Come ci finì questo pendolo sulle scrivanie di mezzo mondo

Negli anni '70 e '80 il pendolo di Newton si vedeva un po' dappertutto: a renderlo popolare fu una piccola azienda inglese

un pendolo di newton
(Sören Funk via Unsplash)
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Le scrivanie dei personaggi interpretati da Henry Winkler in Night Shift, Dustin Hoffman in Cane di paglia e Rob Lowe nella serie The West Wing hanno tutte una cosa in comune: un pendolo di Newton, il particolare pendolo composto da una serie di sfere che si muovono sbattendo le une contro le altre. Era un soprammobile considerato sofisticato, ed è anche per questo che tra gli anni Settanta e Ottanta si diffuse in particolare negli uffici dei direttori di grandi aziende o comunque di funzionari importanti. Di recente è stato pubblicato un libro che parla anche del suo modello più popolare, quello inventato nel 1967 dalla piccola azienda inglese Loncraine Broxton.

La prima struttura a pendolo per dimostrare il principio di conservazione della quantità di moto si deve al fisico francese Edme Mariotte nella seconda metà del Seicento. Il nome “pendolo di Newton” tuttavia lo inventò l’attore e doppiatore inglese Simon Pebble, che lo usò nel 1967 per pubblicizzare una prima versione commerciale di quello che abbiamo in mente oggi, che era fatta con una struttura di legno su cui erano installati cavi e cinque sfere di metallo. Serviva banalmente come gioco, oppure appunto per mostrare come interagiscono i corpi tra loro, partendo dal principio che in un sistema isolato la quantità di moto rimane costante.

Ma sempre nel 1967 fu inventata anche la Ballrace, la versione del pendolo di Newton della Loncraine Broxton. La idearono Richard Loncraine e Peter Broxton, che come ha raccontato il Guardian avevano studiato arte insieme e che si occupavano di creare oggetti di design, sculture e rompicapi che venivano venduti in un negozio di design a Londra, ma anche distribuiti sul Concorde come passatempo per passeggeri facoltosi.

Il suo stile era elegante, ispirato ai tavolini da caffè in metallo cromato disegnati dall’architetto ungherese Marcel Breuer, ed essenziale, anche perché la loro era una piccola azienda e doveva «fare di necessità virtù per un sacco di cose», ha detto Loncraine. Veniva venduta per cinque sterline in una scatola di acetato trasparente: il Guardian scrive che c’era scritta sopra la terza legge di Newton (quella che dice che a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria) in quattro lingue, anche se il pendolo dimostra un altro principio, quello appunto di conservazione del moto. La quantità di moto della prima pallina che viene messa in movimento quando la si tira, ma che è costretta a fermarsi quando sbatte contro le altre, si conserva e passa all’ultima pallina, quella libera di muoversi: il risultato è effettivamente affascinante da vedere perché le palline in mezzo rimangono perfettamente immobili dando a chi guarda l’impressione che le due palline esterne si “parlino”, scambiandosi energia quasi per magia.

Era un periodo di grande sperimentazione artistica e Loncraine, che oggi ha 78 anni, ha osservato che la Ballrace era «qualcosa di sciocco e al tempo stesso accettabile da tenere sulla scrivania», che «serviva a far apparire i direttori di banca meno rigidi».

Nel giro di pochi mesi in Inghilterra il pendolo di Newton della Loncraine Broxton diventò così popolare da trasformarsi in un oggetto alla moda e simbolo di prestigio: per il Natale del 1967 si trovava in tutti i principali negozi di design di Londra, nelle boutique di regali e anche nella sezione dei prodotti più trendy dei grandi magazzini Harrods.

Da tempo Loncraine non si occupa più di arte, bensì di cinema, dove ha ottenuto una certa fama come regista; Broxton invece fa l’archeologo. A proposito dei loro vecchi lavori l’attore e a sua volta regista Terry Gilliam, membro dei Monty Python, disse che erano «così ingegnosi e belli» che si era ispirato proprio a loro per realizzare un particolare oggetto di scena per il suo strampalato film Brazil.

Più di recente diverse versioni di pendoli di Newton si sono viste anche sulla scrivania di Magneto nel film X-Men e su quella di Michael Scott nella serie tv The Office. La band metal dei Dream Theater ne ha usato uno per illustrare la copertina del suo disco del 2005 Octavarium.

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