Un attacco israeliano su Gaza ha ucciso decine di persone
È stato compiuto sabato su un edificio residenziale nel nord del territorio: le operazioni di soccorso per cercare i dispersi non sono ancora concluse
Sabato sera, poco prima di mezzanotte, l’esercito israeliano ha bombardato e raso al suolo un edificio residenziale di più piani nel nord della Striscia di Gaza, a Beit Lahia, vicino al confine con Israele. Secondo le cifre diffuse dal ministero della Salute della Striscia, le cui stime sono ritenute affidabili, al momento 87 persone risultano morte o disperse sotto le macerie; altre quaranta sono ferite.
Subito dopo il bombardamento l’esercito israeliano aveva contestato un comunicato iniziale di Hamas in cui si parlava genericamente di «decine» di civili uccisi, dicendo che la cifra non corrispondeva a quella in loro possesso. I soccorsi a Beit Lahia non sono ancora conclusi, e secondo il ministero della Salute della Striscia, espresso da Hamas, le persone intrappolate sotto le macerie sono ancora «decine».
Le operazioni sono rese più complicate dall’assenza di una rete di comunicazione e dagli estesi danni causati dai bombardamenti, che hanno reso impraticabili molte strade nella Striscia. Da sabato nel nord del territorio non c’è nemmeno più connessione internet, cosa che complica ulteriormente le comunicazioni. L’area colpita peraltro è densamente popolata (solo nel nord della Striscia si stima che al momento vivano 400mila persone), e nelle prossime ore il numero di morti e feriti potrebbe aumentare.
Un giornalista di Al Jazeera che si trova sul posto ha detto che molti dei civili che sono stati coinvolti nell’attacco di sabato notte erano fuggiti dal campo profughi di Jabalia, il più grande dentro la Striscia di Gaza. Nelle ultime settimane, infatti, in quest’area si sono intensificate le operazioni dell’esercito israeliano, che ha emesso nuovi ordini di evacuazione che costringono le persone a spostarsi in cerca di un luogo sicuro.
Israele sostiene che i bombardamenti siano “mirati” a eliminare i gruppi di miliziani di Hamas che si starebbero riorganizzando e sarebbero attivi nell’area. Secondo i medici che operano nel campo, tuttavia, stanno rendendo molto difficile anche la consegna di aiuti e provviste alle persone sfollate o in difficoltà.