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  • Mercoledì 30 ottobre 2024

In Botswana il partito che vince sempre adesso è in crisi

Il BDP ha sempre governato dall’indipendenza del 1966, ma per continuare a farlo ha bisogno di cambiare: si vota oggi

Il presidente del Botswana, Mokgweetsi Masisi, osserva un diamante estratto nel paese, lo scorso 22 agosto
Il presidente del Botswana, Mokgweetsi Masisi, osserva un diamante estratto nel paese, lo scorso 22 agosto (AP)
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Mercoledì in Botswana si vota per rinnovare il parlamento unicamerale, che a sua volta poi eleggerà il nuovo presidente della Repubblica. Nelle undici elezioni seguite all’indipendenza del paese africano dal Regno Unito, nel 1966, ha sempre vinto lo stesso partito: il Partito Democratico (BDP nell’acronimo inglese) di centrodestra. Questa volta per il BDP sarà meno scontato restare al governo, che esprime da 58 anni consecutivi: i suoi consensi sono diminuiti, principalmente per il peggioramento della situazione economica, anche se il sistema elettorale uninominale lo avvantaggia, visto che le due principali forze dell’opposizione stavolta non si sono coalizzate, a differenza del 2019.

In Botswana il presidente è anche capo del governo. Quello attuale è Mokgweetsi Masisi, del BDP, che vorrebbe ottenere un secondo e ultimo mandato quinquennale. Mercoledì gli elettori votano per rinnovare 61 dei 69 seggi dell’Assemblea nazionale, cioè il parlamento: il presidente della Repubblica e il presidente dell’Assemblea sono membri per diritto, altri 6 deputati vengono nominati dal governo (quindi finora dal BDP, che ha sempre avuto la maggioranza).

In questa campagna elettorale, il BDP ha usato uno slogan inusuale per un partito che ha governato così a lungo: ha promesso un cambiamento. Dumelang Saleshando, leader del Partito del Congresso (BCP) di centrosinistra, ha accusato il governo di copiare le idee degli avversari. Nel 2019 il BCP faceva parte della coalizione di centrosinistra Ombrello per il Cambiamento democratico (UDC) ed era stato il partito che aveva ottenuto il maggior numero di seggi nella coalizione. Uno degli altri partiti nell’alleanza era stato il Fronte Nazionale (BNF), che storicamente è il principale partito dell’opposizione ma aveva ottenuto meno seggi del BCP, a causa del sistema elettorale. Stavolta il BCP si presenta da solo.

Quest’anno partecipa per la prima volta alle elezioni il Fronte Patriottico (BPF), un partito populista nato nel 2019 da una scissione del BDP e guidato da Ian Khama, presidente tra il 2008 e il 2018, di cui Masisi era stato vicepresidente. Ian Khama è tra l’altro il figlio di Seretse Khama, che fu il primo presidente del Botswana dopo l’indipendenza e governò per 14 anni. Nel 2021 Ian Khama era andato in esilio in Sudafrica, accusando Masisi di aver assunto atteggiamenti autoritari e di averlo fatto incriminare per ragioni politiche, ma a settembre è tornato nel paese per fare campagna per il BPF.

Il principale tema della campagna elettorale è stato l’economia. Il Botswana è il secondo più grande produttore di diamanti naturali dopo la Russia: i diamanti valgono l’80 per cento delle sue esportazioni e un quarto del Prodotto interno lordo. Nei primi sei mesi del 2024, però, si sono dimezzate le vendite dei diamanti della Debswana, la società posseduta dal governo e De Beers, la più grande azienda che rinviene, lavora e commercializza diamanti al mondo (di proprietà della multinazionale britannica Anglo American).

Il calo delle vendite ha ridotto le entrate dello stato: per esempio, ci sono stati ritardi nel pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici. Masisi è stato accusato di non aver diversificato abbastanza l’economia negli ultimi anni, ma ha rivendicato il nuovo accordo decennale raggiunto nel 2023 con De Beers, in base al quale al Botswana spetterà una percentuale crescente dei propri diamanti grezzi con il passare del tempo: inizialmente il 30 per cento, che diventerà il 40 tra quattro anni e poi il 50 entro il 2033.

Anche per effetto delle minori entrate, nel paese la disoccupazione ha raggiunto il 27 per cento, e quella giovanile ha superato il 45 per cento. Il governo non ha finora adottato misure di austerità economica anche per non perdere consensi prima delle elezioni. Il 69 per cento degli intervistati del sondaggio Afrobarometro del 2022 (condotto in 42 paesi africani) disapprovava l’operato del presidente Masisi. Circa un milione di persone si è registrato per votare, su una popolazione di 2,3 milioni di abitanti.

Come detto, nonostante la delusione di un pezzo dell’elettorato, il sistema elettorale maggioritario avvantaggia il partito più grande. Ognuno dei 61 seggi viene assegnato al partito che arriva primo in quello specifico collegio elettorale: non importa quindi se le forze dell’opposizione, che si presentano divise, ottengono complessivamente una percentuale più alta di quella del BDP, al BDP basta arrivare davanti agli altri partiti.

L’opposizione ha tre candidati presidenti: Duma Boko (UDC), Saleshando (BCP) e Mephato Reatile (BPF). Alle scorse elezioni l’UDC denunciò brogli alla Corte Suprema, che però respinse il ricorso. Il Commonwealth (l’associazione internazionale di cui fanno parte 56 paesi, quasi tutti dell’ex impero coloniale britannico, tra i quali il Botswana) invierà una squadra di osservatori per monitorare le elezioni. Il Botswana è considerato una delle democrazie più stabili dell’Africa e in passato non ci sono state irregolarità alle elezioni.

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