La quarta alluvione in un anno e mezzo in Emilia-Romagna
Questa volta i danni sono stati soprattutto nella zona di Bologna e una persona è morta, mentre la regione aspetta ancora parte dei fondi per le scorse alluvioni
Tra sabato e domenica l’Emilia-Romagna è stata di nuovo colpita da una violenta alluvione: le piogge intense hanno causato esondazioni, allagamenti e blackout in varie zone della regione, specialmente nell’area metropolitana di Bologna. Un ragazzo di 20 anni, Simone Farinelli, è morto travolto dalla piena del torrente Zena mentre si trovava in un’auto a Pianoro, un comune a sud di Bologna.
È la quarta alluvione in Emilia-Romagna in meno di un anno e mezzo, dopo quella avvenuta tra il 18 e il 19 settembre e le due di maggio 2023, che causarono la morte di 17 persone e danni per circa 8,5 miliardi di euro.
Nell’alluvione delle ultime 48 ore l’area metropolitana di Bologna è quella in cui ci sono stati più danni. La presidente della regione Irene Priolo, da poco nominata anche commissaria per l’alluvione in Emilia-Romagna, ha parlato di una «sorta di slavina d’acqua» che si è scaricata su Bologna dalle colline. Dal pomeriggio di sabato sono caduti circa 175 millimetri di pioggia su Bologna e nei comuni vicini come Pianoro, San Lazzaro di Savena e Casalecchio di Reno, a fronte di una media storica in tutto il mese di ottobre di poco superiore ai 70 millimetri di pioggia. A Bologna sono esondati i torrenti Ravone, Savena e Zena e il fiume Idice, allagando strade, case e attività commerciali. A Budrio, un comune di meno di ventimila abitanti, l’esondazione dell’Idice ha allagato completamente il centro della cittadina. In tutta la regione 15 corsi d’acqua hanno superato la soglia di massima allerta durante il fine settimana.
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Lunedì gli asili nido e le scuole a Bologna sono rimaste chiuse per permettere controlli sulla sicurezza degli edifici. Anche se l’intensità delle piogge è diminuita, ci sono ancora diverse strade chiuse e disagi per i trasporti pubblici locali. Nella notte tra domenica e lunedì, inoltre, sono stati trasferiti 41 pazienti dall’ospedale di Bentivoglio, in provincia di Bologna, dove si erano allagati il seminterrato e il primo piano. Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha detto che chiederà lo stato di emergenza, una condizione che in casi di particolare necessità permette di saltare diverse procedure burocratiche e quindi anche di ottenere e usare fondi in tempi più rapidi (attualmente è invece in vigore uno stato di emergenza a livello regionale per l’alluvione di settembre).
Oltre a Bologna, ci sono stati allagamenti in varie parti delle province di Reggio Emilia, Ravenna, Forlì-Cesena, Ferrara e Piacenza. A metà pomeriggio di domenica i vigili del fuoco avevano già fatto più di 500 interventi in soccorso della popolazione.
Dalla mezzanotte di ieri portati a termine dai #vigilidelfuoco 515 interventi di soccorso connessi al #maltempo #EmiliaRomagna. In regione operano 510 unità con 170 mezzi e 2 elicotteri. Nella clip la rottura di un argine del torrente Crostolo a Reggio Emilia [#20ottobre 15:00] pic.twitter.com/enGlGO7KVS
— Vigili del Fuoco (@vigilidelfuoco) October 20, 2024
Tra il comune di Cadelbosco e Santa Vittoria, frazione di Gualtieri, entrambe in provincia di Reggio Emilia, è uscito dagli argini il torrente Crostolo e circa mille persone sono state evacuate. Complessivamente tra sabato e domenica sono state evacuate per precauzione circa tremila persone in tutta la regione, ma il numero è in aggiornamento.
Nelle scorse ore ci sono stati allagamenti anche a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, uno dei comuni più colpiti dalle alluvioni di maggio 2023 e dello scorso settembre. A metà settembre la situazione era stata particolarmente critica a Traversara, una frazione di Bagnacavallo, dove l’argine del fiume Lamone era crollato a causa delle intense piogge e l’acqua si era riversata nel borgo, travolgendo le case e allagando le strade. Traversara si era poi di nuovo allagata nella notte tra il 3 e il 4 ottobre.
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A maggio del 2023 invece il Lamone aveva fatto danni in particolare a Faenza, sempre in provincia di Ravenna. Tra le città più danneggiate un anno e mezzo fa c’erano anche Forlì e Cesena.
In Emilia-Romagna si discute della gestione dei fondi e dei cantieri per prevenire le esondazioni dei fiumi e gli allagamenti dei centri abitati da oltre un anno: gli amministratori locali hanno più volte accusato il governo di non aver stanziato abbastanza fondi per le alluvioni, mentre il governo ha a sua volta incolpato le amministrazioni locali per i ritardi nella realizzazione delle opere necessarie a prevenire esondazioni e danni.
Dopo le prime due alluvioni la Regione segnalò al governo danni per circa 8,5 miliardi di euro, di cui la metà per ripristinare strade, ponti, argini di fiumi e canali. Finora il governo ha stanziato 3,8 miliardi, di cui 2,5 per la messa in sicurezza del territorio e 1,3 per i rimborsi a famiglie e aziende. Per l’alluvione di settembre invece il governo aveva stanziato 20 milioni di euro per ripristinare i servizi essenziali.