disastro, Lionsgate non ne ha risentito più di tanto, e anzi, ci ha addirittura guadagnato.

Mendelson ha spiegato anche che Lionsgate veniva da un’annata piuttosto positiva, dovuta in particolare agli straordinari incassi che aveva ottenuto lo scorso anno grazie a tre film: John Wick 4 (più di 400 milioni di euro), Saw X (più di 100 milioni di euro) e Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente (più di 320 milioni di euro).

Inoltre, ha aggiunto Mendelson, «la risorsa più preziosa» di Lionsgate è il suo vasto catalogo di film e programmi televisivi, che ha fatto guadagnare alla società 815 milioni di euro nel 2023, ponendola nella condizione di «poter distribuire un flop come Megalopolis senza battere ciglio».

Jason Squire, professore emerito della USC School of Cinematic Arts di Los Angeles, ha detto a Variety che un’altra strategia che Lionsgate adotta spesso è quella di «colmare le lacune», ossia provare a intercettare delle fasce di pubblico per cui l’offerta è piuttosto limitata. Per esempio ad agosto Unsung Hero, film a basso costo che racconta la carriera dei For King & Country, un gruppo rock australiano che nelle sue canzoni parla spesso di temi che hanno a che fare con il cristianesimo, aveva incassato quasi 20 milioni di euro. Secondo Squire quello di Unsung Hero è uno dei tanti casi in cui la strategia di Lionsgate (attirare una particolare nicchia di pubblico, quella cristiana) ha funzionato.

Inoltre, ha spiegato Mendelson, all’inizio del 2025 usciranno tre film prodotti da Lionsgate che, secondo le previsioni dell’azienda, genereranno ricavi ingenti, in particolare Michael, un biopic dedicato a Michael Jackson e diretto dal regista statunitense Antoine Fuqua.

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