La campagna di vaccinazione contro la poliomielite nel nord della Striscia di Gaza è stata sospesa a causa delle operazioni militari israeliane

Una vaccinazione contro la poliomielite a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 19 ottobre (Hashem Zimmo/TheNEWS2 via ZUMA Press Wire)
Una vaccinazione contro la poliomielite a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, il 19 ottobre (Hashem Zimmo/TheNEWS2 via ZUMA Press Wire)

Il Comitato tecnico per la poliomielite a Gaza, che gestisce la campagna di vaccinazione nella Striscia, ha annunciato che le vaccinazioni nel nord del territorio, la cui fase finale doveva iniziare mercoledì, sono state posticipate a causa delle operazioni militari israeliane nella zona. Il comunicato del Comitato indica che la decisione è stata presa a causa «dell’escalation delle violenze, dei bombardamenti intensi, degli ordini di evacuazione di massa e dell’assenza di pause umanitarie».

Da settimane l’esercito israeliano sta conducendo un’offensiva molto intensa nel nord della Striscia di Gaza, concentrata attorno al grosso campo profughi di Jabalia. Le pause umanitarie garantite da Israele per la fine della campagna di vaccinazione includevano la sola città di Gaza: questo avrebbe reso impossibile raggiungere gran parte dei 119.279 bambini sotto i dieci anni che avrebbero dovuto ricevere la seconda dose di vaccino. La prima fase delle vaccinazioni si era conclusa con successo a settembre, con la somministrazione della prima dose.

La poliomielite è una malattia che può provocare forme permanenti di paralisi e nei casi peggiori la morte. Il Comitato è composto fra gli altri dal ministero della Salute di Gaza e da varie agenzie delle Nazioni Unite fra cui l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’UNICEF (l’Agenzia per l’infanzia) e l’UNRWA (che si occupa dei profughi palestinesi). A luglio l’UNICEF aveva rilevato il virus nelle fognature e il 23 agosto l’OMS aveva confermato la presenza di almeno un caso di un bambino rimasto paralizzato dopo averlo contratto. Con la guerra in corso non solo i bambini nati da poco non avevano potuto essere vaccinati, ma le condizioni igieniche sono peggiorate, con campi profughi sovraffollati, mancanza di acqua pulita e di sistemi efficienti per lo smaltimento di rifiuti e acque reflue.