In Francia si discute se far pagare l’ingresso a Notre-Dame
L'ha proposto la ministra della Cultura, e anche se in paesi come l'Italia è piuttosto comune in Francia non si è mai visto
L’8 dicembre a Parigi riaprirà la cattedrale di Notre-Dame, la chiesa più famosa di Francia che negli ultimi cinque anni è rimasta chiusa per per un importante restauro dopo che un grosso incendio ne aveva distrutto il tetto nell’aprile del 2019. Notre-Dame è considerata uno dei simboli della Francia e uno dei monumenti più famosi al mondo: prima di chiudere era visitata da più di 12 milioni di persone all’anno e dopo l’incendio era stata definita dal presidente Emmanuel Macron «l’epicentro della nostra vita».
Con l’avvicinarsi dell’apertura sta facendo piuttosto discutere la proposta avanzata questa settimana della ministra della Cultura Rachida Dati di introdurre un biglietto di ingresso di 5 euro per i turisti e di utilizzare i ricavi per la conservazione di migliaia di chiese fatiscenti nel resto della Francia. La Chiesa cattolica francese si è opposta alla proposta e diversi esperti sostengono addirittura che sarebbe illegale.
Nonostante in molti altri paesi, come l’Italia o la Spagna, sia piuttosto comune far pagare biglietti per entrare nelle chiese più importanti, in Francia questa cosa non si fa. L’ingresso generale alle chiese è sempre gratuito ed esistono poche chiese o cattedrali in cui si chiede di pagare per accedere a luoghi come campanili o cripte: Notre-Dame era una di queste, dato che prima dell’incendio visitare il campanile costava 17 euro.
Alla base di questa differenza con gli altri paesi c’è la legge francese sulla laicità del 1905, che sancì la separazione fra Chiesa e Stato e che, fra le altre cose, vietò la creazione di «qualsiasi tassa o imposta» per entrare negli edifici religiosi, permettendola solo in alcune parti.
Con la legge del 1905 la proprietà degli edifici religiosi in Francia venne trasferita dalla Chiesa allo Stato e quindi in teoria, se volesse, il governo potrebbe cercare di cambiare la legge e permettere il pagamento di un biglietto, ma la Chiesa cattolica francese ha ancora molta influenza sulle decisioni che vengono prese in proposito e nel caso di Notre-Dame si è apertamente opposta.
La diocesi di Notre-Dame ha infatti risposto alla proposta della ministra Dati con un duro comunicato in cui viene detto che una delle funzioni fondamentali delle chiese è quella di «accogliere incondizionatamente e quindi necessariamente in modo gratuito tutti gli uomini e le donne, indipendentemente dalla loro religione o dal loro credo, dalle loro opinioni o dai loro mezzi finanziari». Nel comunicato si legge anche che separare gli ingressi di turisti e credenti che accedono per pregare sarebbe «estremamente complicato dal punto di vista pratico».
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Dall’altra parte secondo Rachida Dati far pagare l’ingresso a Notre-Dame avrebbe delle conseguenze pratiche molto positive. In un’intervista al quotidiano Le Figaro ha detto che questa «tassa simbolica» permetterebbe di raccogliere fino a 75 milioni di euro all’anno, che sarebbero «completamente dedicati a un grande piano di conservazione del patrimonio religioso francese». Questa idea è stata condivisa da altri membri del governo, come ad esempio il ministro dell’Interno Bruno Retailleau. Ariel Weil, sindaco del quarto arrondissement di Parigi, dove si trova la cattedrale, ha riconosciuto che introdurre un biglietto obbligatorio non sarebbe legale, ma ha suggerito di introdurre la possibilità di donare un contributo volontario all’ingresso.
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