All’inizio Halloween era tutta scherzetti e nessun dolcetto
Nella prima metà del Novecento negli Stati Uniti era una notte di burle estreme e vandalismo, e servirono molti sforzi per trasformarla in una festa innocua
Il 31 ottobre del 1879 il macchinista di un treno che stava viaggiando verso Newport, una città dello stato americano del Kentucky, dovette frenare bruscamente perché notò sui binari qualcosa di simile a un corpo umano. Quando scese dalla locomotiva, si accorse che si trattava di un manichino di paglia che era stato messo lì da circa 200 ragazzi che stavano festeggiando la notte di Halloween, e che si erano nascosti lungo i binari per osservare la sua reazione. Pur rendendosi conto che quella trovata aveva minacciato la sua sicurezza e quella dei suoi passeggeri, non si scompose più di tanto: salì sulla locomotiva e riprese la corsa.
Questo perché, come ha raccontato lo storico statunitense Christopher Klein, tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, Halloween era una festa molto diversa da come la immaginiamo oggi. La formula «dolcetto o scherzetto?» («trick or treat?») entrò a far parte della cultura americana soltanto negli anni Cinquanta del secolo scorso: prima di allora i ragazzi vivevano la notte del 31 ottobre con una certa attitudine anarchica, e la concepivano come l’occasione per organizzare scherzi anche piuttosto estremi senza subire troppe conseguenze.
Lesley Bannatyne, una giornalista specializzata nello studio della storia e delle tradizioni di Halloween, ha coniato una formula per descrivere lo spirito che la festa ebbe in quel periodo: «All Tricks and No Treats» (solo scherzetti e nessun dolcetto). «I bambini facevano scattare gli allarmi antincendio, lanciavano mattoni contro le vetrine dei negozi e scrivevano oscenità sulla casa del preside. Chiedevano alle persone soldi o dolci, e minacciavano ritorsioni in caso di rifiuto», ha scritto Bannatyne su Smithsonian.
Klein ha spiegato che, nelle zone rurali degli Stati Uniti della seconda metà dell’Ottocento, gli scherzi erano rivolti principalmente ai contadini. Quelli più comuni includevano sradicare le verdure dagli orti, nascondere gli attrezzi da lavoro, e soprattutto aprire i cancelli per far scappare il bestiame: in alcuni posti quest’ultimo tipo di scherzo era così diffuso che Halloween veniva chiamata informalmente «gate night» (la notte dei cancelli).
Agli inizi del Novecento, la diffusione delle automobili creò i presupposti per tutta una nuova serie di scherzi, come rimuovere i tombini dalle strade, sgonfiare gli pneumatici o installare falsi segnali stradali per confondere gli automobilisti.
Per via della gravità degli scherzi, i giornali americani cominciarono a parlare della notte di Halloween con un certo allarmismo, descrivendola come un «problema» che le amministrazioni cittadine avrebbero dovuto risolvere con un approccio severo.
Le preoccupazioni erano aumentate dal fatto che gli scherzi più gravi diventavano dei veri e propri casi di cronaca: il 31 ottobre del 1918, per esempio, dei ragazzi di Kansas City, in Missouri, cosparsero di cera i binari della tranvia e provocarono un incidente tra due tram, ferendo gravemente un conducente. Capitava anche che gli adulti rispondessero agli scherzi con una certa aggressività: Bannatyne cita a questo proposito articoli di inizio Novecento che raccontano di proprietari che sparavano proiettili di gomma contro bambini di 11 o 12 anni.
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Lisa Morton, autrice del saggio Trick or Treat: A History of Halloween, ha raccontato che la pericolosità degli scherzi di Halloween peggiorò durante la cosiddetta Grande Depressione, iniziata nel 1929 e ancora oggi considerata la più grande crisi economica dell’Occidente moderno. Morton ha scritto che, nel 1933, Halloween era ormai diventata una festa così «distruttiva» che diverse città cominciarono a pensare di vietarla.
Alla fine però fu adottato un approccio differente, più costruttivo: le famiglie che abitavano nello stesso quartiere decisero di creare degli eventi programmati appositamente per tenere sotto controllo i bambini. Si trattava fondamentalmente di feste «porta a porta». «In una casa venivano distribuiti i costumi e la fuliggine da applicare sulle facce dei bambini, in un’altra venivano distribuite le caramelle, in un’altra ancora veniva allestito un seminterrato che assomigliava a un piccolo luogo infestato» e così via, ha scritto Morton.
L’usanza del «dolcetto o scherzetto?» però si consolidò soltanto negli anni Cinquanta, grazie a una lunga campagna di sensibilizzazione per convincere l’opinione pubblica e rendere Halloween una festa più sicura. Bannatyne ha ricordato che i primi articoli di riviste che descrivevano il concetto dietro al «dolcetto o scherzetto?» (ossia da un lato convincere i bambini a evitare di fare scherzi pericolosi o spiacevoli, dall’altro convincere gli adulti a non essere troppo rigidi o severi nei loro confronti) cominciarono a essere pubblicati sui giornali locali alla fine degli anni Trenta.
Nello stesso periodo programmi radiofonici rivolti a un pubblico di bambini, come The Baby Snooks Show, e trasmissioni televisive rivolte alle famiglie, come The Jack Benny Program, contribuirono a diffondere questa idea in tutti gli Stati Uniti. Un altro punto di svolta fu nel 1952, quando la Disney pubblicò il corto di Paperino Trick or Treat, che fu visto da milioni di persone e diffuse l’idea che Halloween potesse essere una festa divertente e tutto sommato innocua.
In alcuni stati americani, e in particolare nella parte nordorientale degli Stati Uniti, le cose però andarono diversamente: gli scherzi furono semplicemente spostati al 30 ottobre, la notte prima di Halloween, che diventò una festa distaccata e definita con nomi differenti: c’era chi la chiamava mischief night (la notte dei dispetti) e goosey night (la notte dell’oca).
Tra gli anni Sessanta e Novanta, questa festa informale pre Halloween provocò danni ingenti soprattutto a Detroit, in Michigan, dove diventò consolidata la pratica di incendiare i cassonetti della spazzatura. Per esempio, tra il 29 e il 31 ottobre del 1984 in città ci furono più di 800 incendi. Per prevenire situazioni di questo tipo, negli anni successivi l’amministrazione istituì un periodo di coprifuoco e stabilì che, la notte del 30 ottobre, la città dovesse essere presidiata da pattuglie di quartiere: nel 1990 parteciparono più di 30mila volontari.