Uno dei più gravi disastri della storia della Spagna
Le alluvioni a Valencia hanno causato più di 200 morti, i dispersi sono decine e i danni al momento sono difficilmente calcolabili
Le gravi alluvioni che tra martedì e mercoledì hanno provocato almeno 205 morti nel sud-est della Spagna sono tra i disastri naturali peggiori della storia del paese per numero di morti ed entità dei danni. La zona più colpita è quella di Valencia, dove ci sono migliaia di sfollati e decine di dispersi, anche se il numero complessivo non è ancora quantificabile con certezza: i soccorsi stanno procedendo a rilento perché diverse località, anche nel resto della provincia, sono ancora allagate. Inoltre le strade sono interrotte o bloccate dalle decine di auto trascinate dal fango e accatastate sulla carreggiata. I responsabili dei soccorsi ritengono che ci vorranno parecchi giorni per completare le operazioni per mettere in sicurezza gli sfollati e recuperare i corpi di altri possibili morti.
Quasi tutte le morti (202) sono state nella Comunità Valenciana, la regione autonoma dove si trova Valencia; in particolare otto persone sono state ritrovate all’interno di un garage nel quartiere La Torre, dove l’acqua è entrata con violenza, travolgendoli; nel resto della Spagna due donne erano state trovate morte nella Comunità di Castiglia-La Mancia, una delle quali ad Albacete, dove ci sono almeno cinque dispersi, mentre un uomo inglese è morto a Malaga, in Andalusia.
Le immagini riprese dai media locali mostrano una situazione disastrosa: l’acqua straripata da fiumi e torrenti ha provocato inondazioni nei campi, allagato intere località e interrotto la circolazione dei mezzi: i trasporti pubblici non funzionano, il collegamento ferroviario ad alta velocità tra Madrid e Valencia è sospeso (e probabilmente lo resterà per le prossime settimane), così come quello tra Valencia e Barcellona. Le reti elettriche e telefoniche sono state a lungo interrotte e in ampie zone non sono ancora state ripristinate.
È molto complicato spostarsi anche in auto, visto che molte strade restano inagibili. Il ministero dell’Istruzione ha fatto sapere che 38 scuole in Andalusia, quasi tutte nella provincia di Cadice, sono state chiuse perché irraggiungibili o inagibili. Le scuole resteranno chiuse per tutta la prossima settimana anche in venti comuni della regione di Valencia, per ridurre al minimo gli spostamenti delle persone nelle zone, considerati ancora pericolosi.
Fra martedì e mercoledì moltissime persone hanno cercato di ripararsi salendo sui tetti delle case o sui camion, in attesa dei soccorsi, per evitare di restare intrappolate all’interno degli edifici. Altre si sono rifugiate nei centri commerciali oppure sono rimaste sul posto di lavoro o nelle loro auto, con l’enorme rischio di essere trascinate via dalle piogge torrenziali. Martedì 60 persone hanno trovato rifugio nella prigione di Picassent, vicino a Valencia, e ci sono rimaste fino a giovedì, quando le squadre di soccorso hanno aperto un varco per far uscire loro e altri 140 dipendenti.
Il numero del servizio di emergenza del 112 ha rischiato il collasso a causa della quantità di chiamate ricevute, e molte persone bloccate hanno chiesto aiuto attraverso i social network.
Tra le decine di persone che risultano ancora disperse ci sono almeno due agenti della Guardia Civil impegnati nei soccorsi. Il ministro della Politica territoriale della Comunità Valenciana, Ángel Victor, ha detto che più di 1.100 soldati sono stati mobilitati per dare assistenza. Il ministero della Difesa invece ha messo a disposizione strutture temporanee che possano servire come obitorio: il timore è che una volta rientrate le inondazioni emergeranno altri cadaveri. L’associazione di agricoltori valenciani ha inoltre segnalato «perdite catastrofiche con conseguenze incalcolabili».
– Leggi anche: Le foto delle disastrose alluvioni in Spagna
Il disastro di questi giorni nella Comunità Valenciana e nelle zone limitrofe è il peggiore degli ultimi vent’anni e uno dei più gravi degli ultimi decenni, assieme all’alluvione del Vallès, nell’area Barcellona, dove nel settembre del 1962 morì un migliaio di persone, e allo straripamento del fiume Turia, che nell’ottobre del 1957 provocò 87 morti sempre a Valencia (proprio per questo in seguito il suo corso fu deviato fuori città).
Già mercoledì il governo locale era stato criticato per i presunti ritardi nell’allerta alla popolazione, che è stata avvisata con il sistema di allarme pubblico solo martedì sera, nonostante già alle 7:30 del mattino l’agenzia statale di meteorologia (Aemet) avesse emesso un’allerta rossa – per i rischi più gravi – per la zona costiera della città, poi estesa a tutta la provincia. Il governo centrale spagnolo ha attivato un gabinetto di crisi, mentre sono stati proclamati tre giorni di lutto ufficiale.
Giovedì i temporali hanno perso di intensità, ma resta un’allerta arancione per la Comunità Valenciana oltre che in Andalusia, Aragona e Catalogna. In Castiglia e León, Estremadura e anche a Ceuta, un’exclave spagnola in Marocco, è stata emanata un’allerta gialla.