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  • Venerdì 25 ottobre 2024

In Irlanda le cose vanno molto male al Sinn Féin

Nell'ultimo mese il principale partito di sinistra del paese, all'opposizione, ha dovuto gestire quattro grossi scandali e le dimissioni di vari esponenti importanti

La leader del Sinn Féin in Irlanda, Mary Lou McDonald (Charles McQuillan/Getty Images)
La leader del Sinn Féin in Irlanda, Mary Lou McDonald (Charles McQuillan/Getty Images)
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Martedì 15 ottobre Mary Lou McDonald, leader del partito nazionalista irlandese Sinn Féin, ha fatto un discorso alla camera bassa del parlamento in cui ha dato conto di quattro situazioni problematiche che nelle ultime settimane hanno portato alle dimissioni di diversi esponenti del partito. Si è anche dovuta difendere dalle accuse mosse dagli altri partiti di aver evitato di parlare di questi scandali fino a quando non ne è stata costretta dalla pubblicazione di alcune inchieste giornalistiche.

Il Sinn Féin è il principale partito di opposizione irlandese, di sinistra, e ha tra i suoi obiettivi la riunificazione fra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord, che fa parte del Regno Unito. Nel 2020, grazie a un ottimo risultato alle elezioni politiche, era riuscito a far eleggere più o meno gli stessi deputati degli altri due principali partiti del paese, entrambi di centrodestra, che si alternano al governo da decenni. Alle elezioni amministrative dello scorso giugno il Sinn Féin aveva invece ottenuto un risultato ben al di sotto delle aspettative, riuscendo a far eleggere solo 100 rappresentanti, dopo essersi dato l’obiettivo di ottenerne almeno 200 su un totale di quasi 700.

Il partito è attivo anche in Irlanda del Nord, dove ultimamente ha ottenuto buoni risultati. Lo scorso febbraio la vicepresidente del partito, Michelle O’Neill, fu nominata prima ministra diventando la prima persona che sostiene l’unificazione delle due Irlande a ricoprire quella carica. In Irlanda del Nord il partito è andato molto bene anche alle elezioni legislative dello scorso luglio, diventando il più rappresentato nel parlamento della nazione. È però proprio in Irlanda del Nord che sono cominciati i problemi.

A fine settembre l’ex addetto stampa del partito Michael McMonagle si è dichiarato colpevole di 14 capi d’accusa per reati legati alla pedofilia commessi fra il 2020 e il 2021, un periodo in cui aveva lavorato anche per l’ufficio della prima ministra O’Neill. Il Sinn Féin aveva sospeso McMonagle nel 2021, quando la polizia aveva informato il partito dell’indagine in corso, ma senza rendere noto il motivo della decisione.

Circa un anno dopo McMonagle fu assunto come manager per la comunicazione in Irlanda del Nord dell’organizzazione di beneficenza britannica British Heart Foundation. Nel far domanda per quella posizione McMonagle aveva presentato due lettere di raccomandazione scritte da due suoi colleghi del Sinn Féin, Seán Mag Uidhir e Caolan McGinley. Le lettere erano state scritte dopo le sue dimissioni, e quindi con tutta probabilità i due erano a conoscenza delle accuse nei suoi confronti.

Durante il suo discorso in parlamento di martedì scorso McDonald si è scusata pubblicamente con la British Heart Foundation e ha annunciato le dimissioni di Uidhir e McGinley, dicendo di esser venuta a conoscenza delle lettere di raccomandazione solo attraverso un’inchiesta giornalistica pubblicata a fine settembre. McDonald però non è riuscita veramente a spiegare perché nessuno dentro al Sinn Féin avesse comunicato all’organizzazione dell’indagine in corso su McMonagle.

Due settimane dopo questo caso l’immagine del partito è stata danneggiata da altre importanti dimissioni, questa volta in Irlanda: la parlamentare Patricia Ryan, eletta nel collegio di Kildare, si è dimessa accusando i dirigenti del partito di voler controllare il contenuto dei suoi post sui social e parlando di un clima ostile e problematico all’interno del partito. Insieme a lei si sono dimessi altri membri di una sezione locale.

Pochi giorni dopo a dimettersi a sorpresa è stato il parlamentare Brian Stanley, a capo della commissione dei Conti pubblici, che si occupa di vigilare su eventuali illeciti e sprechi degli enti finanziati dallo Stato. Stanley ha motivato la sua decisione dicendo che il partito stava cercando di rovinare la sua reputazione con una «kangaroo court», un’espressione usata per indicare un processo farsa, per impedirgli di essere rieletto.

I dirigenti del partito hanno evitato di commentare le accuse di Stanley fino a quando McDonald ha dovuto renderne conto davanti al parlamento: ha detto che una donna l’aveva denunciato per un evento che risaliva all’ottobre del 2023 e che l’aveva lasciata «traumatizzata e angosciata». Ha aggiunto che Stanley le aveva detto di temere una possibile denuncia già lo scorso luglio, ma che allora non era entrato nel merito del problema e che lei era venuta a sapere di cosa si trattasse solo contestualmente alle sue dimissioni, pochi giorni fa.

Questa spiegazione non ha convinto gli altri parlamentari, dato che è sembrato strano che una situazione che McDonald stessa ha definito «molto seria» fosse stata trascurata in questo modo.

Brian Stanley nel 2013 (Sinn Féin / Flickr)

L’ultimo scandalo si è concretizzato proprio durante il discorso di martedì e si riferisce a Niall Ó Donnghaile, l’ex leader di Sinn Féin nella camera alta irlandese, che si dimise lo scorso dicembre. McDonald ha detto che le dimissioni era dovute al fatto che Ó Donnghaile era stato accusato di aver mandato dei messaggi inappropriati a un ragazzo di 16 anni che aveva partecipato alla campagna elettorale del Sinn Féin. Al tempo delle sue dimissioni McDonald aveva lodato il suo operato e gli aveva augurato di riprendersi da quelli che erano stati descritti molto genericamente come problemi di salute.

Martedì McDonald ha detto che al tempo il partito aveva deciso di tenere nascosto il vero motivo perché era preoccupata per la salute mentale di Ó Donnghaile. Questo comunque non ha spiegato perché il Sinn Féin avesse deciso di non informare neanche il primo ministro irlandese della situazione, e alcuni politici l’hanno accusata di aver mantenuto il silenzio non tanto per proteggere Ó Donnghaile, ma per tutelare l’immagine del partito.

Le prossime elezioni legislative in Irlanda si dovrebbero tenere entro marzo del 2025, ma diversi giornali non escludono che le forze di governo potrebbero convocarle molto prima per sfruttare questo momento di debolezza del Sinn Féin, così da diminuire il suo numero di parlamentari e avere un’opposizione meno forte nei successivi cinque anni.