• Mondo
  • Venerdì 1 novembre 2024

Sono finalmente finite le primarie dei Conservatori britannici

Sono andate così per le lunghe che il resto del paese se n’è quasi scordato: sabato si saprà se ha vinto Kemi Badenoch o Robert Jenrick

Un manifesto di Robert Jenrick a Londra, il 16 ottobre
Un manifesto di Robert Jenrick a Londra, il 16 ottobre (Dan Kitwood/Getty Images)
Caricamento player

Giovedì è terminata la votazione tra i tesserati dei Conservatori britannici per scegliere chi prenderà il posto di Rishi Sunak come leader del partito e, quindi, dell’opposizione. I risultati verranno comunicati sabato. I due finalisti, Kemi Badenoch e Robert Jenrick, sono i candidati più di destra tra quelli che hanno partecipato alle primarie, che non sono state particolarmente memorabili: un po’ perché sono durate tanto, volutamente più a lungo del passato, e un po’ perché le regole erano scritte per minimizzare gli scontri tra i candidati in modo da dare, almeno all’esterno, un’immagine di unità dopo la disastrosa sconfitta alle elezioni di luglio.

Tra l’altro, il giorno scelto per l’annuncio cade tra le date (note in anticipo) di due eventi che probabilmente lo oscureranno.

Mercoledì il nuovo governo, dei Laburisti, ha presentato la prima legge di bilancio: come in Italia, è una delle scadenze politiche più seguite e raccontate dai media. Lo è stata a maggior ragione visto che contiene un aumento delle tasse da 40 miliardi di sterline (quasi 48 miliardi di euro), il maggiore dal 1993. Martedì invece negli Stati Uniti ci saranno le elezioni presidenziali, e ormai non si parla d’altro.

Nonostante il tempismo discutibile, la scelta del leader è comunque un passaggio importante, perché chiuderà quella specie di elaborazione del lutto iniziata dopo le elezioni e soprattutto darà un’idea di quale direzione prenderà il partito nell’immediato futuro.

A luglio Badenoch aveva cominciato le primarie da favorita, poi a lungo non lo era più stata: lo è tornata solo di recente. In mezzo il favorito era stato Jenrick, almeno fino alla convention del partito in autunno a Birmingham, dove James Cleverly aveva fatto un figurone.

In tutta la prima fase avevano votato solo i 121 deputati del partito, e l’eliminazione a sorpresa di Cleverly, un candidato centrista e più moderato dei finalisti, era stata forse l’unico momento davvero interessante delle primarie. Cleverly era infatti arrivato all’ultima votazione in vantaggio sugli altri, poi c’è stata quella che il sito Politico ha definito una «House of Cards per dilettanti», o più prosaicamente un pasticcio, in cui i calcoli dei singoli deputati avevano prodotto un esito inaspettato.

Secondo l’ultimo sondaggio fatto da ConservativeHome (il principale sito di notizie degli attivisti del partito che in genere è affidabile), Badenoch è più apprezzata di Jenrick tra i tesserati. In tutto sono circa 172mila e hanno potuto votare alle primarie solo quelli che, all’inizio del voto online lo scorso 15 ottobre, erano iscritti da almeno 90 giorni.

Tradizionalmente la base dei Conservatori è considerata più di destra dei suoi parlamentari, e lo ha dimostrato. Due anni fa per esempio i tesserati preferirono Liz Truss, che restò prima ministra solo 49 giorni, rispetto a Rishi Sunak, che aveva più consensi tra i deputati ma idee meno estreme di lei (e poi la sostituì).

Sia Badenoch sia Jenrick hanno detto cose populiste, ma Jenrick di più. Ha basato la sua candidatura sulla proposta di ritirare il Regno Unito dalla Corte europea per i diritti dell’uomo, accostando questa eventuale scelta al processo di Brexit. Il suo obiettivo è quello di approvare leggi ancora più restrittive sull’immigrazione.

Badenoch è d’accordo su queste leggi, ma ha sostenuto che si possano fare anche senza uscire dalla giurisdizione della Corte, come dimostrerebbero alcuni paesi (è stato citato come esempio l’accordo tra l’Italia e l’Albania). In passato i detrattori di Jenrick lo soprannominavano “Robert Generic”, alludendo al fatto che non fosse carismatico: per smentire questa reputazione, Jenrick ha adottato una retorica più polarizzante e divisiva.

A settembre Jenrick era stato fotografato mentre faceva jogging a Londra con addosso una felpa con scritto “Hamas are terrorists”, “Quelli di Hamas sono terroristi”. Poi se l’era messa anche a un comizio, nonostante le critiche.

Al referendum del 2016 Jenrick votò per restare nell’Unione Europea, a differenza di Badenoch. Badenoch oggi ha un approccio meno rigido sull’uscita dall’Unione, e riconosce che alcune cose non hanno funzionato. Jenrick, invece, negli anni è diventato un grande sostenitore di Brexit.

