Frutta e verdura sono al centro di un caso diplomatico tra Russia e Kazakistan
Le autorità sanitarie russe hanno sospeso le importazioni di certi alimenti kazaki, forse in risposta al tentennamento sull'ingresso nei BRICS
Le autorità sanitarie russe hanno imposto restrizioni temporanee sull’importazione di alcuni prodotti alimentari dal Kazakistan, il grande paese che confina con la parte meridionale della Russia e che con la Russia ha un legame di forte dipendenza economica e commerciale. Ufficialmente il provvedimento è legato a presunte irregolarità riscontrate durante i controlli: come ha notato Politico, sembra anche essere una risposta alla recente decisione del Kazakistan di non aderire ai BRICS, il gruppo di paesi emergenti composto da Brasile, India, Cina, Sudafrica e Russia appunto.
Il Kazakistan si trova nell’Asia centrale e ha poco più di 20 milioni di abitanti. Con una superficie cinque volte quella della Francia, è il nono paese del mondo per estensione e fino al 1991 ha fatto parte dell’Unione Sovietica; da allora al 2019 è stato governato in maniera autoritaria dal presidente Nursultan Nazarbayev, e ancora oggi è considerato uno stato autoritario.
In un comunicato diffuso giovedì dal Rosselkhoznadzor, il servizio nazionale russo per la sorveglianza veterinaria e fitosanitaria, si dice che dal 17 ottobre le importazioni in Russia di pomodori, peperoni, meloni, ma anche grano, lenticchie e semi di lino provenienti dal Kazakistan sono sospese. Nel comunicato si legge che la decisione è stata presa perché gli enti kazaki competenti non avevano attuato le misure necessarie per garantire la sicurezza degli alimenti in Russia, come previsto dagli accordi dell’Unione economica eurasiatica, che regolamenta lo scambio di prodotti tra i paesi aderenti, cioè Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan.
Il Rosselkhoznadzor ha detto che dall’inizio del 2024 a oggi sono stati riscontrati 215 casi di parassiti presenti nei prodotti arrivati in Russia dal Kazakistan, quattro volte quelli individuati nel 2023. Dice anche che verrà consentito il transito di grano, semi di lino e lenticchie provenienti dal paese purché accompagnati dagli opportuni documenti sanitari da fornire ai paesi di destinazione finale.
A settembre la Russia aveva già vietato l’importazione di cereali dal Kazakistan in risposta al divieto del governo kazako di importare grano russo per tutelare il mercato interno: un provvedimento che secondo un portavoce del sindacato di settore kazako, Yevgeny Karabanov, era stato percepito come «poco amichevole» dalla Russia, che a sua volta usa spesso divieti simili durante le dispute con paesi. Proprio mercoledì il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev aveva detto che «al momento e per il futuro immediato» il Kazakistan non avrebbe fatto domanda per l’ingresso nei BRICS, di cui la Russia occupa la presidenza di turno.
I BRICS sono stati istituiti con l’obiettivo di creare un sistema di alleanze politiche, commerciali e militari che faccia un po’ da contrappeso al G7 e al sistema di alleanze statunitense. Nell’agosto del 2023 avevano annunciato per la prima volta l’aggiunta di sei nuovi paesi – Argentina, Egitto, Iran, Etiopia, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – e di recente avevano proposto di aderivi anche al Kazakistan, che grazie alla grande disponibilità di materie prime e risorse naturali è la principale economia dell’Asia centrale.
Il portavoce di Tokayev ha detto che per quanto sostenga l’idea dei BRICS di raggiungere «un sistema globale equo e democratico, libero dall’egemonia di qualsivoglia superpotenza», il presidente kazako ha sempre riconosciuto il ruolo dell’ONU «come organizzazione universale e incontestata» di riferimento per le questioni internazionali. Il prossimo incontro dei BRICS si terrà tra il 22 e il 24 ottobre nella città russa di Kazan: è previsto che partecipi anche Tokayev come ospite.
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