La Papua Nuova Guinea ha deciso di boicottare la prossima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite
Il ministro degli Esteri della Papua Nuova Guinea, Justin Tkatchenko, ha detto che il suo paese non parteciperà alla prossima Conferenza internazionale sul clima delle Nazioni Unite, che ha definito «una completa perdita di tempo», e che boicotterà gli incontri fin quando «i grandi inquinatori [del mondo] non si daranno da fare». Non è la prima volta che la Papua Nuova Guinea, un paese insulare nell’oceano Pacifico, esprime la sua frustrazione rispetto all’inefficacia di questi incontri: ad agosto il primo ministro James Marape aveva preannunciato che non avrebbe partecipato, e aveva chiesto alle agenzie governative che si occupano di ambiente e cambiamento climatico di valutare i progressi fatti dal 1992 a oggi, cioè dal momento in cui la Papua Nuova Guinea iniziò a partecipare alle conferenze internazionali sul clima. Tkatchenko ha detto di aver preso questa decisione anche in rappresentanza di altri stati della regione del Pacifico, e che proverà a stringere con loro degli accordi bilaterali che ritiene più efficaci.
Secondo gli ultimi dati messi insieme dalla Commissione europea, la Papua Nuova Guinea nel 2023 ha emesso lo 0,02 per cento delle emissioni climalteranti globali, ma è comunque considerata tra i paesi più vulnerabili agli effetti dal cambiamento climatico. Ospita inoltre la terza più grande foresta pluviale del mondo che, come ha ricordato il primo ministro, contribuisce ad assorbire la CO2 emessa da paesi più industrializzati. La Conferenza internazionale sul clima è organizzata annualmente dalle Nazioni Unite con l’obiettivo che i paesi partecipanti siglino degli accordi teoricamente vincolanti per ridurre le emissioni. La prossima, la COP29, si terrà a Baku, in Azerbaigian, dall’11 al 22 novembre.