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  • Martedì 22 ottobre 2024

La Chiesa cattolica ha prolungato di altri quattro anni il controverso accordo con la Cina

Quello del 2018 che prevede la nomina condivisa di alcuni vescovi, ma che finora secondo molti non ha aiutato i cattolici perseguitati nel paese

Una messa cattolica a Pechino il 25 dicembre 2023 (AP Photo/Ng Han Guan)
Una messa cattolica a Pechino il 25 dicembre 2023 (AP Photo/Ng Han Guan)
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Martedì il Vaticano ha rinnovato per altri quattro anni un controverso accordo con la Cina che era stato stretto la prima volta nel settembre del 2018, dopo quasi settant’anni di rari o assenti rapporti diplomatici. All’epoca l’accordo era stato considerato molto importante, ma negli ultimi anni vari esponenti e membri della Chiesa cattolica si sono opposti al suo rinnovo. A loro avviso l’accordo sarebbe inefficace e contribuirebbe a legittimare la posizione internazionale della Cina senza migliorare le condizioni di vita dei cattolici, storicamente perseguitati dal governo cinese.

In Cina fino al 2018 la pratica della religione cattolica era permessa legalmente soltanto all’interno della cosiddetta Associazione Patriottica, un’organizzazione fortemente controllata dallo stato. Erano invece state più volte demolite le chiese ed erano stati arrestati i membri della cosiddetta Chiesa “sotterranea”, ovvero quella più vicina al Vaticano, chiamata così perché costretta per lungo tempo ad agire in clandestinità. L’Associazione Patriottica e la Chiesa “sotterranea” sono nettamente separate, anche nella classe dirigente. In totale riuniscono tra i 10 e i 12 milioni di cattolici, divisi pressoché a metà.

L’accordo era già stato rinnovato due volte, una nel 2020 e una nel 2022: è la prima volta che il rinnovo è di quattro anni e non di due. Il testo è segreto per volere della Cina. Da quel che si sa prevede che il Vaticano riconosca i vescovi dell’Associazione Patriottica, che prima del 2018 erano nominati dal governo cinese senza il permesso del Papa, ma concede almeno formalmente al Papa l’ultima parola sulle nomine: di fatto è sempre il governo cinese a scegliere, e per quanto se ne sa fin qui non è mai capitato che il Papa mettesse un veto su una nomina. Nella pratica l’accordo ha fatto sì che nel 2019 la Chiesa cattolica e il regime cinese abbiano nominato per la prima volta due vescovi in maniera condivisa, cosa che non era mai successa.

I cattolici critici dell’accordo sottolineano però che tutti gli altri problemi rimangono. In Cina i cattolici continuano a dividersi tra la Chiesa riconosciuta dal Vaticano e l’Associazione Patriottica. Il governo ha continuato a negare la libertà di culto, vietando tra le altre cose ai minorenni di partecipare a cerimonie religiose e ricevere un’educazione religiosa. E in alcune regioni i cattolici che non appartengono all’Associazione Patriottica vengono tuttora perseguitati. In almeno due casi, peraltro, la Cina ha violato l’accordo nominando unilateralmente dei vescovi.

Nel comunicato di martedì il Vaticano ha detto di aver preso comunque la decisione di rinnovare l’accordo «dopo opportune consultazioni e valutazioni», e che la Chiesa «rimane intenzionata a proseguire il dialogo rispettoso e costruttivo con la controparte cinese, per lo sviluppo di relazioni bilaterali in vista del bene della Chiesa cattolica nel paese e di tutto il popolo cinese».