Lo stato dove Kamala Harris non può perdere
È la Pennsylvania, il più importante degli stati in bilico, dove quattro anni fa Joe Biden vinse con pochissimo margine
Alle elezioni presidenziali statunitensi del prossimo 5 novembre la Pennsylvania è considerata il più importante dei sette stati in bilico: è anche quello in cui la candidata Democratica Kamala Harris non può permettersi di perdere, senza compromettere la possibilità di diventare presidente. Per questo, nelle ultime settimane sia Harris che il suo avversario Repubblicano Donald Trump stanno dedicando molto tempo alla Pennsylvania, dove i loro comitati organizzano quotidianamente comizi, raccolte fondi e attività porta a porta, e stanno spendendo cifre ingenti per mostrare i loro spot pubblicitari in tv e sui social.
A queste elezioni gli stati in bilico, ossia quelli dove i due candidati sono molto vicini nei sondaggi e il cui esito determinerà il risultato finale, sono North Carolina, Arizona, Georgia, Nevada, Wisconsin, Michigan e appunto Pennsylvania. Quest’ultima è la più popolosa, e di conseguenza quella che mette in palio il maggior numero di grandi elettori, 19.
In base al sistema elettorale statunitense, per diventare presidente è necessario vincere in abbastanza stati per accumulare almeno 270 grandi elettori. La Pennsylvania è spesso definita da sondaggisti ed esperti come il “tipping point state”, cioè lo stato che probabilmente determinerà l’esito dell’elezione assegnando al o alla candidata vincente i grandi elettori che gli o le permetteranno di raggiungere la soglia.
Tra il 1° gennaio 2023 e lo scorso 8 ottobre, la campagna elettorale di Harris e le varie organizzazioni di raccolta fondi affiliate al Partito Democratico (i cosiddetti “Super PAC”) hanno speso 180 milioni di dollari in pubblicità in Pennsylvania: è la cifra di gran lunga più alta tra tutti gli stati in bilico, e superiore anche a quella di Georgia e Wisconsin messi insieme, per esempio. Specularmente, i Repubblicani hanno speso 170 milioni di dollari, e le cifre continueranno ad aumentare fino al 5 novembre.
Sia Harris che Trump stanno visitando spesso le varie contee dello stato. Pochi giorni fa, per esempio, Harris ha tenuto un comizio nella contea di Chester insieme a Liz Cheney, la figlia dell’ex vicepresidente Dick Cheney e nota esponente del Partito Repubblicano che però ha deciso di sostenerla.
È anche lo stato dove, lo scorso agosto, Harris annunciò che il suo candidato alla vicepresidenza sarebbe stato Tim Walz. Nelle settimane precedenti si era a lungo parlato della possibilità che Harris scegliesse proprio il governatore della Pennsylvania, il Democratico Josh Shapiro, considerato un moderato molto competente e capace di ottenere il consenso anche di elettori conservatori. Alla fine però fu scartato per vari motivi, tra cui la mancanza di affinità personale con Harris. Shapiro sta comunque continuando a fare campagna per Harris, insieme ai governatori Democratici di altri stati in bilico.
Pochi giorni fa invece Trump aveva visitato un McDonald’s a Feasterville-Trevose, sempre in Pennsylvania, dove aveva indossato il grembiule e servito patatine fritte (il locale era stato chiuso al pubblico per l’evento). Sempre in Pennsylvania, lo scorso 14 ottobre Trump ha deciso di interrompere un comizio per mettersi ad ascoltare la musica, ballando sul palco per circa mezz’ora, in modo molto irrituale.
A Butler, nella parte centro-occidentale della Pennsylvania, lo scorso 13 luglio un ragazzo di vent’anni aveva sparato a Trump durante un comizio, ferendolo in modo non grave all’orecchio destro e uccidendo una persona nel pubblico. Lo scorso 5 ottobre, un mese esatto prima delle elezioni, Trump è tornato a Butler per tenere un altro comizio in compagnia dell’imprenditore Elon Musk, proprietario di Tesla e SpaceX e proprietario del social network X, che negli ultimi mesi è diventato uno dei suoi principali sostenitori.
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Al momento i sondaggi relativi alla Pennsylvania indicano una situazione di sostanziale parità tra Harris e Trump. In parte questo è dovuto alla conformazione demografica dello stato, che viene spesso definito come un “microcosmo” e rispecchia l’eterogeneità della società statunitense.
Secondo l’ultimo censimento, del 2020, in Pennsylvania vivono poco più di 13 milioni di persone. Circa il 10 per cento della popolazione è nera, l’8 per cento ha origini latinoamericane e il 4 per cento asiatiche: sono segmenti demografici che tradizionalmente votano in maggioranza per il Partito Democratico, ma che negli ultimi anni si stanno spostando a destra avvicinandosi ai Repubblicani. Nello stato ci sono grandi centri urbani come Pittsburgh e Philadelphia, dove da decenni vincono i Democratici, ma anche zone rurali che favoriscono i Repubblicani.
Dal 1992 al 2020 alle elezioni presidenziali in Pennsylvania hanno sempre vinto i Democratici, con un’unica eccezione: il 2016, quando Trump (che era candidato anche otto anni fa) vinse in tutti i tre stati del cosiddetto “Blue wall”, ossia Pennsylvania, Wisconsin e Michigan, e diventò presidente. Nel 2020, il candidato Democratico e presidente uscente Joe Biden vinse in Pennsylvania con il 50,01 per cento dei voti, mentre Trump ottenne il 48,84 per cento.
Negli ultimi mesi gli abitanti della Pennsylvania – e soprattutto quelli appartenenti ad alcuni specifici gruppi demografici considerati contendibili, come i neri o i giovani – stanno ricevendo un gran numero di messaggi sul cellulare, mail e telefonate, alla tv e sui social vedono gli spot elettorali, e i volontari bussano alle loro porte per convincerli a votare per uno o l’altro candidato. «Sono nato in Pennsylvania e ho vissuto qui durante molte elezioni […] ma non ho mai visto nulla di simile a quello che sta succedendo questo autunno», ha detto al New York Times Christopher Borick, docente di Scienze politiche al Muhlenberg College di Allentown.