Perché si è dimesso Francesco Spano, capo di gabinetto del ministero della Cultura
C'entrano le anticipazioni di una puntata di Report che andrà in onda domenica, ma anche una vecchia inchiesta delle Iene
Mercoledì si è dimesso Francesco Spano, che il 14 ottobre era stato nominato capo di gabinetto dal ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Nella sua lettera di dimissioni Spano non ha spiegato le ragioni della sua scelta, ma ha scritto genericamente che «il contesto venutosi a creare, non privo di sgradevoli attacchi personali, non mi consente più di mantenere quella serenità di pensiero che è necessaria per svolgere questo ruolo così importante». Giuli, nominato ministro della Cultura il 6 settembre scorso al posto di Gennaro Sangiuliano, ha accettato le dimissioni di Spano pur rinnovandogli la propria stima e offrendogli una «convinta solidarietà per il barbarico clima di mostrificazione cui è sottoposto in queste ore».
Il riferimento di Giuli è ai crescenti pettegolezzi che si sono generati intorno a Spano, e che sono stati alimentati in particolare dalle anticipazioni sulla prossima puntata della trasmissione di Rai 3 Report. Mercoledì sera è stato pubblicato un breve video del servizio che andrà in onda, di Giorgio Mottola, in cui a Spano viene imputato un potenziale conflitto di interessi per il ruolo del suo avvocato e coniuge, Marco Carnabuci.
Il conduttore Sigfrido Ranucci nei giorni scorsi aveva fatto dichiarazioni un po’ allusive riguardo al fatto che domenica verrà trasmessa un’inchiesta su un caso analogo, ma «al maschile», a quello di Maria Rosaria Boccia, l’imprenditrice al centro della polemica che aveva coinvolto l’ex ministro Sangiuliano, costringendolo poi di fatto a dimettersi.
Le dimissioni di Spano sembrano dunque voler evitare a Giuli e al suo ministero eventuali imbarazzi che deriverebbero dalla puntata di Report, ma risentono anche delle grosse tensioni tra Giuli stesso e i dirigenti di Fratelli d’Italia più vicini alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La nomina di Spano, che Giuli aveva voluto come suo capo di gabinetto al posto di Francesco Gilioli (molto ben voluto dal presidente del Senato Ignazio La Russa), era stata infatti vista fin dall’inizio con fastidio da alcuni componenti dello staff di Meloni. Le origini di questi malumori hanno a che vedere con una storia vecchia di anni, che però in queste settimane è emersa nuovamente.
Spano è un avvocato pisano, ha 47 anni ed è un cattolico progressista appassionato di studi religiosi. Nel gennaio del 2016 venne nominato dal governo di Matteo Renzi direttore dell’UNAR, l’Ufficio nazionale contro le discriminazioni razziali che fa capo a Palazzo Chigi. Nel febbraio del 2017, quando il presidente del Consiglio era Paolo Gentiloni, Spano si dimise da quell’incarico in seguito a una polemica che lo aveva coinvolto e che era dovuta a un’inchiesta del programma Le Iene. L’inchiesta denunciava come l’UNAR avesse finanziato con fondi pubblici, tra i molti, un progetto promosso da una associazione che secondo Le Iene avrebbe avuto come attività prevalente organizzare serate e incontri in locali notturni e nel cui contesto ci sarebbero stati anche rapporti a pagamento. Spano, secondo quanto risultava alle Iene, era inoltre iscritto a questa associazione. All’epoca fu proprio Meloni una dei leader politici che accusò con toni feroci l’UNAR e lo stesso Spano, chiedendone le dimissioni.
Spano risentì molto di quella vicenda, che peraltro portò alla rivelazione pubblica della sua omosessualità. Avviò delle cause legali contro giornali e mezzi di informazione, assistito da Marco Carnabuci. Chi gli è stato vicino in quei momenti ricorda come le polemiche su di lui, e la stessa inchiesta delle Iene, originarono da una specie di regolamento di conti all’interno del mondo delle associazioni LGBTQ+, dove alcuni attivisti vedevano con fastidio la tendenza dell’UNAR a finanziare anche le iniziative delle organizzazioni più piccole a discapito di quelle maggiormente radicate.
Secondo l’inchiesta di Report, Spano nel 2018 iniziò a collaborare con la fondazione dell’ex ministra di centrosinistra Giovanna Melandri, che diede un incarico di consulenza legale anche a Carnabuci. Poi Melandri divenne presidente del MAXXI, il museo romano di arte contemporanea, che diede lo stesso incarico a Carnabuci, mantenuto per tutti gli anni successivi, anche nel 2022 quando Spano divenne infine segretario generale del museo: da qui, secondo Report, deriverebbe il conflitto di interessi. Fu nel 2022 che Spano iniziò la collaborazione con Giuli, subentrato a Melandri alla guida del museo. E quando Giuli divenne ministro, a settembre, Spano venne promosso come suo capo di gabinetto.