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  • Lunedì 21 ottobre 2024

Israele e Hamas stanno interpretando la morte di Yahya Sinwar in modi molto diversi

Da un lato il capo di Hamas ucciso la settimana scorsa viene definito un «codardo», dall'altro un «guerriero» che ha combattuto fino all'ultimo

Soldati in Yemen davanti a un poster che celebra il «martire Yahya Sinwar»
Soldati in Yemen davanti a un poster che celebra il «martire Yahya Sinwar» (AP Photo/Osamah Abdulrahman)
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Dopo la morte di Yahya Sinwar, il leader di Hamas ucciso la settimana scorsa in uno scontro con alcuni soldati israeliani nella Striscia di Gaza, si è sviluppato un dibattito soprattutto online attorno alle circostanze della sua morte e al loro significato simbolico.

Israele e i suoi alleati hanno rapidamente tentato di presentare l’uccisione di Sinwar come la fine di un uomo perennemente in fuga, che ha trascorso quest’ultimo anno di guerra nascosto nei tunnel che attraversano il sottosuolo della Striscia: le autorità israeliane lo hanno definito un «codardo» e alcuni media, anche statunitensi, hanno parlato di «un topo in trappola».

L’interpretazione di Hamas e dei simpatizzanti del gruppo è stata invece diametralmente opposta: Sinwar è stato presentato come un guerriero che ha combattuto fino all’ultimo, e che anche quando la sua morte era ormai certa ha continuato a sfidare apertamente l’esercito israeliano. Da giorni circolano online immagini fatte con l’intelligenza artificiale che mostrano Sinwar come un martire o come un guerriero con aspetto minaccioso e marziale.

Un murales a Tel Aviv, in Israele, che ridicolizza l'uccisione di Sinwar

Un murale a Tel Aviv, in Israele, che ridicolizza l’uccisione di Sinwar (AP Photo/Oded Balilty)

Questa differenza di interpretazioni si basa in buona parte su un video, pubblicato dall’esercito israeliano dopo l’uccisione di Sinwar, che mostra i suoi ultimi momenti di vita. Nel video, girato da un drone, si vede un uomo identificato come Sinwar seduto su una poltrona al secondo piano di un palazzo semidistrutto: è gravemente ferito e ha il volto semicoperto da una kefiah, il copricapo tradizionale palestinese. Quando vede il drone, si gira lentamente e gli butta addosso quello che sembra un bastone, mancandolo. Poi il video si interrompe. Poco dopo, l’esercito israeliano ha distrutto il palazzo con colpi di carro armato, uccidendo Sinwar.

(Il video è qui sotto ma occhio: mostra Sinwar gravemente ferito, e benché l’immagine sia molto sgranata potrebbe risultare impressionante).

– Leggi anche: Come è stato ucciso Yahya Sinwar

Già poche ore dopo la conferma dell’uccisione di Sinwar, il video diffuso dall’esercito israeliano veniva indicato in parte del mondo arabo come prova che il capo di Hamas aveva combattuto fino all’ultimo e affrontato i suoi nemici a viso aperto, nonostante la disparità di forze. «Quelle immagini di Sinwar sono già entrate nel pantheon di Hamas e di altri gruppi», ha detto al Washington Post Beverley Milton-Edwards, analista del centro studi americano Middle East Council on Global Affairs.

Anche in Occidente negli scorsi giorni molti simpatizzanti di Hamas hanno celebrato Sinwar come un martire e un guerriero coraggioso. Spesso queste celebrazioni sono corredate da vecchie foto di Sinwar, da dichiarazioni bellicose o da fotomontaggi che, appunto, lo mostrano in pose marziali e da condottiero militare.

Questa immagine contrasta notevolmente con la descrizione che Israele ha fatto di Sinwar in questi mesi di guerra, quando molto spesso i funzionari israeliani hanno parlato del capo di Hamas come di una persona nascosta nei tunnel sotterranei, al sicuro mentre le bombe (lanciate dallo stesso esercito israeliano) distruggevano le città della Striscia di Gaza. In effetti Sinwar non è stato trovato nei tunnel, ma all’aperto, ed è stato ucciso dopo un breve scontro con alcuni soldati israeliani (l’esercito sostiene però che non ci siano prove che Sinwar abbia partecipato direttamente allo scontro).

Anche l’Iran, storico nemico di Israele, ha definito Sinwar come un «martire» che diventerà un «modello per la gioventù e per i bambini».

Una donna passa davanti a un poster di Yahya Sinwar nel campo profughi di Bourj al Barajneh a Beirut, in Libano

Una donna passa davanti a un poster di Yahya Sinwar nel campo profughi di Bourj al Barajneh a Beirut, in Libano (Chris McGrath/Getty Images)

Israele sta cercando da giorni di contrastare la narrativa che presenta Sinwar come un eroe e un martire. Subito dopo la conferma della sua uccisione ha fatto sapere che addosso al capo di Hamas sono stati trovati, tra le altre cose, del denaro e un passaporto falso: in questo modo ha lasciato intendere che Sinwar, che è stato ucciso non lontano dalla città di Rafah, a pochi chilometri dal confine con l’Egitto, stesse cercando di scappare dalla Striscia di Gaza.

Nel fine settimana, inoltre, l’esercito israeliano ha pubblicato un video che mostrerebbe il momento in cui, la notte prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, Sinwar si sarebbe rifugiato nei tunnel sotterranei della Striscia con la sua famiglia. Tra le altre cose si vede la moglie di Sinwar, Samr Abu Zamer, con in mano quella che sembra una borsa di lusso del marchio francese Hermès dal valore di alcune decine di migliaia di euro. Le autorità israeliane hanno commentato che questa sarebbe la prova che Sinwar e la sua famiglia vivevano «nel lusso, godendosela mentre mandavano gli altri a morire». In realtà il video è sgranato, ed è difficile dire se la borsa sia davvero di Hermès o soltanto un modello simile.

La disputa attorno al significato dell’uccisione di Sinwar, e a cosa simboleggi, è importante perché Israele in questi mesi di guerra è in sempre maggiore difficoltà dal punto di vista della comunicazione. Dopo mesi di bombardamenti e distruzione della Striscia di Gaza, e dopo che l’esercito israeliano ha ucciso più di 42mila persone palestinesi, in buona parte civili, il sostegno internazionale nei confronti di Israele è ai minimi, e nel mondo arabo molte persone simpatizzano con gruppi come Hamas.

In questo senso, per Israele è un problema il fatto che anche uno dei suoi principali successi in guerra, come l’uccisione del capo di Hamas, si sia trasformato per molti in un momento di celebrazione e abbia contribuito alla creazione di un martire e di un eroe anti israeliano.

Diversi altri paesi che in passato hanno condotto operazioni volte a uccidere personaggi noti hanno tenuto in considerazione questo problema, e sono stati più discreti nella loro comunicazione. Gli Stati Uniti, per esempio, quando nel 2011 uccisero il capo di al Qaida Osama bin Laden seppellirono il suo corpo in mare (fu cioè fatto affondare nel mar Arabico, in maniera rispettosa delle usanze musulmane) subito dopo aver completato le operazioni di riconoscimento, e non hanno mai pubblicato foto o video dell’operazione in cui bin Laden fu ucciso, proprio per evitare processi di mitizzazione.