Ogni giorno l’intelligence ucraina deve correre più forte dell’intelligence russa
Per fermare gli ucraini che si fanno reclutare in segreto dalla Russia e le loro operazioni di sabotaggio
di Daniele Raineri
L’intelligence russa è conosciuta con la sigla Fsb e recluta ucraini in segreto per compiere operazioni di sabotaggio e spionaggio in tutta l’Ucraina. Il servizio di sicurezza ucraino è conosciuto con la sigla Sbu e si occupa di scoprire queste reclute e di bloccare i loro piani.
Le spie russe sono aggressive, vogliono uccidere politici e generali, origliare le riunioni di governo e il quartier generale dell’esercito, trovare e distruggere i depositi di armi occidentali. Si accontentano anche di penetrare uffici e caserme minori perché va bene tutto pur di destabilizzare l’Ucraina.
L’Sbu tappa i buchi nella sicurezza, ma è fatale che non possa arrivare in tempo dappertutto. Lo scontro tra queste due intelligence genera una grande quantità di operazioni, che non appare fra le notizie internazionali a differenza delle battaglie combattute al fronte.
Un agente dell’Sbu dice al Post che un soldato ucraino era stato assoldato in segreto dai servizi segreti russi e progettava di uccidere i suoi superiori in una caserma di Zaporizhzhia, una grande città nel sud del paese. Tra gli incarichi che il soldato sbrigava ogni giorno c’era anche quello di addetto alla lavanderia. Il piano ideato assieme agli agenti russi era contaminare con un veleno la biancheria degli ufficiali. Prima o poi l’avrebbero indossata, il veleno sarebbe venuto a contatto con la pelle e sarebbero morti nel giro di qualche ora.
L’avvelenamento sarebbe stato un attacco a sorpresa ai generali che comandano il fronte meridionale della guerra. Il militare è stato arrestato a marzo mentre sonnecchiava sulla sua brandina ed è stato incriminato per alto tradimento. L’agente ucraino che ha lavorato al caso e lo racconta non può essere citato con nome e cognome per ragioni di sicurezza.
Questo dell’avvelenamento via biancheria è uno schema già usato dai servizi segreti russi nell’agosto 2020 contro Alexei Navalny, che allora era l’oppositore più conosciuto del presidente Vladimir Putin, e c’è il sospetto che sia stato sperimentato con successo altre volte.
Secondo la ricostruzione più accreditata, pubblicata dal sito investigativo Bellingcat, nel 2020 i sicari russi riuscirono a entrare dentro la stanza d’hotel di Navalny e ad applicare una variante di un agente nervino potente, il Novichok, sul cavallo di un paio di suoi boxer. Navalny entrò in coma mentre era a bordo di un volo di linea e si salvò soltanto per una serie di circostanze fortunate.
L’agente racconta che il soldato ucraino era stato messo sotto sorveglianza perché si era lasciato sfuggire commenti favorevoli all’invasione russa, era sospettato di essere un doppiogiochista e i suoi superiori avevano intenzione di cacciarlo.
«I russi avevano offerto al soldato, nel caso avessero occupato Zaporizhzhia, il posto di capo di un cosiddetto gruppo di rastrellamento. Avrebbe avuto il compito di catturare le persone indicate in un elenco compilato dai servizi russi. Tra queste persone c’erano partecipanti all’operazione antiterrorismo (così in Ucraina si chiama la campagna militare in Donbass tra 2014 e 2022), militari, forze dell’ordine, politici, attivisti e altri», spiega l’uomo dell’Sbu.
Prima dell’invasione i servizi russi avevano compilato liste degli ucraini che dovevano essere arrestati e chiusi in campi speciali di prigionia. Anche l’esistenza di queste liste spiega perché i funzionari dell’Sbu non danno il nome completo quando parlano con i media, indossano passamontagna durante gli arresti e non vogliono farsi identificare in pubblico.
