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  • Mercoledì 23 ottobre 2024

Chi era Hashem Safieddine

Era diventato il capo di Hezbollah dopo l'uccisione di Hassan Nasrallah: martedì l'esercito israeliano ha detto di avere ucciso anche lui

Hashem Safieddine, al centro, durante i funerali di un comandante di Hezbollah, lo scorso 12 giugno a Beirut
Hashem Safieddine, al centro, durante i funerali di un comandante di Hezbollah, lo scorso 12 giugno a Beirut (AP Photo/Bilal Hussein)

Martedì l’esercito israeliano ha confermato di aver ucciso Hashem Safieddine, che era considerato il successore del leader storico Hassan Nasrallah come capo del gruppo politico e militare libanese Hezbollah. Nasrallah era stato ucciso da un bombardamento israeliano lo scorso 27 settembre: una settimana dopo era circolata la notizia, attribuita a fonti dei media nella sicurezza israeliana, che fosse stato ucciso anche Safieddine, in un nuovo attacco il 4 ottobre. Ora l’esercito israeliano l’ha confermata, Hezbollah ancora no.

Safieddine è stato ucciso da un bombardamento israeliano a Dahieh, un quartiere nella periferia meridionale di Beirut con una fortissima presenza di Hezbollah: insieme a lui c’erano altri 25 membri del gruppo, tra cui alcuni importanti dirigenti, come il capo dell’intelligence Hussein Ali Hazima.

Safieddine era nato nel 1964 nella città di Deir Kanoun Naher, nel sud del Libano, ed era un cugino di Nasrallah. Come lui era un leader sia politico che religioso, tra i più importanti nell’islam sciita, e indossava un turbante nero, privilegio accordato a chi è ritenuto un discendente del profeta Maometto.

Safieddine aveva studiato nella città iraniana di Qom, prima di tornare in Libano negli anni ’90, e aveva sempre mantenuto legami con il regime. Era considerato amico personale di una delle figure più influenti dell’Iran, il generale iraniano Qassem Suleimani, il comandante delle Guardie rivoluzionarie ucciso nel 2020 dagli Stati Uniti. Nello stesso anno il figlio di Safieddine sposò la figlia di Suleimani mentre suo fratello, Abdullah Safieddine, è il rappresentante di Hezbollah a Teheran.

Nel 2006 Safieddine guidò la ricostruzione della parte meridionale di Beirut, distrutta dai bombardamenti durante la scorsa invasione israeliana. Nel 2012 definì quel lavoro una «nuova vittoria» su Israele. Negli anni crebbe la sua influenza e importanza nel gruppo: Safieddine faceva parte del Consiglio del Jihad, l’organo che dirige le operazioni militari di Hezbollah, ed era il capo del Consiglio esecutivo, che ha compiti politici e amministrativi.

Per questo secondo ruolo, Safieddine era descritto come una specie di primo ministro di Hezbollah. Nelle aree che controlla, infatti, il gruppo gestisce attività economiche e una serie di servizi, paralleli e complementari a quelli statali, che includono scuole e strutture sanitarie.

Dal 2017 inoltre Safieddine era sottoposto a sanzioni del dipartimento di Stato statunitense in quanto «terrorista globale». Nell’ultimo anno Safieddine aveva preso il posto di Nasrallah in diverse occasioni pubbliche, intervenendo a funerali e cerimonie (mentre il leader di Hezbollah, per ragioni di sicurezza, comunicava soprattutto con discorsi trasmessi dalla televisione).

Safieddine era stato il primo dirigente di Hezbollah a parlare dopo gli attacchi di Hamas a Israele del 7 ottobre del 2023, quando i miliziani uccisero quasi 1.200 persone (per la maggior parte civili) e presero circa 250 persone in ostaggio. Il giorno successivo Safieddine promise il sostegno di Hezbollah dicendo che «le nostre armi e i nostri razzi sono con voi. Tutto ciò che abbiamo è con voi» durante un comizio a Beirut.

La sua uccisione implica un ulteriore indebolimento della leadership di Hezbollah. L’ultimo dei capi ancora in vita è Naim Qassem, il vice segretario generale, che però non ha la stessa popolarità che avevano Nasrallah e Safieddine all’interno del gruppo.