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  • Giovedì 31 ottobre 2024

Una coppia di uomini italiani che aveva fatto ricorso alla GPA è stata bloccata in Argentina

Perché è stata aperta un'indagine sul loro caso; la legge che ha reso la pratica “reato universale” però non c'entra

L'aeroporto di Buenos Aires (AP Photo/Natacha Pisarenko)
L'aeroporto di Buenos Aires (AP Photo/Natacha Pisarenko)

Lo scorso venerdì 25 ottobre una coppia di uomini italiani, una bambina nata tramite gestazione per altri e la donna che l’ha partorita sono stati fermati all’aeroporto di Buenos Aires, in Argentina, poco prima che prendessero un volo per Parigi. La “gestazione per altri” (anche nota come GPA) è la pratica per cui una donna porta avanti una gravidanza per conto di altre persone: in Argentina non è vietata ma non è nemmeno regolamentata, a differenza dell’Italia dove invece è illegale. Negli ultimi mesi in Italia si è parlato molto di gestazione per altri perché il governo ha deciso di dichiararla “reato universale”, cioè di renderla perseguibile penalmente anche quando viene fatta all’estero: il caso della coppia fermata in Argentina però non ha a che fare con le leggi italiane.

La coppia italiana, la donna e la bambina sono state fermate in aeroporto perché in Argentina sul loro caso è stata aperta un’indagine penale: le autorità sospettano che la donna sia stata sfruttata, approfittando della sua condizione di difficoltà economica, dalla società che ha fatto da intermediaria tra lei e la coppia di uomini italiani per organizzare la gestazione per altri. I reati ipotizzati sono tratta di esseri umani, vendita e appropriazione di minori. Sull’indagine non ci sono ancora molte informazioni, ma secondo il quotidiano argentino La Nacionil primo a dare la notizia – i due uomini italiani non sarebbero indagati e nemmeno la donna che ha portato avanti la gravidanza: i reati riguarderebbero eventualmente chi ha fatto da intermediario.

Nell’ultimo periodo la giustizia argentina sta indagando su diversi casi di GPA sospettando che alla base possa esserci uno sfruttamento delle donne gestanti, ma questa è la prima volta che una coppia viene fermata prima di portare un figlio o una figlia concepiti in questo modo all’estero. Al momento la bambina è stata affidata alla coppia di italiani, che ha affittato un appartamento a Buenos Aires impegnandosi con le autorità argentine a non portarla fuori dal paese.

La bambina è nata lo scorso 10 ottobre in una clinica privata di Buenos Aires. Per la legge argentina è figlia della donna che l’ha partorita, un’argentina di 28 anni, e di un’altra persona che ha dato il consenso a diventare genitore (indipendentemente da chi abbia fornito il gamete per la gravidanza): in questo caso si sa solo che l’altro genitore è uno dei due uomini della coppia italiana.

Secondo la ricostruzione fatta dalla Nacion (sia con fonti giudiziarie, sia attraverso l’avvocato che segue la coppia italiana), il 23 e il 24 ottobre l’uomo che è formalmente il padre della bambina aveva provato per due volte a imbarcarsi in due aeroporti diversi di Buenos Aires verso l’Europa, con un’autorizzazione della madre biologica all’ufficio immigrazione. L’obiettivo era con ogni probabilità arrivare in Italia, dove i due uomini avrebbero cresciuto la bambina come loro genitori. In entrambi i casi non ci era riuscito perché i responsabili dell’ufficio immigrazione avevano ritenuto di dover fare accertamenti sul caso dopo aver capito che la bambina non poteva essere stata concepita in modo naturale: la donna che l’ha partorita infatti risiede a Rosario (300 chilometri a nord di Buenos Aires), l’uomo invece in Italia, ed era stato una sola volta in Argentina nell’agosto del 2023. L’ufficio immigrazione aveva allora presentato una denuncia al tribunale competente: così era stata aperta l’indagine che è tuttora in corso.