Il padre del soldato arrestato era stato ambasciatore a Cuba ai tempi dell’Unione Sovietica. Lui sostiene che suo padre fosse anche un agente del Kgb (lo spionaggio sovietico conosciuto per i suoi metodi aggressivi) e che pure sua madre lo fosse, con il grado di maggiore. Questo è l’ambiente in cui è cresciuto, aggiunge l’agente e dice: «Voleva avvelenare il suo diretto superiore anche perché quello aveva capito che era un traditore».
Assieme al soldato è stato arrestato un altro ucraino, era l’autista del capo dell’amministrazione militare di un distretto a Zaporizhzhia e quindi dopo ogni bombardamento aveva una buona scusa per andare a vedere sul posto. Faceva ai suoi contatti in Russia rapporti dettagliati sui danni, sulle vittime, sull’accuratezza del missile e su tutto quello che poteva servire per colpire meglio la città.
«Il padre di questo autista era un uomo molto attaccato all’Unione Sovietica e di conseguenza anche lui è cresciuto con le stesse idee. Si sono trovati con il soldato grazie agli interessi in comune e poi si sono messi a guidare per la città raccogliendo informazioni e passandole alla Federazione russa», spiega la fonte.
Assieme il militare e l’autista hanno fatto decine di operazioni per conto dell’Fsb (la fonte dice il numero esatto, ma poi chiede di non pubblicarlo per non dare inavvertitamente informazioni ai servizi russi). Se consideriamo gli attacchi missilistici, dice l’agente, potrebbero averne guidati tra i 10 e i 15. «A un certo punto hanno iniziato a divertirsi con questo incarico. Passavano le coordinate e poi un missile balistico arrivava dove avevano detto loro». Abbiamo chiesto all’autista: «se tu potessi tornare indietro nel tempo, cambieresti qualcosa?» Lui ha risposto: «No, farei esattamente la stessa cosa».
Queste persone ideologizzate secondo l’agente «sono le più terrificanti, perché sono pronte a compiere qualsiasi operazione e non lo fanno nemmeno per i soldi».
Tutte le settimane ci sono casi di persone arrestate perché collaboravano con i servizi russi, di solito meno gravi. Si vengono a sapere grazie ai comunicati stampa dell’Sbu, in un formato che ormai è canonizzato, con foto di agenti in mimetica dentro stanze da letto brutte che stringono un arrestato. Sempre con il volto e i tatuaggi oscurati perché finché non c’è il giudizio definitivo gli incriminati hanno diritto all’anonimato.
Queste storie non riguardano soltanto la sicurezza in tempo di guerra. Riguardano anche la psiche della popolazione ucraina: che cosa teme di più, che cosa desidera di più e come si immagina il futuro dopo anni di invasione. Russia e Ucraina hanno condiviso lunghi tratti di storia assieme, il paese è finito spesso sotto il controllo di Mosca, molti ucraini parlano il russo e a un certo punto la gente ha dovuto decidere se credere oppure no all’indipendenza da Putin e all’esistenza dell’Ucraina. Il fatto che alcuni tramino contro e lo facciano assieme ai russi è considerato un affronto.
– Leggi anche: In Donbass gli ucraini perdono terreno, ma dicono di non avere mai ucciso così tanti russi
Yevhen è alto, 38 anni, scarpe da ginnastica e giacca di pelle nera, è un ufficiale dell’Sbu che ha scoperto una rete di nove spie ucraine sparpagliate in sei regioni e tutte assoldate da remoto da uno stesso agente dell’Fsb in Russia. Tra gli arrestati ci sono anche due funzionarie che lavoravano nei municipi di Odessa e Dnipro e nel tempo libero andavano a vedere come sono piazzate le difese antiaeree e dove sono le centraline più importanti nella rete elettrica.
Yehven partecipa anche ai raid negli appartamenti per arrestare le presunte spie, che spesso resistono. «Chi si occupa delle catture ha già sperimentato un po’ tutte le forme di resistenza, con coltelli, asce, proiettili e bombole di gas. Quando ci sono cellule sparse in più città facciamo gli arresti in simultanea così non hanno il tempo di avvertirsi fra loro».
