Ad Haiti ci sono sempre più sfollati a causa delle bande criminali
Negli ultimi giorni 10mila persone hanno dovuto lasciare le proprie case per le violenze nella capitale Port-au-Prince e nei suoi dintorni
Ad Haiti secondo le Nazioni Unite oltre 10mila persone sono state costrette a lasciare le loro case in seguito ai recenti attacchi delle bande criminali nella capitale Port-au-Prince e nei suoi dintorni. Si aggiungono ad altre migliaia che soltanto negli ultimi giorni hanno avuto la stessa sorte, e ai circa 700mila sfollati in tutto il paese a causa delle violenze delle bande criminali.
Da giorni a Port-au-Prince sono in corso scontri tra la polizia locale e i membri delle gang, che stanno provando a portare sotto il loro controllo le poche aree della città che ancora non lo erano. L’80 per cento della capitale è infatti ostaggio di una coalizione di varie bande criminali chiamata Viv Ansanm, che significa “vivere insieme”, responsabile di una serie di attacchi dello scorso febbraio contro alcune strutture governative (tra cui l’aeroporto e due delle più grandi carceri del paese) che, tra le altre cose, avevano portato alle dimissioni dell’ex primo ministro Ariel Henry. L’aeroporto era rimasto chiuso per tre mesi, e aveva riaperto soltanto a maggio.
Giovedì un gruppo di criminali della coalizione aveva sparato contro un elicottero dell’ONU, costringendolo ad atterrare. A bordo c’erano tre membri dell’equipaggio e 15 passeggeri, secondo una fonte dell’organizzazione sentita da Associated Press, ma nessuno è stato ferito.
Ad Haiti il problema della violenza delle bande criminali è molto diffuso. Storicamente la maggior parte delle violenze viene compiuta nella capitale Port-au-Prince, ma negli ultimi anni gli attacchi e gli abusi si stanno estendendo anche ad altre zone. Al momento è ancora in corso un attacco contro la città di Arcahaie, a nord della capitale, di cui si ritiene responsabile sempre la coalizione Viv Ansanm.
All’inizio di ottobre la banda criminale Gran Grif aveva compiuto uno dei peggiori massacri degli ultimi decenni nella città di Pont-Sondé, in cui erano morte almeno 115 persone e più di seimila erano state costrette a lasciare la propria casa e dormire per strada in una città costiera a circa 10 chilometri di distanza. L’attacco contro Pont-Sondé era stato particolarmente violento ed è possibile che alcuni corpi non siano ancora stati recuperati.
Le forze di polizia non hanno abbastanza risorse per contrastare il problema, e per questo i cittadini si sono organizzati in gruppi di difesa. A giugno poi era arrivato il primo gruppo di agenti di una missione internazionale sostenuta dalle Nazioni Unite e guidata dal Kenya, con lo scopo di aiutare le autorità locali. Tuttavia, dei 2.500 agenti che sarebbero dovuti arrivare da vari paesi, per il momento ad Haiti ce ne sono soltanto 400.