La riunione dei BRICS serve soprattutto a Vladimir Putin
Inizia oggi e si svolge in Russia; il presidente vuole sfruttarla per mostrare che il paese non è isolato
Tra martedì e giovedì nella città russa di Kazan si terrà la riunione dei BRICS, il gruppo di paesi originariamente composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (le cui iniziali formano l’acronimo). Circa un anno fa il gruppo si è allargato, con l’ingresso di quattro nuovi membri: Egitto, Iran, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti.
Alla precedente riunione annuale, ospitata in Sudafrica, il presidente russo Vladimir Putin non aveva partecipato di persona per non rischiare di essere arrestato dato il mandato di arresto a suo carico emesso dalla Corte penale internazionale a marzo del 2023. Stavolta invece Putin ha organizzato la riunione direttamente in Russia, e sfrutterà l’occasione per cercare di dimostrare – all’opinione pubblica russa ma anche a quella internazionale – che non è isolato a livello internazionale, nonostante le numerose sanzioni adottate dai paesi occidentali contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022.
Finora 36 paesi hanno confermato la loro partecipazione (alcuni come osservatori), una ventina dei quali manderà a Kazan il capo di stato o di governo: Putin farà incontri bilaterali praticamente con tutti quelli che ci vanno. Tra i più importanti ci sono il presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, leader di uno dei paesi fondatori del gruppo, all’ultimo ha detto che non andrà perché di recente ha avuto un’emorragia cerebrale che pur non grave gli impedisce di prendere voli aerei per qualche tempo. L’Iran sarà rappresentato da Masoud Pezeshkian, eletto presidente ad agosto.
Il fatto che i BRICS abbiano aggiunto “nuove lettere”, cioè nuovi paesi e quindi maggiore influenza, verrà sfruttato da Putin per evidenziare la rinnovata importanza del gruppo. I paesi del blocco, con tre miliardi e mezzo di abitanti, costituiscono circa il 45 per cento della popolazione mondiale mentre la dimensione delle loro economie, se combinate, raggiunge il 28 per cento dell’economia mondiale.
«La narrazione è che la Russia viene ostracizzata dall’Occidente, ma accolta dalla maggioranza della comunità internazionale», mentre per contrasto l’Occidente viene descritto come messo in minoranza dagli altri paesi, ha spiegato al Washington Post Alexander Gabuev, analista del think tank Carnegie Endowment. Vista l’importanza della riunione – anche in termini di immagine – le autorità di Kazan hanno sospeso la vendita di alcolici nel centro della città.
Al di là della propaganda e delle ambizioni di proporre un «ordine mondiale» in contrapposizione all’Occidente e agli Stati Uniti, il regime di Putin ha anche obiettivi più concreti. Già alla riunione di un anno fa si discusse della possibilità di istituire una valuta unica tra i paesi BRICS, ma poi non se ne fece nulla. Stavolta il governo russo insisterà molto sulla creazione di un sistema di pagamenti internazionali, il “BRICS Bridge”, che aiuterebbe il paese a mitigare gli effetti delle sanzioni occidentali e l’esclusione dal sistema di comunicazioni bancarie SWIFT.
Tra le altre cose, in questi giorni vari giornali hanno anticipato che Russia e Iran stanno discutendo di un accordo di “partnership strategica”. L’Iran ha fornito alla Russia alcuni dei droni lanciati sulle città ucraine, molto spesso su obiettivi civili o sui civili stessi. I governi di alcuni paesi, tra cui Brasile, India e Sudafrica, non vogliono però che il gruppo assuma una connotazione troppo anti occidentale: sono interessati alla cooperazione commerciale più che a quella militare, e lo stesso vale per diversi dei paesi che si sono candidati più recentemente, attratti soprattutto dalle opportunità economiche.
Gli stessi governi non vorrebbero nemmeno che i BRICS fossero associati a un altro paese vicino alla Russia, ossia la Corea del Nord. Il posizionamento di Putin, da questo punto di vista, è contraddittorio o quantomeno ambivalente: il presidente russo vuole ostentare il fatto di non essere isolato dal punto di vista diplomatico, ma al tempo stesso mantiene o approfondisce alleanze che rischiano di alimentare questo stesso isolamento.
A proposito delle divisioni tra i governi, un mese fa i ministri degli Esteri dei paesi BRICS non erano riusciti a mettersi d’accordo sul testo del comunicato finale di una loro riunione, a causa dell’opposizione di Egitto ed Etiopia. Ci sono anche paesi che a fronte dell’invito a entrare nel gruppo hanno declinato: tra questi l’Algeria e l’Argentina.
L’economista britannico Jim O’Neill, che inventò l’acronimo “BRIC” nel 2001, ha messo in dubbio l’efficacia del gruppo e in generale i risultati delle precedenti 15 riunioni. «Certamente ci saranno photo opportunity. I leader potranno affiancare Putin e lamentarsi della sottorappresentazione dei loro paesi in molte organizzazioni internazionali. Lo fanno ogni anno […] ma nel frattempo i BRICS non sono riusciti a ottenere cambiamenti significativi o strutturali nelle istituzioni internazionali. Casomai l’opposto», ha scritto O’Neill sul giornale indipendente russo Novaya Gazeta.
Secondo O’Neill e diversi altri osservatori, un altro dei principali limiti del gruppo sta nella rivalità regionale tra Cina e India. Da questo punto di vista, alla riunione di Kazan potrebbero esserci progressi. Giovedì il governo indiano ha annunciato di aver trovato un accordo con quello cinese per allentare le tensioni lungo il loro confine, dove erano stati schierati 50mila soldati dopo gli scontri a fuoco del 2020 in cui erano morti 24 militari. Non sono ancora stati resi pubblici i termini dell’accordo.
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