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  • Domenica 20 ottobre 2024

Il voto in Moldavia gira tutto intorno all’Europa e alla Russia

Domenica ci sono le elezioni presidenziali, e anche un referendum che chiede ai cittadini cosa pensano dell'ingresso del paese nell'Unione Europea

Cittadini moldavi ai seggi durante le ultime elezioni comunali a Chisinau, la capitale, 5 novembre 2023 (AP Photo/Aurel Obreja)
Cittadini moldavi ai seggi durante le ultime elezioni comunali a Chisinau, la capitale, 5 novembre 2023 (AP Photo/Aurel Obreja)

Domenica in Moldavia si vota per le elezioni presidenziali e per un referendum sull’ingresso del paese nell’Unione Europea. La Moldavia è un piccolo paese che si estende tra Romania e Ucraina, grande pressappoco come due volte il Lazio e in cui abitano circa 2,4 milioni di persone (un numero molto inferiore al totale dei cittadini moldavi, in buona parte emigrati all’estero). Ottenne l’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991, ma da allora è sempre rimasta a metà tra l’influenza della Russia e dell’Occidente. Anche i temi più importanti di queste elezioni ruotano attorno a questo: la possibilità di accelerare il processo di adesione all’Unione da un lato, e le accuse di interferenze russe nella politica moldava, che arrivano da più parti, dall’altro.

Alle elezioni presidenziali si sono presentati undici candidati. La favorita è l’attuale presidente Maia Sandu, in carica dal 2020 e candidata con il Partito di Azione e Solidarietà (PAS), europeista e molto impegnato nella lotta alla corruzione (lo stesso dell’attuale primo ministro Dorin Recean). Se nessun candidato dovesse ottenere più del 50 per cento dei voti, il 3 novembre si terrà il ballottaggio. Anche se è eletto in modo diretto e ha iniziativa legislativa, il ruolo del presidente in Moldavia è simile a quello italiano: tra le altre cose convoca e scioglie le camere, promulga le leggi, nomina il governo e ha in generale il ruolo di rappresentante e garante delle istituzioni moldave.

Secondo gli ultimi sondaggi, il 36 per cento dei moldavi ha fiducia in Sandu, un dato superiore a quello degli altri leader politici del paese. Sandu ha studiato ad Harvard, la prestigiosa università negli Stati Uniti, e prima di iniziare la carriera politica ha lavorato per la Banca Mondiale. Dopo essere stata ministra dell’Istruzione tra il 2012 e il 2015, ha fondato il PAS ed è stata per tre anni all’opposizione. In quel periodo si è affermata come una leader europeista e ha guadagnato sempre più consensi. Nel 2019 è diventata prima ministra e dal 2020 è presidente della Moldavia. Può rimanere in carica per al massimo un altro mandato.

Tra i 10 sfidanti di Sandu, i due che hanno più possibilità di arrivare insieme a lei a un eventuale ballottaggio sono Alexandru Stoianoglo e Renato Usatii: i sondaggi preelettorali assegnano loro rispettivamente il 10,1 per cento e il 7,5 per cento dei consensi. Il primo è un ex procuratore, è candidato con il Partito Socialista (PSRM), tradizionalmente filorusso, ed è sostenuto dall’ex presidente moldavo Igor Dodon, che ha deciso di non ricandidarsi dopo che nel 2020 aveva perso le presidenziali proprio contro Sandu.

Ufficialmente Stoianoglo dice di essere favorevole all’ingresso della Moldavia nell’Unione Europea, ma sostiene che il paese dovrebbe mantenere una posizione «neutrale» nei rapporti con gli altri paesi (e una «amicizia» con la Russia).

Una manifestazione europeista a Chisinau, la capitale moldava, indetta dalla presidente Maia Sandu, 25 giugno 2024 (AP Photo/Aurel Obreja, File)

Usatii invece è l’ex sindaco di Balti, una città della Moldavia settentrionale. È candidato con Il Nostro Partito, populista, conservatore e filorusso. Sostiene ufficialmente che la Moldavia non dovrebbe entrare né nell’Unione Europea, né nell’Unione economica eurasiatica (di cui fanno parte la Russia e altri stati satelliti). I legami di Usatii con la Russia sono noti: nel 2015 un’inchiesta dell’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP) aveva rivelato per esempio che Usatii aveva degli interessi economici nell’azienda statale delle ferrovie russe.

Gli altri otto candidati hanno percentuali di consenso basse, e non dovrebbero ottenere risultati rilevanti. Tuttavia, secondo i sondaggi preelettorali il 30 per cento dei moldavi si diceva indeciso rispetto al voto.

