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  • Venerdì 18 ottobre 2024

La travagliata storia legale di un condannato a morte in Texas

Robert Roberson è accusato di aver ucciso la figlia di 2 anni, ma da tempo ci sono dubbi sulla causa della morte; la sua esecuzione, prevista giovedì, è stata rinviata

Robert Roberson (Criminal Justice Reform Caucus via AP)
Robert Roberson (Criminal Justice Reform Caucus via AP)

Giovedì un giudice della Corte Suprema del Texas ha temporaneamente sospeso l’esecuzione di una condanna a morte meno di due ore prima dell’orario previsto. Il caso è stato molto seguito in tutti gli Stati Uniti e riguarda Robert Roberson, un uomo di 57 anni condannato nel 2003 per aver provocato la morte della figlia di 2 anni: secondo la sentenza la bambina sarebbe morta a causa della cosiddetta “sindrome del bambino scosso”, che non indica una malattia ma un insieme di sintomi causati da un violento scuotimento. Roberson e i suoi avvocati hanno sempre negato i maltrattamenti, sostenendo invece che la bambina fosse morta perché era caduta dal letto.

La decisione è stata presa dopo che una commissione bipartisan della Camera statale del Texas, aveva emesso un insolito mandato di comparizione per far testimoniare Roberson in un’udienza fissata successivamente a quando era programmata l’esecuzione. Da tempo si è interessato al caso un gruppo di più di 80 esperti, composto perlopiù da medici e avvocati (e anche dallo scrittore di gialli giudiziari John Grisham), i quali ritengono che allora la conoscenza scientifica sulla “sindrome del bambino scosso” fosse alquanto scarsa, e che la condanna potrebbe essere sostanzialmente rivista sulla base di quanto si sa adesso.

La “sindrome del bambino scosso” è la conseguenza di una grave forma di maltrattamento fisico su bambini molto piccoli, di solito sotto i 2 anni, cioè quando i muscoli cervicali non riescono ancora bene a sostenere la testa: un violento scuotimento può dunque provocare lesioni gravi, come per esempio un trauma cranico, e nel peggiore dei casi portare alla morte. Per decenni ha avuto un certo ruolo nelle condanne penali riguardanti abusi su minori. Nonostante sia ancora riconosciuta ufficialmente dagli ordini dei medici di tutto il mondo, negli ultimi anni si è discusso molto sulla sua affidabilità nei processi penali, soprattutto quando ci sono poche prove dei maltrattamenti.

Nel caso Roberson le prove a suo sfavore furono le lesioni rilevate dall’autopsia, coerenti con la “sindrome del bambino scosso” ma anche con qualsiasi tipo di caduta, e la testimonianza della compagna, la quale dichiarò in tribunale che lui si era più volte mostrato in atteggiamenti violenti verso la figlia.

Gli avvocati di Roberson hanno sempre sostenuto che le lesioni furono invece provocate da una caduta dal letto, e che le conseguenze furono particolarmente gravi anche a causa di alcune medicine che la bambina stava prendendo. Sostengono anche che la sentenza sia stata molto condizionata dal comportamento dell’uomo, che aveva fatto insospettire la polizia e la giuria a causa della mancanza di empatia e di dolore. Dopo la sentenza gli è stato infatti diagnosticato un disturbo dello spettro autistico. Roberson è il primo condannato a morte per un omicidio legato alla “sindrome del bambino scosso”.

Più della metà della Camera dei rappresentanti del Texas, a maggioranza Repubblicana, da tempo sta facendo pressioni affinché il caso sia rivisto, e l’opinione pubblica è diventata molto sensibile alla vicenda. Anche tra le forze dell’ordine che ai tempi lavorarono al caso si è diffusa una certa convinzione della sua innocenza.

A livello legale però non è chiaro cosa succederà ora. La sospensione garantita dalla Corte Suprema del Texas è solo legata a questioni procedurali, e non intacca la sostanza della questione: dunque l’esecuzione, che dovrebbe avvenire con la modalità dell’iniezione letale, è ancora prevista, anche se non è stata fissata la data.

Gli avvocati di Roberson cercavano da tempo di impedire l’esecuzione, tramite svariati appelli alla Corte Suprema degli Stati Uniti e chiedendo al governatore Repubblicano Greg Abbott di intervenire. Ma senza successo: giovedì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha detto che non ci sono gli estremi legali per cancellare né per sospendere l’esecuzione, ma la giudice che si è espressa ha anche affermato che sarebbe nei poteri del governatore concedere almeno una sospensione temporanea. La legge del Texas non prevede invece che, arrivati a questo punto, il governatore possa cambiare una sentenza, e dunque l’annullamento dell’esecuzione. Per ora Abbott non si è espresso.