La seconda testimonianza di Gisèle Pelicot
Nel processo in cui sono imputati 51 uomini, accusati di averla stuprata con la complicità del suo ex marito
Mercoledì Gisèle Pelicot ha testimoniato per la seconda volta in uno dei processi più seguiti degli ultimi anni in Francia: sono imputati 51 uomini accusati di averla stuprata mentre era priva di sensi con la complicità del suo ormai ex marito, Dominique Pelicot, che l’avrebbe resa incosciente numerose volte dandole di nascosto dei farmaci. Le violenze sono andate avanti per dieci anni.
Pur potendo chiedere di mantenere l’anonimato e avere un processo a porte chiuse, come permette la legge francese nei casi di violenza sessuale, Gisèle Pelicot ha deciso di averne uno pubblico affinché la sua storia e le sue parole arrivassero a quante più persone possibili. Durante la testimonianza ha ribadito questo concetto, spiegando di aver scelto di fare causa al suo ex marito per «cambiare la società» e per rappresentare simbolicamente tutte le donne vittime di stupro: «non spetta a noi provare vergogna, ma a loro», ha detto.
Nella deposizione Pelicot ha citato esplicitamente la cosiddetta “cultura dello stupro”, un’espressione utilizzata dagli studi di genere e dai femminismi per descrivere una “cultura” nella quale la violenza e gli abusi di genere sono molto diffusi, minimizzati e normalizzati.
Gisèle Pelicot ha raccontato di non essersi mai accorta dei tentativi dell’ex marito di renderla incosciente, e che molto probabilmente i farmaci con cui veniva sedata venivano nascosti nei pasti che il marito le preparava. «Spesso, quando c’era una partita di calcio in televisione, lo lasciavo a guardarla da solo. Poi mi portava il gelato a letto: il mio gusto preferito, lampone. E io pensavo: quanto sono fortunata». Pelicot ha aggiunto che nel periodo in cui veniva sedata dal marito aveva frequenti vuoti di memoria ed era molto spossata, e che per questo motivo aveva sospettato di avere l’Alzheimer. Il marito assecondava questa sensazione, e l’aveva accompagnata a diverse visite neurologiche.
Riferendosi alle testimonianze di mogli, madri e sorelle degli imputati che, nelle scorse settimane, li avevano descritti come «uomini eccezionali», Pelicot ha detto:
«È proprio come la persona che avevo dentro casa. Perché uno stupratore non è soltanto qualcuno che incontri in un parcheggio buio a tarda notte. Lo puoi trovare anche in famiglia, tra gli amici».
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