La Russia importa moltissime auto dalla Georgia, nonostante le sanzioni
Grazie a diversi sistemi ai limiti della legalità che includono altri paesi nel Caucaso e in Asia Centrale
Nonostante le sanzioni imposte sulla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, molte auto europee e statunitensi continuano a entrare nel paese: possono farlo grazie a un sistema che opera ai margini della legalità e coinvolge vari stati vicini, soprattutto la Georgia. In molti casi le leggi degli stessi paesi del Caucaso e dell’Asia centrale tramite cui le auto occidentali arrivano in Russia vietano la loro riesportazione, ma gli operatori di questo commercio riescono ad aggirarle tramite complicati meccanismi, che prevedono solitamente l’attraversamento di diverse frontiere.
Dopo il 2022 i dati commerciali di vari paesi mostrano le esportazioni di auto di lusso e altri prodotti verso la Russia azzerarsi: l’Unione Europea, il Regno Unito e gli Stati Uniti le hanno vietate per minare il consenso del regime di Vladimir Putin, che governa la Russia in modo autoritario da oltre vent’anni. A questi si aggiungono i divieti di vendita di armi e di beni a duplice uso (che possono essere usati sia per scopi civili che per la produzione di armi) e varie altre sanzioni. Far rispettare le sanzioni però si è rivelato piuttosto difficile. In molti casi infatti il volume di esportazioni verso la Russia si è solo spostato verso altri paesi, fra cui Georgia, Armenia, Azerbaigian e Kazakistan, che non hanno adottato le sanzioni o le applicano meno severamente.
Seguire i traffici di auto è più facile rispetto a quelli di altri merci: sono identificate in tutto il mondo dalle targhe e dai numeri di serie sul telaio, non possono essere nascoste facilmente e spesso vengono guidate direttamente attraverso i confini. Diverse inchieste giornalistiche hanno quindi provato a seguire il percorso che permette loro di attraversare il confine russo.
Ia Asatiani, giornalista del sito georgiano iFact, ha trovato un grosso parcheggio di auto di lusso a circa duecento metri dal varco di Lars, dove passa l’unica strada fra Georgia e Russia a non essere controllata dall’Abcasia o dall’Ossezia Meridionale, due repubbliche filorusse che hanno dichiarato la propria indipendenza dalla Georgia (il parcheggio si trova sul lato georgiano). Secondo Asatiani la maggior parte delle auto arriva al varco tramite rimorchi o bisarche, e poi vengono scaricate nel parcheggio. Da qui vengono guidate da un autista attraverso il confine in Russia, dove verranno portate all’acquirente: l’autista ritorna in Georgia a piedi o chiedendo un passaggio. In questo modo le auto possono arrivare in Russia senza che vengano conteggiate nelle statistiche delle esportazioni georgiane.
Questo metodo richiede una notevole fiducia fra l’acquirente russo e l’autista che opera in Georgia. Le auto vengono rimorchiate fino a Lars, così da avere un basso chilometraggio e la minor usura possibile, ma poi devono essere guidate attraverso il confine. L’autista quindi deve registrarne il possesso e pagare l’assicurazione: una volta in Russia deve venderla all’acquirente russo tramite un regolare contratto.
Secondo un’indagine condotta da Ed Conway, giornalista della testata inglese Sky News, alcune auto acquistate in Europa vengono portate prima in Armenia. Vengono poi guidate nella confinante Georgia, e da qui in Russia attraverso il varco di Lars.
L’Armenia infatti fa parte di un’unione doganale che include anche la Russia e vari paesi dell’ex Unione Sovietica. Spostare in Russia un’auto registrata in Armenia (ma anche altri tipi di merci) comporta quindi costi molto bassi. La concatenazione di vari attraversamenti di frontiera permette di coprire le tracce delle auto, che nelle statistiche commerciali risultano sostanzialmente scomparse dopo essere arrivate in Armenia.
Un’inchiesta di BBC News invece si è concentrata sulla rivendita di auto usate fra Georgia, paesi dell’Asia centrale e Russia. I veicoli, che spesso hanno subìto incidenti e sono in pessimo stato, arrivano nei porti georgiani dall’Europa e dagli Stati Uniti. Vengono poi aggiustati, dato che in Georgia il costo del lavoro più basso e le minori regolamentazioni rendono la riparazione un’attività economicamente sostenibile anche quando non lo è nei paesi occidentali, e rivenduti nel paese o all’estero.
Fra il 2022 e il 2023 il commercio di queste auto fra la Georgia e il Kazakistan in particolare è aumentato di cinque volte, da circa 7mila a quasi 40mila veicoli. Il Kazakistan fa parte dell’unione doganale in cui rientrano anche Russia e Armenia (oltre a Kirghizistan e Bielorussia) ed è stato più volte accusato di ignorare le sanzioni occidentali.
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