Il discorso di Kemi Badenoch trasmesso in tv alla convention dei Conservatori, a Birmingham il 2 ottobre

Il discorso di Kemi Badenoch trasmesso in tv alla convention dei Conservatori, a Birmingham il 2 ottobre (Ian Forsyth/Getty Images)

Per questa ragione, Badenoch ha perso alcuni appoggi nella corrente più euroscettica dei Conservatori. Uno dei suoi esponenti più noti è Jacob Rees-Mogg, che Jenrick ha promesso di nominare presidente del partito se vincerà. Le vecchie glorie come Rees-Mogg (o Truss) vanno forte sui media, soprattutto internazionali, ma sono meno influenti di un tempo nel partito.

Badenoch, invece, si è raccontata come una leader adatta al futuro, in discontinuità con gli ultimi anni (anche se è stata ministra). Ha detto che stare all’opposizione può essere un’opportunità, e ha fatto ricorso a toni antisistema piuttosto inediti per un partito che ha governato così a lungo. Per esempio, ha ricordato la sua esperienza da ingegnera per dire che può «aggiustare il sistema».

In sintesi: Badenoch sa che ai Conservatori serve una leader dell’opposizione, non ancora una candidata prima ministra, e ha provato a presentarsi come la persona più adatta per questo compito. È una tattica che ha dei fondamenti: secondo un recente sondaggio di YouGov, alla maggioranza degli elettori del partito oggi interessa un leader con «veri valori conservatori» (62 per cento), non necessariamente «il miglior candidato per battere i Laburisti» (31 per cento).

Questo grafico dell'Institute for Government mostra quant'è durato in passato il processo per scegliere il nuovo leader del partito

Questo grafico dell’Institute for Government mostra quant’è durato in passato il processo per scegliere il nuovo leader del partito

Sabato saranno trascorsi 120 giorni da quando Sunak aveva annunciato le sue dimissioni da primo ministro. Da quando nel 1998 vennero introdotte le nuove regole delle primarie, solo nel 2005 ci era voluto di più per trovare un nuovo leader. I tempi sono stati volutamente lunghi: i dirigenti volevano evitare che una scelta così importante venisse presa troppo in fretta. Un processo così diluito, però, ha creato una sorta di vuoto che ha reso meno efficace l’opposizione dei Conservatori ai Laburisti. A rispondere in aula al primo ministro Keir Starmer c’era Sunak, un leader dimissionario che ha privilegiato le buone maniere e il fair play istituzionale.

Nigel Farage ha sfruttato questa situazione a vantaggio di Reform UK, il suo partito sovranista. Nonostante abbia solo cinque deputati, Reform UK ha provato ad accreditarsi come “la vera opposizione” – e la vera destra – in una fase in cui i Conservatori erano distratti dalle primarie.

La settimana scorsa Farage ha mandato una email a 1.352 consiglieri locali dei Conservatori invitandoli a passare col suo partito. Finora lo ha seguito solo uno della contea dell’Essex, oltre a tre indipendenti nel Nottinghamshire. Non è la prima volta: una parte consistente dei 28 consiglieri locali del partito sono stati sottratti ai Conservatori.

Il presidente del 1922 Committee (l'organo direttivo che organizza le primarie) Bob Blackman annuncia i risultati dell'ultima votazione tra i deputati, il 9 ottobre a Londra

Il presidente del 1922 Committee (l’organo direttivo che organizza le primarie) Bob Blackman annuncia i risultati dell’ultima votazione tra i deputati, il 9 ottobre a Londra (Stefan Rousseau/Getty Images)

Queste azioni ostili hanno fatto escludere una collaborazione immediata tra Reform UK e i Conservatori. Jenrick ha detto che vuole «mandare in pensione» Farage, Badenoch che «i Conservatori sono una grande chiesa» in cui però non c’è posto «per chi vuole rader[la] al suolo». Entrambi teorizzano che un ritorno del partito su posizioni autenticamente conservatrici – e cioè più a destra, dal momento che hanno attribuito al governo di Sunak politiche di centrosinistra – svuoterebbe i consensi di Reform UK.

A metà ottobre Badenoch e Jenrick hanno partecipato a un dibattito televisivo su GB News. Non è stato molto avvincente, se persino ConservativeHome l’ha definito «due ore della nostra vita che non riavremo mai più indietro». Al termine, il pubblico in studio (formato solo da membri del partito) ha votato per alzata di mano, stabilendo che l’aveva vinto Badenoch. I media sono stati d’accordo.

Questo primo confronto, in cui i candidati hanno parlato a turno senza mai incrociarsi sul palco, è stato anche l’ultimo. Ne era previsto un secondo, sulla BBC, ma è saltato: tra le altre ragioni perché i Conservatori volevano far pagare un biglietto da 10 sterline (circa 12 euro) agli spettatori dal vivo.

La maggioranza delle persone britanniche è rimasta indifferente alle primarie. Secondo un sondaggio dell’istituto Ipsos, al 64 per cento degli intervistati non interessa chi prenderà il posto di Sunak. Il dato allarmante, per i Conservatori, è che ha detto lo stesso anche quasi un terzo (il 32 per cento) di chi li ha votati alle scorse elezioni. Badenoch o Jenrick dovranno provare a riaccendere l’entusiasmo.

– Leggi anche: I Conservatori britannici sono ottimisti, nonostante tutto