Il 25 ottobre i due uomini e la donna avevano deciso di partire insieme con la bambina, probabilmente per non dover passare da un’autorizzazione della madre biologica all’ufficio immigrazione. A causa dell’indagine, che a quel punto era già stata aperta, sono stati però fermati prima dell’imbarco.

– Leggi anche: Cosa significa che la gestazione per altri è un “reato universale”

Un funzionario che sta lavorando al caso ha detto alla Nacion che al centro delle indagini ci sarebbe solo la società con sede a Rosario che avrebbe fatto da intermediaria. Su questa società al momento non ci sono quasi informazioni, ma dalle testimonianze raccolte (comprese quelle della donna gestante) sembra che abbia ricevuto dei soldi dalla coppia italiana per trovare la donna che portasse avanti la gravidanza e che alla donna siano stati dati 6 milioni di pesos in contanti, circa 5.500 euro, una cifra che secondo lei sarebbe inferiore a quella inizialmente pattuita.

Secondo le indagini la società avrebbe approfittato della condizione di marginalità della donna, senza un lavoro, un titolo di studio e madre di una figlia piccola. Il funzionario con cui ha parlato La Nacion ha detto che la donna è «in una situazione di estrema vulnerabilità», e per questo si ritiene che il comportamento della società possa essere illecito.

La legalità o illegalità di tutti i singoli passaggi legati alla GPA è comunque difficile da stabilire, dato che in Argentina la pratica non è regolamentata e ci sono pochi precedenti su cui basarsi. Proprio la scorsa settimana la Corte Suprema argentina si è pronunciata su un caso di gestazione per altri, stabilendo che i bambini nati attraverso questa pratica devono essere riconosciuti come figli della donna che li ha partoriti e di un’altra persona che ha dato il proprio informato e libero consenso, indipendentemente da chi abbia fornito i gameti.

La Corte era stata interpellata dai due genitori intenzionali che chiedevano di essere legalmente riconosciuti come genitori unici del bambino, sottraendo alla donna gestante il suo status di genitrice. La decisione della Corte – che ha ammesso come la GPA crei una situazione complicata che non è specificatamente regolata dalla legge – si è basata sull’articolo 562 del codice civile, secondo cui nei casi di fecondazione assistita la filiazione deve essere determinata dal parto, indipendentemente dalla volontà procreativa o dal legame genetico con chi partorisce. La Corte ha anche ricordato che questa norma non può essere modificata da accordi privati fatti ​​tra le parti e ha sottolineato, in conclusione, la necessità di una legislazione specifica sull’argomento che contempli i diritti di tutte le parti coinvolte e garantisca la difesa dell’interesse superiore dei minori.

In Argentina sono in corso altre indagini su casi di gestazione per altri che potrebbero configurarsi come casi di tratta di esseri umani. La procuratrice argentina Alejandra Mángano, a capo dell’ufficio che si occupa di tratta e sfruttamento, sta indagando su più di 100 casi sospetti. Lo scorso luglio nella città argentina di Córdoba sono state inoltre convocate da un tribunale nove persone sospettate di aver reclutato delle donne in condizione di marginalità per fare le gestanti. Tra loro ci sono anche i titolari di due cliniche per la fecondazione assistita, alcuni avvocati e degli psicologi.

Al momento è difficile capire cosa succederà ai due cittadini italiani fermati a Buenos Aires. Repubblica ha scritto che il ministero degli Esteri italiano sta seguendo le indagini e che si stanno muovendo anche le associazioni che si occupano dei diritti dei genitori omosessuali. Non è chiaro comunque quali potrebbero essere le conseguenze per loro e per la bambina se dovessero arrivare in Italia, dove la gestazione per altri è stata resa un “reato universale”: ci sono infatti ancora molti dubbi su come potrà essere applicata la legge da poco approvata dal parlamento italiano (che comunque non è ancora entrata in vigore perché non è ancora stata pubblicata in gazzetta ufficiale).

– Leggi anche: E le coppie che hanno già iniziato la gestazione per altri?