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  • Venerdì 25 ottobre 2024

Gli sfortunatissimi John e Jane Doe

Sono i nomi usati storicamente negli Stati Uniti per riferirsi a persone ignote o che devono rimanere anonime, in una pratica che risale al Medioevo

Il disegno fatto da un'artista di tribunale di una donna nota come Sonia o Jane Doe 3, che ha testimoniato nel processo contro il cantante R. Kelly(REUTERS/Jane Rosenberg)
Il disegno fatto da un'artista di tribunale di una donna nota come Sonia o Jane Doe 3, che ha testimoniato nel processo contro il cantante R. Kelly(REUTERS/Jane Rosenberg)

Leggendo di casi giudiziari statunitensi capita molto spesso di imbattersi negli stessi nomi, apparentemente coinvolti in una miriade di processi nell’arco di decenni: John e Jane Doe. Non si tratta di due fratelli particolarmente sfortunati, né di uno straordinario caso di omonimia. I due nomi e le loro variazioni, come Richard Roe, sono in realtà espressioni “segnaposto” usate in circostanze particolari per evitare di usare i nomi propri delle persone coinvolte in un processo, mantenendo il loro anonimato. Vengono utilizzati anche per riferirsi a cadaveri di uomini e donne non identificati, momentaneamente o definitivamente.

Le ragioni di questa pratica non sono certe, ma risalgono al Medioevo. Nonostante sia molto antica, e compaia di frequente in film e serie televisive poliziesche, capita con una certa frequenza che i giornali italiani fraintendano i resoconti di cronaca dei media statunitensi, e parlino per esempio di John e Jane Doe come di persone che si chiamano davvero così, senza presentarle come persone rimaste anonime.

I nomi, John per i maschi e Jane per le femmine, sono usati per indicare una persona generica o ignota, un po’ come Mario Rossi, Tal dei Tali o Tizio e Caio in italiano. Spesso nei tribunali si usano al posto dei reali nomi delle persone che sostengono di essere vittime di un reato quando le leggi prevedono che la loro identità non venga rivelata, ma anche per indicare sospettati ancora ignoti. Il caso più famoso è sicuramente quello di Roe contro Wade, una sentenza della Corte suprema statunitense che nel 1973 rese legale l’aborto a livello federale nel paese. In questo caso la Jane Roe che aveva fatto causa al procuratore distrettuale Henry Wade si chiamava in realtà Norma McCorvey.

I due nomi nacquero in Inghilterra, ma sono usati più che altro negli Stati Uniti. Se in uno stesso processo vanno usati più pseudonimi, per evitare confusioni spesso si usano numeri o varianti, come John Doe 2 o John Roe, fra le altre. Oggi in Regno Unito per indicare una persona generica si usa più frequentemente Joe Bloggs, Joe Public o A.N. Other (che si potrebbe rendere in italiano come U. N. Altro). John Doe rimane utilizzato nel nome dell'”ingiunzione John Doe”, un tipo di ordinanza che riguarda persone che si ritiene che abbiano compiuto un reato ma di cui non si sa il nome.

L’uso di pseudonimi in ambito giudiziario è una pratica molto antica e si trova già nel diritto romano, in cui per esempio si usava Numerius Negidius, abbreviato in N.N.: una sigla che sta anche per nomen nescio, cioè nome ignoto. Nei manuali medievali di diritto romano si trova l’espressione usata anche in italiano Tizio, Caio e Sempronio, tre nomi propri diffusi in latino e presi come esempio di persone generiche. L’origine precisa di John e Jane Doe e delle loro varianti però non è chiara.

Il loro utilizzo come pseudonimo nacque in Inghilterra probabilmente nel Quattordicesimo secolo, nell’ambito di una particolare procedura legale usata dai proprietari terrieri per sfrattare gli affittuari o gli occupanti abusivi. Dato che le leggi del tempo rendevano lo sfratto particolarmente complesso e lungo da richiedere i proprietari facevano solitamente ricorso a uno strumento giuridico chiamato action of ejectment, in cui si usavano i nomi di due affittuari fittizi: tipicamente erano proprio Richard Roe e John Doe. Da lì si diffusero in altri tipi procedimenti giudiziari, e poi in diversi tipi di situazioni in cui non si vuole o non si può usare il nome proprio di qualcuno.

Non è possibile risalire al primo caso in cui furono usati, né stabilire se originariamente si riferissero a due persone chiamate proprio così, e i testi dell’epoca non danno spiegazioni al riguardo. John, Richard e Jane sono stati scelti quasi sicuramente perché sono da sempre fra i nomi più diffusi nei paesi anglofoni, ma non si sa con certezza perché ormai da secoli i cognomi Doe e Roe abbiano prevalso su altre opzioni. La parola doe in inglese significa “cerva”, mentre roe può indicare sia il capriolo che le uova di pesce. Il loro uso come cognomi è attestato, ma molto più raro di altri, come Smith: sembra improbabile che indicassero una persona con un nome molto generico (come avviene invece in italiano con Mario Rossi).

Ci sono comunque diversi casi di persone chiamate effettivamente John Doe: un uomo intervistato nel 2009 dal New York Times raccontò che spesso il suo veniva scambiato per un goffo pseudonimo, o per il tentativo di una celebrità di restare anonima. E scelse come nome d’arte John Doe il cantante americano John Nommensen Duchac, fondatore della importante band punk di Los Angeles degli X.

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