La città al centro delle alluvioni in Spagna
Almeno 45 morti sono stati trovati a Paiporta, che si trova poco fuori Valencia e ora è completamente isolata
La zona ad aver subìto i peggiori danni a causa delle gravi alluvioni di questi giorni in Spagna è quella di Paiporta, una città di circa 25mila abitanti nell’area metropolitana di Valencia, a sud-ovest della città. Quarantacinque delle oltre cento persone trovate morte finora vivevano proprio a Paiporta, che al momento è isolata, senza acqua e senza elettricità. Tra mercoledì e giovedì i media spagnoli hanno raccontato cosa è successo e cosa è rimasto del comune più colpito dal disastro, attraverso le testimonianze delle persone che ci vivono.
Paiporta si trova in una zona pianeggiante e sorge lungo le rive del Poyo. Negli ultimi anni la sua popolazione è aumentata sia perché ci si sono trasferite molte persone che lavorano nel centro di Valencia, distante una decina di chilometri, sia perché ci si trovano alcune aree industriali relativamente nuove. Nel territorio del comune passano diverse strade a scorrimento veloce e per arrivare in città bisogna superare l’autostrada V-30, che viaggia parallela all’alveo del fiume Turia, il cui corso fu deviato fuori città proprio in seguito a un’altra grave alluvione, che nell’ottobre del 1957 provocò 87 morti.
A causa delle piogge torrenziali di martedì e mercoledì il Turia è esondato, ricoprendo di acqua e fango alcune corsie dell’autostrada, e bloccando le auto che le stavano percorrendo.
È stato così anche in città. Nel giro di pochi minuti, in maniera piuttosto improvvisa, le strade e le case di Paiporta hanno cominciato ad allagarsi per l’acqua riversata dalle alluvioni in maniera improvvisa nell’alveo del Poyo, le auto a essere travolte e trascinate via dalla corrente e le persone ad arrangiarsi come potevano. Un uomo intervistato dalla tv pubblica RTVE ha raccontato di essere stato trascinato via mentre era in auto, e di aver dovuto far uscire suo figlio dal finestrino; una donna è stata tirata fuori dalla sua auto dalla Guardia Civil.
Un’altra ancora ha detto di non sapere quante auto aveva visto trascinate via dall’acqua con a bordo persone che chiedevano aiuto.
Tra le prime immagini più notevoli del disastro, e circolate molto sui social network, c’è quella di un ponte pedonale che viene travolto dalla forza della corrente del Poyo, che come ha notato El Mundo normalmente è quasi secco.
Nel frattempo le persone avevano cercato di ripararsi ai piani alti degli edifici o in situazioni di fortuna. Un uomo di nome Víctor ha detto al País di aver trascorso tre ore aggrappato a una recinzione, mentre un altro, Ximo, si era abbarbicato assieme ad altre otto persone su uno di quei container che vengono allestiti dalle imprese edili durante i lavori. Altre persone erano aggrappate agli alberi o ai lampioni, ha raccontato Víctor, ma la corrente trascinava via «i lampioni come le persone». La gente gridava sia per chiedere aiuto sia per disperazione, raccontano i testimoni.
Le prime persone morte a Paiporta sono state trovate nella caserma della Guardia Civil, dove la gran parte degli agenti presenti si era rifugiata ai piani alti, ma almeno due erano rimasti intrappolati nel garage. Giovedì la sindaca di Paiporta, Maribel Albalat, ha detto che i morti accertati nel comune sono stati almeno 45, sei dei quali in una residenza per anziani in periferia: i dipendenti della struttura erano riusciti a portare via la maggior parte delle persone che vivevano al primo piano dell’edificio, ma non tutte. Albalat ha spiegato che tra i morti ci sono «minorenni, giovani, adulti, famiglie, di tutto», aggiungendo che apparentemente molti di loro stavano cercando di spostare la propria auto.
«Il comune è isolato, non funziona niente» e non c’è nemmeno acqua corrente, ha detto. Albalat ha spiegato che il posto non è preparato a gestire piogge intense come quelle di questi giorni, perché finora non c’erano mai state inondazioni simili, ed è anche per quello che molte persone vivevano al piano terra.
Adesso a Paiporta si vedono cumuli di centinaia di auto accatastate le une sulle altre, barche che erano ormeggiate lungo il Poyo distrutte e trascinate in strada, binari ferroviari pieni di detriti. Le strade del centro sono ricoperte da uno strato di fango che arriva fino alle ginocchia e, da quanto racconta il País, il paesaggio è «desolante e spettrale»: le persone si spostano a piedi per cercare rifugio da amici e parenti, mentre gli agenti della Guardia Civil, i vigili del fuoco e i soldati sono impegnati nelle operazioni di emergenza. «È stato tremendo», ha detto sempre al País un ragazzo che aveva ripreso con il suo telefono «la corrente d’acqua che travolgeva tutto nel giro di pochi minuti. Se avessi batteria ti manderei i video», ha detto al giornalista Ferran Bono.
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