L’allerta a Valencia è stata data troppo tardi?
La Comunità Valenciana ha informato la popolazione solo dopo ore di forti piogge, quando molte persone erano già intrappolate per l'alluvione
Le comunità autonome del sud-est della Spagna più colpite dalle alluvioni delle ultime ore sono quella di Castiglia-La Mancia e soprattutto quella di Valencia, dove al momento sono state accertate almeno 95 persone morte e altre decine risultano disperse. Sui giornali spagnoli si sta cominciando a discutere degli intoppi nel sistema di allerta alla popolazione, che nonostante le previsioni meteo è scattato solo nella serata di martedì, dopo ore di piogge intense, quando molte persone erano già alle prese con case allagate, frane e strade invase dal fango.
In Spagna esiste un sistema di allarme pubblico chiamato Es-Alert, che invia un messaggio di allerta sugli smartphone delle persone. Martedì è stato attivato solo dopo le 20, più di dodici ore dopo rispetto all’allerta rossa emessa dall’agenzia statale di meteorologia (Aemet). A quel punto in diversi comuni dell’area metropolitana di Valencia fiumi e torrenti erano esondati, le strade erano state interrotte da frane e le case allagate. In alcune località l’allerta è arrivata dopo le 21, quando molte persone avevano già cominciato ad arrangiarsi e a organizzarsi in autonomia tramite WhatsApp.
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El País ha ripercorso la cronologia degli eventi a partire dall’allerta rossa emessa alle 7:30 di martedì mattina dall’Aemet, che avvertiva del rischio molto elevato per la popolazione delle due comunità autonome (enti locali simili alle regioni italiane) a causa di fenomeni «insoliti e di intensità eccezionale». Attorno alle 10, quando stava piovendo molto forte già da ore, il centro di coordinamento per le emergenze (112) aveva diffuso sui social la notizia dell’allerta rossa per tutta l’area attorno a Valencia, che solo in città ha oltre 800mila abitanti, attivando i piani di emergenza.
Poco dopo l’ente territoriale che controlla i livelli delle acque del fiume Júcar, a sud della città, aveva avvisato tramite X della fuoriuscita delle acque dagli argini del fiume Manuel, di una «crescita considerevole» di quelle dell’Albaida, un affluente dello Júcar, e di un grande accumulo di acque anche nel Magro, un altro affluente. Attorno alle 12 sempre tramite i social network il 112 aveva emesso un avviso speciale di allerta idrogeologica per i residenti dei comuni attraversati dal torrente Poyo, a ovest di Valencia. Non era però stato emesso alcun avviso diretto alla popolazione.
In una conferenza stampa tenuta alle 13 il presidente della Comunità Valenciana, Carlos Mazón, aveva detto che, in base alle previsioni, i temporali sul territorio sarebbero diminuiti di intensità attorno alle 18; al contempo sui suoi social network invitava la popolazione a essere prudente negli spostamenti. Solo dopo le 16 di martedì pomeriggio era stata convocata una riunione del Centro di coordinamento operativo integrato, l’ente che ha il compito di gestire gli interventi di emergenza e che in queste ore sta dando informazioni sulla situazione.
L’allerta tramite Es-Alert è stata diffusa solo in serata. Il messaggio avvertiva di «forti piogge» e tra le altre cose diceva di evitare gli spostamenti in auto.
Secondo quanto ha scritto il sito di notizie Diario, il numero di emergenza del 112 ha rischiato il collasso a causa della quantità di chiamate ricevute, ma il servizio non si è mai interrotto. In seguito è stata attivata un’altra linea dedicata ai familiari delle persone disperse. Il sistema di allarme pubblico ha inviato un nuovo messaggio automatico attorno alle 7 di mercoledì mattina, quando circolava già la notizia delle prime persone morte, mentre alle 10:24 ne è arrivato un terzo.
Fonti della presidenza della Comunità Valenciana citate dal País hanno difeso i tempi di risposta delle istituzioni, sostenendo che i livelli di allerta siano stati stabiliti in base ai dati a disposizione nella giornata di martedì, in maniera progressiva. Una delle critiche principali rivolte dai giornali spagnoli a Mazón tuttavia è che, pochi mesi dopo il suo insediamento come presidente, aveva chiuso l’Unità valenciana di emergenza, l’ente incaricato di fornire una risposta rapida e coordinata in caso di gravi calamità come le alluvioni di questi giorni.
Félix Francés García, direttore dell’istituto di ingegneria ambientale del Politecnico di Valencia, ha ricordato che le inondazioni non si possono bloccare, però il rischio per la popolazione si può limitare.
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