Il Quarto Stato non andrà in Cina
Il dipinto avrebbe dovuto essere esposto a Pechino durante la visita del presidente Sergio Mattarella, ma la Soprintendenza di Milano si è opposta
La Soprintendenza di Milano ha vietato lo spostamento del Quarto Stato, il dipinto custodito nella Galleria d’Arte Moderna (GAM) e realizzato dal pittore italiano Giuseppe Pellizza da Volpedo nel 1901: l’opera avrebbe dovuto accompagnare il viaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Cina, in programma da martedì 5 novembre. Il ministero degli Esteri aveva chiesto al comune di Milano di poter esporre il quadro – alto quasi tre metri e lungo oltre cinque – nella Grande Sala del Popolo di Piazza Tienanmen, a Pechino, dove si riunisce l’Assemblea Nazionale del Popolo, cioè il parlamento della Repubblica Popolare Cinese.
Il Quarto Stato raffigura un gruppo di braccianti che marcia in segno di protesta. Inizialmente ignorato da curatori di musei e galleristi, all’inizio del Novecento il quadro iniziò a essere riprodotto su diversi giornali socialisti tra cui l’Avanti!. Nel 1920 il quadro fu acquistato dal comune di Milano grazie a una raccolta fondi pubblica. Dal 1943 fu esposto nella sala Giunta di palazzo Marino, sede del municipio di Milano, e negli anni successivi divenne un simbolo delle rivendicazioni proletarie e della classe operaia: oggi è una delle opere più note e citate del Novecento.
Negli ultimi decenni è stato spostato poche volte perché le sue dimensioni lo espongono al rischio di danni. Nel 1980 venne trasferito da palazzo Marino alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, nella sezione dedicata al divisionismo. Nel 2010 fu spostato nella prima sala del Museo del Novecento, sempre a Milano, infine nel luglio del 2022 tornò nella Galleria d’Arte Moderna dopo un prestito di due mesi al comune di Firenze, che lo aveva esposto nel salone dei Cinquecento di palazzo Vecchio.
La soprintendenza ha dato parere negativo al termine di un paio di settimane di trattativa con il ministero degli Esteri e il comune di Milano, che aveva dato una prima autorizzazione preliminare al trasferimento provvisorio. Il divieto è stato motivato soprattutto dalle particolari condizioni di fragilità del quadro e per i rischi dovuti al trasporto: era stato previsto un viaggio in aereo fino a Shanghai e un ulteriore spostamento in camion di 1.500 chilometri fino a Pechino. La soprintendenza ha spiegato che il quadro necessita di condizioni di conservazione particolari che non possono essere replicate in aereo o in camion.
L’idea era di far incontrare il presidente cinese Xi Jinping e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella proprio di fronte al Quarto Stato. I costi del trasporto – oltre 100mila euro – sarebbero stati garantiti dal ministero degli Esteri e dall’Istituto italiano di cultura a Pechino.
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