Strava è un problema per la sicurezza dei capi di Stato
Le Monde ha raccontato che le guardie del corpo di Macron, Biden e Putin pubblicano sull'app dedicata alla corsa i loro allenamenti, rivelando informazioni sensibili
Nell’ultima settimana il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato tre inchieste sull’utilizzo da parte delle guardie del corpo di importanti capi di Stato di Strava, un’app molto popolare per la corsa dove le persone possono tenere traccia dei loro allenamenti, incluso il percorso seguito e la durata, e condividerli con altri utenti. Nonostante sia possibile usare l’app in modalità privata, Le Monde ha mostrato che con una semplice ricerca è possibile individuare i profili pubblici di diversi membri delle guardie del corpo del presidente francese Emmanuel Macron, del presidente statunitense Joe Biden, dell’ex presidente Donald Trump, e del presidente russo Vladimir Putin.
A partire da questi dati è possibile ricavare informazioni delicate e sensibili, fra cui in particolare i luoghi dove i leader alloggiano durante le loro visite all’estero, o dove si incontrano con altri capi di Stato. La loro posizione è sempre mantenuta segreta fino all’ultimo per motivi di sicurezza, ma Le Monde ha mostrato come, monitorando le attività su Strava di alcuni agenti che arrivano sul posto qualche giorno prima per il sopralluogo e per mettere in sicurezza l’area, fosse possibile scoprirla in anticipo.
Non è la prima volta che Strava viene considerata un problema in questo campo: nel 2018 l’app, che oggi ha 125 milioni di utenti in tutto il mondo, pubblicò una “mappa delle attività”, ossia una mappa del mondo in cui non era possibile distinguere le corse dei singoli utenti, ma si poteva vedere quali strade fossero più frequentate dagli utilizzatori dell’app. Poco dopo la sua pubblicazione uno studente australiano si rese conto che nel deserto della Siria, dove non ci sarebbe dovuto essere niente, l’app mostrava invece la presenza di alcuni utenti: erano soldati stanziati in una base militare statunitense, di cui si poteva intuire anche la struttura interna sulla base dei percorsi caricati dagli utenti stessi sulla app. Senza volerlo, Strava aveva rivelato la posizione di decine di basi militari in tutto il mondo.
Al tempo diversi ministeri della Difesa, fra cui anche quello francese, avevano detto di aver preso molto seriamente la cosa, ma due anni dopo un’inchiesta del giornale francese Mediapart mostrò come l’app fosse ancora usata in modalità pubblica da un migliaio di soldati francesi, fra cui 200 membri delle forze speciali, che registravano regolarmente i loro allenamenti sia in Francia che durante le missioni all’estero.
– Leggi anche: I tracker per lo sport mostrano informazioni sensibili sulle basi militari nel mondo
Nonostante i precedenti e la possibilità di prendere tutte queste precauzioni, l’inchiesta di Le Monde dimostra come le guardie del corpo dei presidenti di Francia, Stati Uniti e Russia continuino a registrare pubblicamente e quotidianamente le loro attività, con rischi per la sicurezza non solo dei capi di Stato, ma anche delle loro famiglie.
In tutti e tre i casi infatti, una volta trovati i profili su Strava è stato molto facile per i giornalisti risalire al vero nome degli agenti, così come a quello dei loro coniugi, spesso presenti anche loro sull’app, e i loro indirizzi privati.
La prima parte dell’inchiesta di Le Monde si è occupata della presidenza francese: i giornalisti Sébastien Bourdon e Antoine Schirer hanno detto che da soli sono riusciti a rintracciare i profili pubblici su Strava di 12 membri del Gruppo di sicurezza della presidenza della Repubblica (GSPR), responsabile della sicurezza del presidente: facilmente è stato possibile identificare un centinaio di spostamenti delle guardie del corpo francesi fra il 2016 e il 2024, corrispondenti alle destinazioni di visite ufficiali dei presidenti francesi Emmanuel Macron e François Hollande.
In tutti i casi gli agenti arrivavano sul luogo uno o due giorni prima e per 10 visite ufficiali è stato possibile identificare con certezza l’hotel in cui i presidenti avevano alloggiato, semplicemente guardando i percorsi registrati dagli agenti su Strava in quei giorni, dato che il loro punto di partenza e di arrivo corrispondevano con la posizione dell’hotel in cui poi effettivamente il presidente avrebbe alloggiato.
Nel caso di una visita nel settembre del 2020 a Vilnius, in Lituania, l’hotel era anche il luogo dove il presidente francese Macron incontrò Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione bielorussa, in esilio in Lituania.
– Leggi anche: «Se non è su Strava, allora non è successo»
Bourdon e Schirer hanno scritto che è stato altrettanto facile trovare i profili di 26 guardie del corpo di Joe Biden e Donald Trump durante i loro mandati da presidente, ma anche dei vicepresidenti Mike Pence e Kamala Harris, e della first lady Jill Biden, moglie di Joe Biden. In questo caso i giornalisti sono partiti dai profili pubblici delle persone che fra il 2017 e il 2024 avevano corso nei paraggi del centro di addestramento del Secret Service statunitense, l’agenzia che si occupa di proteggere i presidenti e gli ex presidenti, nella periferia di Washington. Dei 150 utilizzatori di Strava individuati, questi 26 erano quelli i cui spostamenti successivi corrispondevano con le visite ufficiali di presidenti.
L’inchiesta di Le Monde è anche rilevante per quanto riguarda le informazioni raccolte sulle guardie del corpo del presidente russo Vladimir Putin, che forse più degli altri è scrupoloso nel mantenere segreti i suoi spostamenti: attraverso l’analisi dei profili su Strava di alcune sue guardie del corpo sarebbe però stato possibile identificare in anticipo il luogo, tenuto fino all’ultimo momento segreto, in cui a settembre del 2023 Putin ha incontrato il dittatore nordcoreano Kim Jong Un.
Bourdon e Schirer hanno inoltre notato come nel 2019, 2021, 2023 e 2024 alcune guardie del corpo di Putin abbiano registrato alcune attività su Strava vicino a due lussuose ville, una sul Mar Nero e una nella Repubblica di Carelia, nel nord della Russia, che Putin nega di possedere, nonostante i suoi oppositori abbiano più volte cercato di dimostrare il contrario.
Le Monde ha specificato che pur essendo stato possibile dimostrare la presenza degli agenti sul luogo in alcuni giorni, non ci sono indizi che provino che Putin fosse effettivamente lì con loro, anche se in due casi i giorni di permanenza delle guardie del corpo nell’area corrispondevano a dei buchi nell’agenda pubblica del presidente.
– Leggi anche: L’inchiesta di Navalny sul presunto palazzo di Putin
Le Monde ha contattato i tre governi prima della pubblicazione dell’inchiesta, esponendo i potenziali rischi per la sicurezza che queste informazioni comportavano: come nel caso delle basi militari nel 2018, il governo statunitense ha detto di aver avvertito gli agenti coinvolti e che avrebbe esaminato il materiale inviato per determinare se fosse necessario cambiare le proprie linee guida in materia.
In seguito però i giornalisti hanno notato che a ridosso dell’uscita dell’inchiesta, 14 dei 26 profili individuati erano ancora in modalità pubblica. Lo stesso è stato per il governo francese: solo 3 dei 12 agenti individuati hanno disattivato il loro profilo prima che venisse pubblicata l’inchiesta. Il governo russo non ha risposto.