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  • Martedì 29 ottobre 2024

A San Benedetto Val di Sambro si è riattivata una grande frana di 30 anni fa

Avanza velocemente e ha interrotto un torrente, che potrebbe allagare il piccolo paese sull'Appennino bolognese

La frana a San Benedetto Val di Sambro, sull'Appennino bolognese (Foto pubblicata sul profilo Facebook del sindaco Alessandro Santoni)
La frana a San Benedetto Val di Sambro, sull'Appennino bolognese (Foto pubblicata sul profilo Facebook del sindaco Alessandro Santoni)
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Da martedì scorso San Benedetto Val di Sambro, un piccolo comune sull’Appennino bolognese nella città metropolitana di Bologna, è alle prese con una grande frana che sta avanzando velocemente verso valle. La frana si estende per circa un chilometro e mezzo in località La Ca’ di Sotto e ha un fronte largo 300 metri. Si era formata per la prima volta trent’anni fa: l’alluvione nel bolognese di dieci giorni fa, la quarta in Emilia-Romagna nell’ultimo anno e mezzo, l’ha riattivata, e quindi la frana ha ripreso a muoversi.

I tecnici della Regione che sono al lavoro a San Benedetto in questi giorni stimano che la frana avanzi tra i 10 e i 15 metri al giorno. Si tratta di una stima però solo indicativa perché, spiegano, il movimento non è costante e il dissesto segue una sorta di andamento a ventaglio, con valori diversi a seconda dei punti di osservazione.

Il problema non è tanto la frana in sé ma il fatto che i detriti trascinati dalla frana abbiano ostruito il torrente Sambro, un affluente del fiume Setta che passa vicino a San Benedetto, facendo aumentare l’acqua in un invaso in quel punto e formando un piccolo lago, come era successo nel 1994. Questo lago si trova vicino ad alcune frazioni di San Benedetto Val di Sambro, a valle: il rischio a questo punto è che il livello dell’acqua si alzi troppo perché non può defluire, e finisca per tracimare e riversarsi sull’abitato e sulle strade. Per evitare questa situazione, trent’anni fa, dopo la prima frana, era stato creato un impianto per portare l’acqua in eccesso a valle attraverso alcune condotte. L’impianto però ora è stato danneggiato dai detriti, e si è riformato il lago.

«Quando la frana si è riattivata ha distrutto il sistema di scarico dell’acqua. In pratica, dobbiamo ripartire da zero», dice il sindaco di San Benedetto Val di Sambro, Alessandro Santoni. Come intervento d’emergenza è stato installato un sistema di pompaggio attraverso undici idrovore che permette di smaltire l’acqua. Nel frattempo i tecnici stanno provando anche a riavviare l’impianto rotto recuperando le poche condotte che non sono state rovinate. «Purtroppo questa frana è più grave di quella del 1994, parliamo di venti milioni di metri cubi di detriti. Gli interventi definitivi dovranno essere ripensati daccapo», dice Santoni.

In via precauzionale una settimana fa sono state evacuate dieci persone, che si trovano ancora fuori casa. Il comune ha messo a disposizione alcune stanze d’albergo e ha attivato un percorso di assistenza con i servizi sociali per chi volesse richiederlo.

Volontari e volontarie ripuliscono le case sommerse dal fango a Bologna, 21 ottobre 2024 (Ansa/Max Cavallari)

Oltre a San Benedetto Val di Sambro, restano anche altre situazioni critiche in Emilia-Romagna in seguito all’ultima alluvione. A Campotto, frazione di Argenta in provincia di Ferrara, stanno ancora lavorando per ripristinare l’argine rotto del fiume Idice, che la settimana scorsa aveva allagato l’abitato. Al momento l’acqua non sta più uscendo, oggi dovrebbe essere raggiunta e chiusa la breccia che si era formata nell’argine. A San Salvatore, frazione del comune di Medicina nella città metropolitana di Bologna, è stata ricostruita parte dell’argine rotto dal torrente Quaderna: entro la settimana l’intervento dovrebbe essere completato. A Novellara, in provincia di Reggio Emilia, si sta lavorando ancora per liberare strade e case dall’acqua grazie all’aiuto dei volontari. Anche a Bologna centinaia di volontari stanno ancora spalando il fango che si era riversato sulle strade del centro storico e la situazione sta lentamente migliorando. Domenica hanno riaperto i parchi cittadini e da lunedì anche le scuole.

Secondo l’ultimo aggiornamento della Regione, lunedì c’erano ancora 1.052 persone evacuate in tutta l’Emilia-Romagna, di cui 613 in provincia di Bologna, 247 in provincia di Reggio Emilia e 192 in quella di Parma. I numeri sono in continuo aggiornamento perché le persone stanno rientrando man mano nelle loro case, quando i singoli comuni revocano le ordinanze di evacuazione.

Lunedì la presidente regionale e commissaria per l’alluvione in Emilia-Romagna, Irene Priolo, ha scritto su Facebook di avere chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni i primi 50 milioni di euro per lo stato di emergenza. Priolo ha inoltre chiesto a Meloni di finanziare «quanto prima» con 877 milioni di euro gli interventi più urgenti del “piano speciale per la ricostruzione”, cioè l’insieme di interventi per ridurre il rischio di dissesto idrogeologico nella regione. Il piano, che secondo le stime vale in totale 4,5 miliardi di euro, è pensato sul medio e lungo periodo, e prevede la costruzione di opere più grandi e impegnative rispetto a quelle già presenti: bacini di laminazione, nuovi canali, nuovi argini.

Sempre lunedì Priolo ha incontrato a Roma Francesco Figliuolo, commissario straordinario per le prime alluvioni in Emilia-Romagna, per parlare delle risorse economiche del piano. Da quanto scrive la stessa Priolo, dall’incontro sembrano essere emerse alcune criticità relative ai fondi da stanziare. Priolo scrive che non si aspetta di ricevere subito i 4,5 miliardi di euro, ma ribadisce l’urgenza di inserire nella legge di bilancio almeno i fondi per le opere più urgenti da iniziare già nel 2025 e nel 2026.