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  • Giovedì 24 ottobre 2024

I bombardamenti turchi contro le milizie curde in Siria e Iraq

Il ministero della Difesa ha detto che sono stati uccisi 59 militanti in risposta all'attacco di mercoledì vicino ad Ankara, ma le organizzazioni colpite hanno parlato di civili uccisi

Fermoimmagine di un video fatto da una telecamera di sorveglianza di un bombardamento su Tal Rifaat, nel nord della Siria, diffuso il 24 ottobre 2024; l'immagine è stata verificata da Reuters
Fermoimmagine di un video fatto da una telecamera di sorveglianza di un bombardamento su Tal Rifaat, nel nord della Siria, diffuso il 24 ottobre 2024; l'immagine è stata verificata da Reuters

Il ministero della Difesa turco ha detto che nella notte fra mercoledì e giovedì l’aviazione militare turca ha «distrutto» 47 obiettivi legati alle milizie curde in Iraq e in Siria: negli attacchi sono state uccise 59 persone che secondo il governo turco erano legate al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). I bombardamenti sono avvenuti in risposta all’attacco armato alla sede della Società aerospaziale turca (TUSAS) in cui mercoledì erano state uccise cinque persone: l’attacco non è stato rivendicato, ma il governo turco ha identificato i suoi autori come membri del PKK.

Il PKK è un’organizzazione politica e paramilitare curda considerata terroristica non solo dalla Turchia, ma anche dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, e che da decenni conduce un’insurrezione armata contro il governo turco. Nell’attacco di mercoledì contro la TUSAS cinque persone sono state uccise da due aggressori – un uomo e una donna, poi uccisi a loro volta – che avevano causato delle esplosioni e sparato contro il personale dell’azienda.

Il ministro della Difesa turco Yasar Guler ha detto che dei 47 obiettivi colpiti nei bombardamenti, 29 erano nel nord dell’Iraq, 18 nel nord della Siria: in entrambi i paesi vivono comunità curde e sono attive milizie armate curde piuttosto potenti, legate tra loro ma al tempo stesso indipendenti. Secondo quanto riferito dal ministero tra gli obiettivi c’erano infrastrutture militari, energetiche e di intelligence, e depositi di armi. Un funzionario militare che ha parlato in forma anonima ad Associated Press ha detto che i bombardamenti sono stati compiuti utilizzando dei droni.

Secondo il ministero della Difesa turco, sarebbero state prese «tutte le precauzioni possibili» per evitare danni ai civili. Le Forze Democratiche Siriane (SDF), una coalizione di milizie arabe e curde attiva in Siria, hanno però detto che i bombardamenti turchi hanno colpito anche un raduno di civili, ucciso 12 persone, tra cui due bambini, e ferite altre 25. Le SDF hanno anche detto che gli attacchi turchi sono stati compiuti sia con droni che con aerei da guerra.

Le SDF sono nate nel 2015 per combattere l’ISIS, che al tempo aveva conquistato ampi territori propio in Iraq e Siria: anche gli Stati Uniti contribuirono alla loro creazione, e tuttora le sostengono parzialmente, ma la Turchia le ritiene legate al PKK. Attualmente le SDF controllano circa un quarto della Siria, tra cui una zona in cui si trovano circa 900 soldati statunitensi. La componente di gran lunga più importante delle SDF sono le Unità di Protezione Popolare (YPG), una milizia a maggioranza curda attiva nel nord della Siria che il governo turco considera un’organizzazione terroristica.

Il PKK non ha diffuso nessuna dichiarazione, né sull’attacco armato alla TUSAS, né sui bombardamenti turchi. Un giorno prima dell’attacco uno stretto collaboratore del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, Devlet Bahceli, aveva parlato della possibile liberazione del leader del PKK Abdullah Öcalan, a patto che il PKK avesse cessato le proprie rivendicazioni. Öcalan è detenuto dal 1999 in un carcere vicino a Istanbul.