Dice l’ufficiale che il luogo più bazzicato dai reclutatori russi per trovare ucraini che si lascino assoldare sono le chat online dove si fa il tifo per la Russia e per l’occupazione. C’è una logica. Il luogo dove trovare più agenti filorussi è dove ci sono più filorussi. «In generale, sono persone moralmente deboli. Incolpano tutti per i loro problemi. Sono persone che non sono riuscite a realizzarsi. Incolpano il governo, il sistema politico o chiunque tranne se stessi».
I servizi russi fanno sentire queste persone importanti e loro cominciano a crederci, si sentono parte di qualcosa di grande, gli piace, continua Yevhen. «Non si rendono conto che vengono semplicemente usate finché possono dare qualcosa e poi saranno dimenticate o eliminate in modo che non forniscano informazioni».
L’ufficiale dell’Sbu aggiunge che non c’è un limite di età, le reclute possono essere adolescenti che si fanno convincere a fare piccole operazioni per denaro oppure sessantenni. «I ragazzini danno fuoco alle automobili dei militari. I russi chiedono di fare questa cosa un po’ per aumentare il senso di destabilizzazione, un po’ perché le automobili sono utili per spostare i soldati e quindi perderle è un danno». Il compenso viene pagato spesso con transazioni online e in criptovalute.
Un metodo diffuso di reclutamento è il ricatto con inganno, aggiunge Yevhen. I servizi segreti russi vanno a vedere sui social media gli annunci delle famiglie ucraine che cercano notizie dei soldati dispersi, le contattano, dicono che il loro familiare è stato catturato e se collaborano sarà trattato meglio e sarà liberato. Nella stragrande maggioranza dei casi non è vero nulla, non ci sarà alcun effetto sul prigioniero, se pure fosse vero che un prigioniero di guerra c’è.
Serhiy, soltanto il nome, è un funzionario dell’Sbu e si fa trovare davanti ai resti del ristorante Ria di Kramatorsk. Ci sono muri e infissi sfondati. Il 28 giugno del 2023 un missile Iskander russo ha centrato il locale all’ora di cena e ha ucciso tredici persone, tra loro c’erano anche la scrittrice ucraina Victoria Amelina, abbastanza famosa da essere tradotta in otto lingue, due gemelle di quattordici anni, una ragazza di diciassette.
Abitanti di Kramatorsk che preferiscono non essere citati per nome dicono al Post che quella sera dentro al ristorante c’erano giovani che festeggiavano la fine degli esami a scuola e c’era anche il compleanno di un comandante militare ucraino e che lui fosse il bersaglio. L’Sbu sostiene che le fonti si sbaglino: il compleanno del comandante in questione non c’è stato perché era stato rimandato. Ma la spia reclutata dai russi ha chiamato lo stesso un missile balistico Iskander sul ristorante.
Quella sera, spiega Serhiy, l’Sbu ha guardato i tabulati telefonici, ha fatto un elenco delle persone attorno al Ria e ha esaminato i filmati delle telecamere. Ha notato un uomo in bicicletta, un impiegato dell’azienda del gas di 56 anni, e ha incrociato i dati. L’uomo era un frequentatore assiduo di chat filorusse. Sono andati a casa sua, sul suo telefono c’erano i messaggi con i contatti dell’Fsb in Russia e il video girato al Ria che aveva spedito loro meno di un’ora prima del bombardamento.
L’informatore era in contatto con l’Fsb fin dal 2014, ma quello era stato il primo e unico attacco con missile al quale aveva collaborato. «Sapeva che sarebbero morti dei ragazzi e dei civili, ma l’ha fatto lo stesso, non ha una coscienza», dice Serhiy. «L’ha fatto per ideologia. Questa gente vuole tornare ai tempi dell’Unione Sovietica, quando poteva mangiare una salsiccia per due grivnia e bere una bottiglia di vodka per quattro grivnia».
Quattro grivnia sono nove centesimi di euro.