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  • Giovedì 24 ottobre 2024

Il partito al governo da cinquant’anni ha vinto di nuovo le presidenziali in Mozambico

Per la commissione elettorale Daniel Chapo, del Frelimo, avrebbe ottenuto una netta maggioranza, fra grandi proteste e accuse di brogli elettorali

Un muro coperto di manifesti elettorali di Daniel Chapo a Maputo in Mozambico (AP Photo/Carlos Uqueio)
Un muro coperto di manifesti elettorali di Daniel Chapo a Maputo in Mozambico (AP Photo/Carlos Uqueio)
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Giovedì la commissione elettorale del Mozambico ha annunciato i risultati definitivi delle elezioni presidenziali che si sono tenute lo scorso 9 ottobre: come previsto ha vinto con il 70,6 per cento dei voti Daniel Chapo, candidato del Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo), il partito che governa il paese dal 1975, quando divenne indipendente dal Portogallo. Il suo partito ha anche ottenuto l’elezione della maggioranza dei parlamentari, dato che in contemporanea si sono tenute anche le elezioni legislative.

I suoi due avversari erano il banchiere e ingegnere forestale Venâncio Mondlane, formalmente indipendente ma sostenuto dal Partito ottimista per lo sviluppo del Mozambico (Podemos), e Ossufo Momade, leader della Resistenza nazionale mozambicana (Renamo), che storicamente è stato il principale partito di opposizione al Frelimo. Mondlane ha preso il 20,3 per cento dei voti, mentre Momade è arrivato terzo con circa il 6 per cento.

L’annuncio è stato preceduto da giorni di proteste violentemente represse dalla polizia, cominciate dopo che i risultati preliminari indicavano Chapo come il probabile vincitore. In passato il Fronte di liberazione del Mozambico era stato ripetutamente accusato di modificare a suo favore i risultati elettorali e di monopolizzare l’attenzione durante le campagne elettorali, cosa che secondo alcuni osservatori internazionali sarebbe avvenuta anche quest’anno. I risultati dovranno essere ufficializzati dalla Corte costituzionale del Mozambico, che valuterà eventuali ricorsi.

Nel contesto delle proteste Venâncio Mondlane, che era considerato il principale avversario di Chapo, aveva convocato uno sciopero nazionale per lunedì scorso e una manifestazione nella capitale Maputo, dopo che tre giorni prima erano stati uccisi due suoi stretti collaboratori: il suo avvocato Elvino Dias, che stava lavorando ai ricorsi legali, e Paulo Guambe, un dirigente di Podemos. Mondlane ha accusato l’esercito del duplice omicidio, dicendo di avere le prove che gli agenti dell’anticrimine e dell’intelligence «hanno strappato e rotto i telefoni» ai testimoni dell’assassinio.

– Leggi anche: In Mozambico i risultati delle elezioni presidenziali sono molto contestati

Chapo è un ex presentatore radiofonico e televisivo, ma anche docente universitario di Diritto costituzionale. È entrato in politica nel 2009 ed è stato governatore della provincia meridionale di Inhambane fino allo scorso maggio, ma era sostanzialmente sconosciuto a livello nazionale prima di essere scelto come candidato alle presidenziali. Il suo programma elettorale si basa sull’ammodernamento delle strade, della rete idrica e di quella telefonica, ma soprattutto sull’istituzione di una banca di sviluppo che stimoli le imprese private.

Chapo ha 47 anni e sarà il primo presidente a essere nato dopo l’indipendenza del Mozambico: è stato scelto come candidato anche per rinfrescare l’immagine di un partito che è al potere da decenni e che è stato coinvolto in vari scandali di corruzione. Frelimo è un partito di ispirazione marxista fondato nel 1962, che sostenne l’indipendenza del Mozambico dal Portogallo tramite azioni di guerriglia. Esprime l’attuale presidente Filipe Nyusi, che però è al suo secondo mandato e per legge non più essere rieletto.

Il Mozambico è un paese dell’Africa sudorientale affacciato sull’oceano Indiano. Ha 31 milioni di abitanti, di cui 17 hanno diritto al voto, e l’età mediana è di 17 anni. Con un Prodotto interno lordo pro capite di poco più di 600 dollari l’anno, è l’ottavo paese più povero del mondo secondo i dati della Banca Mondiale.

Oltre al tema dell’economia e dello sviluppo, durante la campagna elettorale si è parlato molto delle frequenti violenze nel nord del paese: dal 2017 gruppi jihadisti affiliati allo Stato islamico hanno cominciato a lanciare attacchi contro le forze di sicurezza e gli abitanti della provincia di Cabo Delgado. Gli scontri hanno causato migliaia di morti e centinaia di migliaia di sfollati.