Decine di persone sono state investite da un camion nel nord di Tel Aviv: una di loro è morta e l’autista è stato ucciso

(AP Photo/Ohad Zwigenberg)
(AP Photo/Ohad Zwigenberg)

Domenica mattina 33 persone sono state ferite da un camion che si è schiantato contro un autobus a una fermata vicino alla base militare di Glilot, a nord di Tel Aviv, in Israele: poche ore dopo una di loro è morta a causa delle ferite riportate, mentre altre 5 rimangono in condizioni gravi. Dopo lo schianto il guidatore del camion, un arabo-israeliano di nome Rami Nasrallah Natour, è stato ucciso con dei colpi di arma da fuoco. Il portavoce della polizia Aryeh Doron ha detto che il caso viene trattato come un attentato terroristico.

Secondo le prime ricostruzioni date da alcuni testimoni il camion si sarebbe diretto verso le persone alla fermata dell’autobus, dove erano presenti anche dei militari, ma all’ultimo avrebbe colpito la fiancata di un bus da cui stavano scendendo dei passeggeri, un gruppo di anziani in visita a un museo nel quartiere: molti di loro sono fra i feriti. In un primo momento la polizia ha detto che a uccidere il guidatore erano stati dei civili, mentre un testimone oculare, gestore di un negozio lì vicino, ha detto al quotidiano Haaretz che a sparargli sono stati due poliziotti. Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha detto che a «neutralizzare l’autore del reato» sono stati sia civili che agenti.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha voluto definire l’incidente come un attacco terroristico e ha detto di essere «in attesa di un chiarimento definitivo». Un conoscente dell’autista ha detto ad Haaretz di dubitare che la collisione sia stata volontaria e motivata da ragioni politiche, dato che l’uomo «era conosciuto come autista di camion, ma beveva molto ed era lontano da qualsiasi cosa legata alla politica o al nazionalismo». Alcuni esponenti più radicali della coalizione di governo, fra cui lo stesso Ben-Gvir, hanno sfruttato l’evento per parlare di una proposta di legge che, se approvata, permetterebbe l’espulsione e anche la revoca della cittadinanza dei famigliari di autori di attacchi terroristici.