Nel corso del suo mandato Sandu si è concentrata sull’accelerare l’ingresso della Moldavia nell’Unione Europea. Il paese ha presentato domanda di adesione a marzo del 2022, dopo l’inizio dell’invasione russa della vicina Ucraina, e come l’Ucraina aveva ottenuto lo status di paese candidato nel giugno dello stesso anno.

Il processo di adesione all’Unione Europea prevede diverse fasi, in cui il paese candidato deve attuare una serie di riforme per aderire agli standard dell’Unione in vari ambiti, tra cui i diritti umani e l’economia. Per quanto riguarda la Moldavia, la Commissione aveva richiesto riforme in diversi settori, tra cui l’anticorruzione e il sistema giudiziario; a dicembre aveva ritenuto soddisfacenti i progressi fatti fino a quel momento e gli stati membri avevano votato per avviare la fase dei negoziati ufficiali, che è ancora in corso.

Per accelerare le procedure Sandu ha indetto sempre per domenica un referendum per l’integrazione europea della Moldavia. I cittadini dovranno dire se sono favorevoli all’ingresso del paese nell’Unione Europea. Se l’affluenza superasse il 33 per cento e la maggioranza degli elettori votasse per il Sì, a quel punto verrebbe fatta una modifica alla Costituzione moldava, che inserirebbe tra gli obiettivi strategici della Repubblica l’ingresso nell’Unione.

È abbastanza comune che un paese candidato indica un referendum come ulteriore garanzia democratica del processo di adesione, ma normalmente questo avviene alla fine. Ora invece gli esperti ritengono che Sandu stia cercando di legittimare il processo di adesione, per rafforzare le richieste delle forze europeiste. Secondo gli ultimi sondaggi il 63 per cento dei moldavi è favorevole all’ingresso nell’Unione.

L’esito però non è scontato: in Moldavia c’è una forte emigrazione delle generazioni più giovani, e tra gli anziani molti mantengono posizioni filorusse. Nel paese esiste inoltre una significativa minoranza di persone russofone, che seguono i media e la propaganda russa. C’è anche un territorio, la Transnistria, che formalmente fa parte della Moldavia ma da tempo si proclama indipendente ed è molto vicina alla Russia.

– Leggi anche: Nella guerra tra Russia e Ucraina c’è da guardare anche quello che succede in Transnistria

Una sconfitta nel referendum sarebbe un grosso problema politico per Sandu: rallenterebbe il processo di adesione, rafforzerebbe le forze filorusse e rischierebbe di avere un impatto negativo anche sulle elezioni parlamentari del 2025, che decideranno poi la maggioranza e quindi il prossimo governo.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (sinistra) e la presidente moldava Maia Sandu (detra), 12 ottobre 2023

Soprattutto nei mesi che hanno preceduto le elezioni di domenica (e ancor prima, dall’inizio della guerra in Ucraina), sono emerse diverse prove delle ingerenze della Russia e del suo presidente Vladimir Putin nella politica moldava. A giugno del 2023, ad esempio, il partito di un importante impresario moldavo molto vicino alla Russia, Ilan Shor, era stato dichiarato incostituzionale dopo che i servizi di intelligence ucraini avevano scoperto del suo ruolo in un presunto piano per un colpo di stato in Moldavia.

A settembre di quest’anno Stanislav Secrieru, il consulente per la sicurezza nazionale moldavo, aveva parlato a Politico di una stima di oltre 100 milioni di euro che la Russia avrebbe investito per influire sul risultato di queste elezioni, tramite attività di disinformazione e propaganda sui social, mirate soprattutto a collegare l’ingresso della Moldavia nell’Unione Europea con la paura dell’espansione del conflitto nei propri confini. All’inizio di ottobre un’indagine della polizia moldava aveva inoltre scoperto del trasferimento di circa 14 milioni di euro sui conti correnti di 130mila cittadini, per provare a comprare il loro voto e arruolarli in attività di propaganda.

I legami del paese con la Russia condizionano anche la percezione della guerra in corso in Ucraina. Sebbene un’espansione del conflitto sia una possibilità molto remota, la paura attecchisce comunque sulla popolazione moldava a causa della storia del paese, della sua posizione geografica, della presenza di una rilevante minoranza russa e russofona e di un territorio conteso che vorrebbe annettersi alla Russia (la Transnistria).

Domenica i seggi per votare alle elezioni presidenziali e al referendum resteranno aperti dalle 7 (le 6 in Italia) alle 21.