C’è una grossa inchiesta su una serie di furti dalle più importanti banche dati italiane
La Direzione distrettuale antimafia di Milano sta indagando su un «gigantesco mercato di informazioni riservate»: quattro persone sono agli arresti domiciliari e alcuni indagati sono personaggi noti
Venerdì la procura di Milano ha disposto gli arresti domiciliari per quattro persone e l’interdittiva personale – cioè la sospensione di determinati diritti e facoltà – per due, nell’ambito di un’estesa indagine per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistemi informatici. Sono state sequestrate anche alcune società di investigazioni private, tramite le quali le persone indagate avrebbero messo in piedi un sistema per accedere illegalmente a dati sensibili. L’obiettivo sarebbe stato quello di vendere informazioni su imprenditori, personaggi in vista, ma anche persone comuni.
L’inchiesta è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, e i suoi risultati fino a qui sono stati presentati durante una conferenza stampa sabato mattina: il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha parlato di un «gigantesco mercato delle informazioni riservate», che complessivamente avrebbe fatto ricavare «diverse centinaia di migliaia di euro» solo nell’ultimo anno. Il procuratore di Milano Marcello Viola ha anche detto che le informazioni rubate sarebbero soprattutto dati di persone del «mondo dell’economia e dell’impresa», e che per ora non sembrano riguardare esponenti politici.
Sarebbero stati sottratti dati sensibili alle più importanti banche dati italiane: lo SDI, il cosiddetto Sistema Di Indagine a cui accedono le forze dell’ordine per controllare le segnalazioni sulle persone, le indagini e i loro precedenti penali; gli archivi dell’INPS, dove sono custodite le informazioni su contributi e redditi; quelli di Serpico, un sistema informatico di raccolta ed elaborazione dei dati dell’Agenzia delle Entrate per incrociare possibili casi di evasione, e che custodisce le dichiarazioni dei redditi; l’ANPR, l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente; e il SIVA, il Sistema Informativo Valutario della Guardia di Finanza per le segnalazioni di operazioni finanziarie sospette. L’organizzazione avrebbe anche venduto tabulati telefonici, informazioni sulla localizzazione di cellulari e altri dati personali.
Tra gli indagati ci sono personaggi noti, come il presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali e Carmine Gallo, ex poliziotto conosciuto nell’area di Milano per aver preso parte in passato a inchieste importanti: entrambi erano soci, rispettivamente di maggioranza e di minoranza, della Equalize, una delle società di investigazioni private attualmente al centro dell’indagine e sotto sequestro. Tra gli altri indagati ci sarebbero anche consulenti informatici, altri appartenenti alle forze dell’ordine ancora in servizio, e un magistrato. Sono indagati per il reato di concorso all’accesso abusivo dei dati anche Leonardo Maria Del Vecchio, uno dei figli del fondatore di Luxottica, e il banchiere e manager Matteo Arpe.
Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che durante un evento a Napoli ha detto: «Credo che non siamo al sicuro e non saremo al sicuro fino a quando la legge e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con la tecnologia a disposizione della criminalità».
Per ora i magistrati hanno escluso qualsiasi collegamento con un caso simile di cui si parlò qualche mese fa, e che fu molto raccontato dai giornali con il termine “dossieraggio”: era la grossa inchiesta della procura di Perugia sui presunti accessi abusivi alle banche dati della procura nazionale antimafia, per cui sono indagati il tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano e il magistrato Antonio Laudati, che avrebbero raccolto informazioni riservate su moltissimi politici e personaggi noti.