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  • Giovedì 24 ottobre 2024

Cosa si sa dell’attacco armato in Turchia

È stato compiuto nella sede della Società aerospaziale turca, dove sono state uccise cinque persone: in risposta la Turchia sta bombardando obiettivi legati al PKK

Agenti di sicurezza dopo l'attacco vicino ad Ankara, mercoledì 23 ottobre (AP Photo)
Agenti di sicurezza dopo l'attacco vicino ad Ankara, mercoledì 23 ottobre (AP Photo)
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Al momento le notizie sull’attacco armato compiuto mercoledì nella sede della Società aerospaziale turca sono poche e frammentate. Nell’attacco sono state uccise cinque persone e i due assalitori, ma per ora non è chiaro come si sia risolta la situazione, né se fossero coinvolte altre persone. Il ministro dell’Interno turco Ali Yerlikaya ha sostenuto che «molto probabilmente» l’attacco sarebbe stato compiuto dal PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, che il governo turco considera un’organizzazione terroristica. In risposta l’esercito turco ha detto di aver cominciato ad attaccare vari obiettivi legati al PKK in Siria e Iraq: secondo le milizie attive localmente sarebbero state uccise almeno dodici persone.

L’attacco è stato compiuto a Kahramankazan, una quarantina di chilometri a nord-ovest della capitale Ankara, quando in Italia erano le 14:30. Le immagini condivise dai media turchi e sui social network mostrano un uomo e una donna con grossi zaini neri e fucili d’assalto introdursi al di là dei cancelli della struttura: poi del fumo grigio che si solleva in aria in seguito a un’esplosione. A un certo punto le immagini delle telecamere di sicurezza della sede mostrano un corpo steso all’ingresso.

La Società aerospaziale turca, nota anche con la sigla TUSAS, fu fondata con l’obiettivo di ridurre la dipendenza della Turchia da aziende straniere legate alla difesa. Progetta e produce perlopiù parti di aerei, elicotteri e droni, oltre ad altri tipi di armamenti, come mezzi blindati, radar e missili che poi vengono esportati. La TUSAS ha 17mila dipendenti, la maggior parte dei quali ingegneri, e la sua sede è gigantesca: di proprietà del governo e delle forze armate turche, è una specie di città, che oltre agli edifici dedicati alla produzione di armamenti comprende campi sportivi, scuole e servizi.

Attenzione: le immagini potrebbero risultare impressionanti

Durante l’attacco sono state mobilitate le forze speciali. Il sindaco del comune in cui è stato compiuto l’attacco, Selim Cirpanoglu, ha detto che alcune persone che lavoravano nella struttura erano state tenute in ostaggio in un bar dentro a uno degli edifici. In base alle informazioni fornite da Yerlikaya, nell’attacco sono state uccise cinque persone e ne sono state ferite ventidue, di cui due in condizioni gravi. Sono stati uccisi anche l’uomo e la donna che avevano compiuto l’attacco, ha aggiunto sempre Yerlikaya.

La copertura dell’attacco sui media turchi comunque è stata molto limitata: nelle ore successive all’attacco sono state limitate anche tutte le principali piattaforme social, tra cui X, Facebook, YouTube e TikTok, ha detto NetBlocks, un gruppo che si occupa di monitorare l’affidabilità dell’accesso a Internet.

Finora l’attacco di mercoledì non è stato rivendicato da alcun gruppo, ma come era accaduto anche in passato le autorità turche lo hanno attribuito al PKK. Tra l’altro il giorno precedente uno stretto collaboratore del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, Devlet Bahceli, aveva parlato della possibile liberazione del leader dell’organizzazione, Abdullah Öcalan, a patto che il PKK avesse cessato le proprie rivendicazioni. Öcalan è in carcere dal 1999 vicino a Istanbul in condizioni poco chiare.

Come ritorsione all’attacco di mercoledì, in serata l’esercito turco ha bombardato alcune basi del PKK. In un comunicato, il ministero della Difesa turco aveva detto che l’esercito del paese aveva distrutto 32 obiettivi in un attacco aereo nel nord dell’Iraq e della Siria, e di aver neutralizzato «un numero significativo di terroristi»: giovedì il ministro della Difesa Yasar Guler ha invece detto che gli obiettivi distrutti sono 47, 29 in Iraq e 18 in Siria. Gli attacchi sono proseguiti anche giovedì mattina: le Forze Democratiche Siriane (SDF), la coalizione anti-ISIS di forze arabe e curde attiva in Iraq e Siria, hanno detto che negli attacchi turchi sono stati uccisi almeno dodici civili, tra cui due bambini.