Giuseppe Conte ha fatto sapere che non intende rinnovare il contratto di Beppe Grillo come garante del Movimento 5 Stelle

Beppe Grillo, di spalle, e Giuseppe Conte (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
Beppe Grillo, di spalle, e Giuseppe Conte (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Giovedì mattina sono state diffuse alcune anticipazioni del prossimo libro del giornalista Bruno Vespa, in cui il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte in un’intervista lascia intendere di non voler rinnovare il contratto fra il partito e il fondatore Beppe Grillo, che attualmente ha il ruolo di “garante”. È una posizione che Conte aveva già espresso nei mesi scorsi, ma senza mai dire chiaramente che non avrebbe rinnovato il contratto di Grillo (non lo dice chiaramente nemmeno nel libro di Vespa). Dopo le anticipazioni però lo staff di Conte ha diffuso una nota ai giornalisti in cui ha confermato che «non è più possibile rinnovarlo in queste condizioni», spiegando che «è ancora in vigore e andrà alla sua naturale scadenza nei prossimi mesi». È noto che il contratto prevede un compenso di 300mila euro all’anno per Grillo, che fa per il partito una sorta di lavoro di consulenza sulla comunicazione.

Conte e Grillo litigano da anni, ma dallo scorso agosto hanno iniziato a farlo in modo plateale, mandandosi lettere pubbliche e accuse reciproche attraverso vari mezzi di comunicazione. Le ragioni più recenti riguardano il fatto che Grillo non condivide alcune iniziative con cui Conte vorrebbe rilanciare il partito, che dopo un risultato deludente alle ultime elezioni europee aveva iniziato un percorso di discussione interna, con l’obiettivo di rinnovarsi: le critiche di Grillo riguardano soprattutto la possibilità di modificare il simbolo del partito e l’abolizione del vincolo dei due mandati. I due comunque non sono mai andati particolarmente d’accordo.

Nelle anticipazioni del libro di Vespa diffuse giovedì Conte dice che «Beppe Grillo è responsabile di una controcomunicazione che fa venire meno le ragioni di una collaborazione contrattuale»; un mese fa aveva detto qualcosa di simile in modo un po’ più criptico, in una lettera inviata allo stesso Grillo: «Queste esternazioni sono del tutto incompatibili con gli obblighi da te specificamente assunti nei confronti del Movimento […]: ciò mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l’esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria, e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione».