Per Julio Velasco dovrebbe esserci uno “ius tutto”

Secondo l'allenatore della Nazionale femminile di pallavolo chi nasce, studia e lavora in Italia dovrebbe avere la cittadinanza italiana

Julio Velasco (ANSA/ANGELO CARCONI)
Julio Velasco (ANSA/ANGELO CARCONI)

Giovedì, durante una premiazione nella sede del CONI a Roma, l’allenatore della Nazionale italiana femminile di pallavolo Julio Velasco ha parlato della necessità per tutte le persone che nascono in Italia di avere la cittadinanza italiana. Velasco ha detto che servirebbe uno “ius tutto”, prendendo spunto dai vari modelli giuridici con cui viene concessa la cittadinanza nel mondo, e di cui si discute da tempo in Italia: “ius soli”, “ius culturae” e “ius scholae”. In Italia è in vigore lo “ius sanguinis”, che prevede che sia cittadino per nascita chi è nato da padre o madre che siano già cittadini italiani.

Lo “ius sanguinis” è un modello molto discusso e criticato, perché per esempio non permette a un minore nato in Italia da genitori non italiani di ottenere la cittadinanza prima dei 18 anni. Se ne discute molto anche in ambito sportivo, per via dei tanti giovani che non possono giocare nelle varie nazionali italiane fino ai 18 anni, visto che non hanno la cittadinanza italiana. Velasco era a Roma per ricevere il premio “Mecenate dello sport”, della Fondazione Varaldo Di Pietro.

Penso che che dovrebbe esistere uno “ius tutto”: “ius soli”, “ius scholae”, “ius sport”. Secondo me nel mondo di oggi un ragazzo che nasce in Italia, studia in Italia, lavora in Italia, deve essere italiano.

Velasco ha 72 anni ed è uno degli allenatori di pallavolo più noti e vincenti al mondo. Alle Olimpiadi di Parigi ha vinto la medaglia d’oro con la Nazionale femminile di pallavolo, che era tornato ad allenare lo scorso novembre a 25 anni dall’ultima volta. Velasco è argentino ma sua nonna Luisa Schiaffino era italiana, emigrata in Argentina da Camogli (Liguria). «Mi sembra assurdo che io possa avere la cittadinanza per una nonna senza aver mai visto l’Italia e non lo possono fare ragazzi che sono nati qui», ha detto. Secondo Velasco, introdurre regole nuove per acquisire la cittadinanza significherebbe semplicemente «prendere nota della realtà», e superare una concezione vecchia di nazione.

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