Perché spesso i personaggi dei cartoni hanno solo 4 dita?
Fu un espediente che i primi animatori svilupparono per risparmiare tempo e denaro, ma anche una scelta estetica consapevole
Una delle caratteristiche estetiche che accomunano i protagonisti di molti cartoni animati è l’avere soltanto quattro dita, e non cinque. Questa peculiarità è un tratto tipico della produzione animata statunitense, e negli anni è stata applicata a personaggi anche molto diversi tra loro: Homer Simpson, Topolino, Peter Griffin, Leela e Fry di Futurama, Fred Flintstone, Spongebob e Tom e Jerry, solo per fare alcuni esempi.
Questa tendenza si diffuse nei primi studi di animazione degli anni Venti, come quello dei fratelli Max e Dave Fleischer e quello di Walt Disney. Ai tempi il mestiere dell’animatore era ancora estremamente rudimentale, e anche particolarmente faticoso. Prima che invenzioni come il rodovetro e il rotoscopio consentissero un vero e proprio sviluppo industriale del settore, gli animatori lavoravano esclusivamente su carta. I turni avevano ritmi frenetici: bisognava realizzare moltissimi disegni, ciascuno diverso da quello precedente, e poi fotografarli in sequenza per creare l’illusione del movimento. In quel contesto, risparmiare sui tempi era fondamentale, e disegnare un dito in meno era un modo per realizzare le tavole più velocemente.
Ci si potrebbe chiedere perché, per lo stesso principio (accelerare i tempi di consegna delle tavole), non si pensò di disegnare fin da subito personaggi con tre dita. La risposta si trova in un video di ChannelFrederator, un canale YouTube che si occupa principalmente di animazione, e che è collegato allo studio che ha curato la produzione di Adventure Time, una delle serie animate più popolari degli ultimi anni. In sostanza, le tre dita divennero fin da subito sinonimo di mostruosità, e furono applicate a personaggi con caratteristiche ultraterrene, provenienti da mondi lontani e solitamente di colore verde. Due esempi tra i tanti sono quelli delle Tartarughe Ninja e degli alieni di Toy Story.
Ma la necessità di risparmiare tempo e denaro non fu l’unico motivo che indusse i primi studi di animazione a prediligere le quattro dita. Un altro fattore fu l’estetica dei personaggi, che avevano spesso forme morbide e tondeggianti. Venivano disegnati partendo da forme circolari da cui poi venivano ricavate le proporzioni e i dettagli del corpo, della testa e delle mani. Per questo motivo, gli animatori del tempo ritennero che disegnare soltanto quattro dita fosse la scelta più logica da applicare ai palmi circolari e stilizzati che abbozzavano, e che farne cinque avrebbe prodotto un risultato antiestetico. Lo stesso Walt Disney una volta spiegò che disegnare Topolino con cinque dita avrebbe reso le sue mani simili a due caschi di banane. Anche Felix the Cat, il leggendario gatto antropomorfo creato dagli animatori australiani Pat Sullivan e Otto Messmer nel 1919, aveva soltanto quattro dita.
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Ma c’è anche un’altra ragione che incentivò l’espediente delle quattro dita: i personaggi dei cartoni erano in quasi tutti i casi animali antropomorfi, e questa particolarità spingeva i disegnatori a non curarsi troppo di rispettare le forme umane. Anzi, valeva il principio opposto: l’animazione veniva concepita come un momento in cui estraniarsi dalla realtà, e si riteneva che personaggi troppo realistici o con caratteristiche anatomiche identiche a quelle umane avrebbero rovinato quell’atmosfera.
Le quattro dita sono un tratto presente ancora oggi nell’animazione americana, apprezzata in particolare dagli animatori che traggono ispirazione dalla produzione degli anni Venti e Trenta: per esempio, molti dei personaggi di Adventure Time hanno quattro dita.
Nella scuola di animazione giapponese, invece, le quattro dita sono una soluzione piuttosto rara: quasi tutti i personaggi ne hanno cinque. Persino Osamu Tezuka, uno dei mangaka giapponesi più influenti di tutti i tempi, e notoriamente un grande ammiratore dello stile di Walt Disney, disegnò Astro Boy, il suo personaggio più famoso e caratterizzato per l’appunto da forme disneyane, con tutte e cinque le dita.
Come ha scritto Adrienne Tyler su Screen Rant, questa particolarità ha a che fare in parte con una forma di tetrafobia (ossia l’avversione o la paura per il numero 4) molto diffusa culturalmente, dovuta soprattutto al fatto che la pronuncia delle parole 4 (四) e morte (死) in giapponese è praticamente identica.