Donald Trump sta cambiando idea sul voto anticipato
Nel 2020 lo aveva molto scoraggiato, parlando di possibili brogli: quest'anno lo sta promuovendo, e i primi dati dicono che funziona
Durante gli ultimi mesi della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del 2020 il presidente uscente Donald Trump, ricandidato con il Partito Repubblicano, espresse grande scetticismo per le molte possibilità che i singoli stati lasciano agli elettori per votare in anticipo, di persona o per posta, e Trump ripropose spesso varie teorie del complotto che mettevano in dubbio la regolarità di quei voti.
Secondo diverse analisi queste posizioni contribuirono a costargli la vittoria finale: molte elettrici ed elettori Repubblicani lo ascoltarono, e quindi non approfittarono della possibilità di votare in anticipo. Poi però non andarono a votare nemmeno il giorno delle elezioni. Nella campagna elettorale di quest’anno Trump ha cambiato almeno parzialmente idea sulla questione: «Sto dicendo a tutti di votare in anticipo», ha detto la settimana scorsa in un podcast molto seguito dall’estrema destra statunitense. Anche il suo comitato elettorale si sta impegnando per convincere gli elettori e le elettrici Repubblicane a votare prima del 5 novembre. A giudicare da alcuni dati molto preliminari, sembra stia funzionando.
Come su vari altri argomenti, il messaggio di Trump sul tema rimane comunque piuttosto confuso: durante un recente comizio tenuto in Pennsylvania, uno dei più importanti stati in bilico, nel giro di pochi minuti ha invitato tutti a votare in anticipo, poi ha definito «stupida» quella stessa possibilità.
Negli Stati Uniti quasi tutti gli stati offrono la possibilità di votare in anticipo rispetto al giorno delle elezioni, che quest’anno è martedì 5 novembre. È una possibilità che evita a chi vota di dover raggiungere un seggio lontano da casa, e poi magari di dover stare in coda a lungo. Dal 2000 in avanti sempre più persone hanno espresso il proprio voto prima del giorno delle elezioni: alle ultime presidenziali nel 2020 circa il 69 per cento degli elettori e delle elettrici votò in anticipo, ma il dato fu altissimo anche perché si votò durante il picco della pandemia da Covid-19, quando molte persone volevano evitare code e assembramenti.
Al momento è già possibile votare in anticipo in tutti i sette stati in bilico, cioè quelli dove Repubblicani e Democratici sono praticamente pari, e dove quindi per come funziona il sistema elettorale statunitense si deciderà il vincitore o la vincitrice delle elezioni presidenziali.
In due stati in particolare, Nevada e Arizona, le persone registrate come elettori ed elettrici Repubblicane hanno votato in anticipo in numero maggiore rispetto ai Democratici. Lunedì il governo statale del Nevada ha fatto sapere che il 39,5 per cento dei voti ricevuti finora è stato espresso da elettori ed elettrici registrate come Repubblicane, contro il 36,3 per cento dei Democratici. Il Washington Post ha notato che quattro anni fa a questo punto i Democratici avevano votato in anticipo in percentuali maggiori dei Repubblicani. Sono comunque dati da prendere con molta cautela, dato che gli elettori registrati come Repubblicani possono poi decidere di votare per i Democratici, e viceversa.
In Arizona secondo dati citati da Associated Press hanno votato in anticipo finora circa 666mila persone: il 41,9 per cento sono elettori ed elettrici Repubblicani, il 36,4 per cento Democratici, il 21,6 sono indipendenti o iscritti a partiti minori. In Arizona i Repubblicani «hanno fatto un lavoro migliore nel convincere i propri elettori a votare in anticipo», ha ammesso il consulente Democratico Sam Almy parlando col New York Times. «È un po’ un ritorno al passato», ha aggiunto Almy, spiegando che fino a una decina di anni fa i Repubblicani dominavano la politica locale e votavano in anticipo in maniera più ingente rispetto al 2016 e al 2020.
Ma lo stato in cui i Repubblicani stanno concentrando le maggiori attenzioni è di gran lunga il North Carolina, uno dei sette stati in bilico, nonché uno dei più popolosi e quindi ambiti: nel 2020 Trump vinse per poche migliaia di voti, e oggi lui e la candidata Democratica Kamala Harris sono praticamente pari nei sondaggi. È del tutto plausibile che il risultato finale sarà nuovamente deciso da qualche migliaio di voti.
A inizio ottobre il North Carolina è stato uno degli stati più colpiti dalla tempesta Helene, che in totale negli Stati Uniti ha causato almeno 200 morti e migliaia di sfollati. In North Carolina in particolare le 25 contee più colpite sono tutti posti in cui i Repubblicani vanno molto meglio dei Democratici.
Da settimane quindi i leader Repubblicani stanno chiedendo al governatore Democratico Roy Cooper e alle autorità federali di facilitare in ogni modo il voto anticipato: per esempio dando la possibilità agli sfollati di depositare il proprio voto in qualunque seggio dello stato, non solo in quello a cui teoricamente sarebbero iscritti. In alcuni casi stanno chiedendo misure che nel 2020 furono adottate a causa della pandemia e che all’epoca furono molto contestate proprio dai Repubblicani, a causa delle tesi complottiste di Trump sul voto anticipato.
In ogni caso, sembra difficile fare delle considerazioni solide sui dati del voto anticipato: in Arizona per esempio i dati stanno già tornando a percentuali più ordinarie.
«Per quanto vedo i Democratici stanno comunque raccogliendo un numero superiore di voti anticipati. I Repubblicani invece hanno ridotto il loro svantaggio», ha detto al Washington Post Michael McDonald, un politologo dell’università della Florida che si occupa fra le altre cose di voto anticipato: «Non sappiamo ancora se sarà un fattore decisivo o soltanto un elemento di maggiore solidità per i Repubblicani».