• Mondo
  • Mercoledì 30 ottobre 2024

Il “discorso finale” di Kamala Harris a Washington

È quello in cui ha riassunto tutta la sua campagna elettorale, e si è tenuto nell'esatto luogo dove Trump fomentò i rivoltosi il giorno dell'assalto al Congresso

Kamala Harris parla a Washington il 29 ottobre, con la Casa Bianca alle spalle
Kamala Harris parla a Washington il 29 ottobre, con la Casa Bianca alle spalle (Kent Nishimura/Getty Images)
Caricamento player

Kamala Harris ha tenuto martedì sera a Washington il suo discorso finale della campagna elettorale: non è l’ultimo che farà prima delle elezioni di martedì, ma è il più importante, e quello in cui ha cercato di riassumere i valori della sua candidatura e della sua eventuale futura presidenza. Nel discorso, Harris ha anche attaccato Donald Trump e cercato di evidenziare il pericolo a cui gli Stati Uniti andrebbero incontro se fosse eletto: tra le altre cose l’ha definito un «tiranno capriccioso», «ossessionato dalla vendetta».

Harris ha tenuto il suo discorso davanti a 75 mila persone (la sua platea più ampia finora) all’Ellissi di Washington, un grande parco che si trova immediatamente a sud della Casa Bianca, che era ben visibile dietro alle sue spalle mentre parlava. «Donald Trump ha trascorso gli ultimi dieci anni cercando di tenere gli americani divisi e spaventati gli uni degli altri, lui è questo. Ma America, oggi vi dico: noi non siamo questo».

Quello tenuto da Harris a Washington è stato definito dai media e dal suo stesso comitato elettorale come il suo «closing argument», cioè discorso di chiusura, discorso finale, anche se non sarà l’ultimo: Harris (così come Trump) continuerà a tenere comizi in giro per gli Stati Uniti fino all’ultimo giorno di campagna.

Ma se finora Harris aveva usato per i comizi sempre lo stesso modello di discorso che veniva riadattato di evento in evento (definito in gergo “stump”), da oggi in poi pronuncerà versioni alternative del discorso di Washington, in cui appunto ha cercato di tirare le fila di tutta la campagna elettorale.

Harris ha parlato delle sue origini e dei suoi valori: ha parlato della sua carriera da procuratrice, in cui ha detto di aver lavorato a lungo per il bene pubblico e di aver sviluppato «un istinto di protezione» verso i più deboli. Ha parlato della sua giovinezza nella classe media – cioè la categoria di elettori più ampia e ambita – e dell’influenza di sua madre.

Ha cercato di presentarsi come una candidata unitaria, capace di rispondere alle esigenze non soltanto dei suoi sostenitori, ma di tutti gli Stati Uniti. Anche per questo l’enorme pubblico dell’Ellissi non aveva i soliti manifesti con i nomi dei candidati Harris-Walz (Tim Walz è il candidato vicepresidente), ma bandiere americane e manifesti neutri e patriottici, con le scritte “USA” o “Freedom”, libertà.

Il comizio di Kamala Harris a Washington il 29 ottobre

Il comizio di Kamala Harris a Washington il 29 ottobre (Kent Nishimura/Getty Images)

Soprattutto, Harris ha parlato di Donald Trump, e cercato di mettere in luce la differenza tra le loro due candidature. «Prometto di ascoltare gli esperti, di ascoltare le persone su cui avranno effetto le decisioni che prenderò e di ascoltare le persone che non sono d’accordo con me», ha detto. «Al contrario di Donald Trump, non penso che le persone che non sono d’accordo con me siano il nemico. Lui le vuole mettere in prigione. Io voglio dare loro una sedia al mio tavolo».

Anche la scelta di tenere il proprio discorso finale all’Ellissi è stata simbolica. L’Ellissi è il luogo dove Donald Trump tenne un discorso ai suoi sostenitori il 6 gennaio del 2021, subito prima che questi andassero ad assaltare il Congresso degli Stati Uniti per cercare di impedire la certificazione del risultato delle elezioni del 2020. Per molti quel discorso (in cui disse tra l’altro: «Se non combattete durissimo, il paese è spacciato») contribuì a esaltare e fomentare i rivoltosi.

Harris ha detto, parlando di Donald Trump: «È la persona che si trovava in questo esatto punto quasi quattro anni fa e inviò una massa di rivoltosi contro il Congresso degli Stati Uniti per sovvertire il volere del popolo in un’elezione libera, un’elezione che sapeva di aver perso».